“Un tempo, un luogo”, la fotografia nei grandi della letteratura
Un’antologia in cui sono raccolte undici storie nate da immagini che, come suggestione o pretesto, hanno ispirato chi le ha scritte.
“Ho preso la foto che mi porgeva. Si vedeva un rettangolino di prato, il vialetto, la rimessa, gli scalini dell’ingresso, il bovindo e la finestra della cucina. Che ci facevo con la foto di questa tragedia? Ho guardato con più attenzione e ho visto la sagoma della mia testa, la mia testa, dietro la finestra della cucina, a pochi passi dal lavello” (Raymond Carver). Contrasto pubblica “Un tempo, un luogo” (pp.192, 22 euro), a cura di Alessandra Mauro, nuovo titolo della collana In Parole: un’antologia in cui sono raccolte undici storie di diversi autori, nate da immagini che, come suggestione o pretesto, hanno ispirato chi le ha scritte.
La particolarità di questi testi e di queste immagini, è che si tratta di fotografie. Italo Calvino, Luigi Capuana, Lewis Carroll, Raymond Carver, Arthur Conan Doyle, Julio Cortázar, Daphne Du Maurier, Antonio Tabucchi, Michel Tournier, Eudora Welty e Virginia Woolf: i loro testi sono presentati in ordine cronologico, cominciando con un fulminante “esercizio di stile” di Lewis Carroll del 1855, fino a un altrettanto straordinario esercizio di Antonio Tabucchi del 2011, in cui una delle immagini più celebri della storia della fotografia, l’autoritratto da annegato di Hippolyte Bayard del 1840, gli ispira una lettera che lo stesso fotografo avrebbe potuto scrivere in quel turbolento anno in cui intorno alla nascita della fotografia e al suo brevetto si decidono le sorti di celebri personaggi e la diffusione del nuovo linguaggio. In questo modo, dal primo all’ultimo testo dell’antologia, si compie una sorta di circolo, cronologico e tematico. Ogni racconto affronta infatti una delle possibili suggestioni che la fotografia può proporre.
Fin dalla sua nascita, ha affascinato molti scrittori. Mentre alcuni si sono cimentati direttamente con la macchina fotografica, la maggior parte ha assorbito il fascino misterioso e ambiguo dell’immagine fotografica inserendola nella scrittura. In questa raccolta di racconti la fotografia assume di volta in volta sfumature e ruoli diversi. Compare nel testo di Luigi Capuana come il simulacro di un amore passato che sfugge al controllo suscitando gelosia; è l’indizio del colpevole nel racconto di Arthur Conan Doyle della prima indagine di Sherlock Holmes. Si fa gioco di parole in una divertente e arguta riflessione di Lewis Carroll; è il ritratto dettagliato di Virginia Woolf della celebre prozia fotografa Julia Margaret Cameron, una delle ritrattiste più famose di tutti i tempi. Diventa protagonista della storia nella figura del piccolo fotografo di paese nel racconto di Daphne Du Maurier e nel fotografo, più celebre, del testo di Julio Cortázar che ha ispirato Blow Up. E ancora, è protagonista di un breve e fulminante apologo, dall’inconfondibile scrittura secca e asciutta, di Raymond Carver. Mentre in Italo Calvino la riflessione è sul senso stesso della fotografia nelle idee del protagonista. Infine, la fotografia è strumento di indagine e di racconto, insieme alla scrittura, per Eudora Welty e soggetto di un gioco letterario: una lettera che Antonio Tabucchi immagina venga scritta da uno degli inventori, Hyppolite Bayard.
Pretesto per una trama narrativa, spunto di riflessione sull’identità, metafora del progresso e del futuro che ci attende: la fotografia è ispirazione e tema per la nostra vita come per la letteratura.