Joe Biden, una vittoria precaria
L’analisi di Eric Posner, docente dell’Università di Chicago e autore di un saggio sulla presidenza Trump
Sarà una sfida molto irta di ostacoli quella che attende il nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden. L’ex vicepresidente di Obama, sopravvissuto ad un’estenuante campagna elettorale e ad un’elezione dall’esito estremamente incerto sarà ora chiamato a respingere le azioni legali da parte della campagna del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. “Anche se molto probabilmente egli entrerà alla Casa Bianca il 20 gennaio 2021, una volta lì si chiederà se il premio tanto a lungo cercato non sia un calice avvelenato”, spiega in un articolo pubblicato da Project Syndicate da Eric Posner, professore di Diritto all’Università di Chicago. Posner ha dedicato alla presidenza Trump il recente saggio “The demagogue’s playbook. The Battle for American Democracy from the Founders to Trump”.
Un Biden Presidente al suo ingresso in carica dovrà affrontare difficoltà economiche enormi, l’escalation stagionale di una pandemia mortale, ed un tremendo assetto internazionale – sottolinea Posner. “Queste sfide metterebbero alla prova anche il leader più abile. Ma Biden sarà ulteriormente ostacolato da un governo diviso, una magistratura ostile, una burocrazia federale indebolita, ed un populismo trumpiano persistente tra la gente.”
In passato, un presidente neoeletto poteva aspettarsi una certa collaborazione da parte del partito avversario nell’approvazione di determinate leggi, ma oggi – secondo Posner – Biden non dovrebbe aspettarsi niente del genere: “Alle elezioni i membri repubblicani del Congresso hanno ampiamente superato le aspettative e non vedranno alcun motivo per compromessi. Se i repubblicani mantengono la maggioranza al Senato, possono e cercheranno di danneggiare l’amministrazione Biden, allo scopo di creare le condizioni per una reazione avversa ai Democratici alle elezioni di medio termine del 2022. I progetti di legge progressisti saranno ‘morti all’arrivo’, e le riforme costituzionali assolutamente necessarie del Collegio Elettorale, delle leggi sul voto, e della presidenza non avranno luogo. Molto probabilmente, gli americani dovranno sopportare sporadici blocchi dell’amministrazione pubblica, nel corso di una fredda guerra civile che manterrà uno status quo di paralisi – nella migliore delle ipotesi.”
Pur con tutti questi problemi la sconfitta di Trump rappresenta pur sempre per un trionfo per la democrazia americana. “Trump – conclude il professore di Chicago – è stato il presidente più divisivo e distruttivo dei tempi moderni. La sua incapacità di vincere un secondo mandato, nonostante i numerosi vantaggi dell’essere in carica, invierà un segnale ai politici ambiziosi sul fatto che populismo e demagogia non sono le chiavi per la vittoria. Il momento dovrebbe essere assaporato se non altro per questo motivo.”
com.unica, 10 novembre 2020