È una piccola grotta che mi affascina stanotte… è una serata fredda, l’aria è gelida, la senti scorrere lungo la schiena come una lama sottile. Eppure son vestito, gli altri che vedo attorno a me sono seminudi, con i piedi fasciati d’erba o stracci. Sono pastori, c’è un forte odore di escrementi di animali intrisi con gli effluvi umidi della notte. Il paesaggio in parte mosso con le sue colline innevate brilla sotto un cielo così denso di stelle che non l’avevo mai visto.

Quella coperta stellare di lapislazzuli intermittenti e senza luna diffonde una luce strana, soffusa, soprannaturale.  I volti che mi scorrono al fianco, sono come tagliati nel marmo scuro con occhi luccicanti. Sì, brillano davvero, come se ognuno di essi rifletta una stella. È una bizzarra sensazione vedere queste ombre muoversi tutte verso un’unica direzione: laggiù, proprio ai piedi della collina, c’è una tenue luce, anch’essa intermittente.

Le ombre procedono oltre, avverto lo strusciare delle pecore sulle mie gambe. Sento aumentare il respiro di questo insieme di gente ed animali, lo percepisco anche per il fruscio dei passi strascicati e un sottile mormorio, come se fosse un’unica e sommessa preghiera.

Quando finalmente posso, m’avvio anche io e sono ombra fra le ombre. Seguo il flusso sul sentiero che diventa sempre più stretto, ogni tanto ci spingiamo, siamo tanti e i gomiti premono sullo stomaco. Non ci penso, andiamo avanti.

Da una piccola altura che raggiunge il sentiero vedo altra gente, arrivano da tutte le parti. Mi sono abituato a quella luce strana e ora vedo meglio. Il mio corteo si mescola con gli altri. Razze diverse, lingue diverse. Ora ascolto: il vociare si fa più sonoro, espressioni di meraviglia o stupore. Per il fatto di essere lì, tutti richiamati da una stella.

Ecco: ora la vedo quella luce fioca ed intermittente, è proprio sotto il picco della collina. Una luce forte che appare e scompare. Mi sento in una estensione del mio essere. Proteso in avanti, e come i miei compagni di viaggio di fronte a quella stella che ci chiama, ci sentiamo completamente nudi, finalmente liberi da ogni pensiero, pienamente disponibili a essere totalmente assorbiti da quella luce. Siamo più anima che corpo.

Così, procediamo più lentamente. Ora il corteo occupa tutto lo spazio libero e istintivamente ci poniamo in semicerchio davanti a una grotta. Quella luce intermittente è una luce ora presente nella grotta. Sembra un fuoco acceso, ma di colore bianco. Si vedono due persone dentro e alcuni animali. Ora restiamo in attesa ed in silenzio. Aspettiamo la stella.

Ma non succede nulla. Il nostro cuore trepida. Poi il silenzio è rotto dal fruscio di un leggero vento, come il battito di grandi ali. Quel battito di ali ha sparso un profumo intenso di agrumi e fiori. Spossati dal cammino o forse perché colpiti da quella sensazione soprannaturale, istintivamente, ci pieghiamo sulle ginocchia.

Come se avessimo uno solo corpo, tutti insieme allarghiamo le braccia e alziamo gli occhi al cielo. E restiamo così, in quella posa, a lungo. La stella è già lontana, ma sembra indicare la grotta. All’improvviso tutto si ferma, si ferma il vento, non si sente più l’acqua scorrere nei rivoli, non si muove foglia, non si percepisce più neanche un respiro.

Quella luce presente nella grotta si è adagiata nella mangiatoia e ha preso lentamente le forme di un bambino immerso nella sua luce. Restiamo immobili come statue di un presepe, attoniti e presi in adorazione di quel bambino che sembra come sceso dalle stelle. Come ricorda una canzone infantile.

Lì due stranieri senza dimora, un uomo e una giovane vergine hanno avuto quel dono celeste. L’evento è così straordinario che ci riempie di gioia infinita e comprendiamo che il dono è per noi tutti. Ora sappiamo che la stella ci voleva indicare qualcosa: il mistero di quella grotta, in una fredda serata d’inverno, senza luna e piena di stelle.

Roberto De Giorgi*, com.unica 19 dicembre 2020


*Roberto De Giorgi è nato a Taranto nel 1953. Da tredici anni sul web nell’informazione online, ora dirige quattronotizie.us. Nella sua vita ha fatto l’attore, il cooperatore, dirigente di partito e di sindacato, ha contribuito alla nascita della Lega Ambiente, impegnandosi nella crescita delle forme associative. Ha insegnato ecologia e ambiente negli enti di formazione e ha fatto il consulente esperto di post-consumo. Sul tema dei rifiuti ha scritto saggi, manuali e indagini sullo stato delle aziende che si occupano di gestione dei rifiuti in Italia e sul lavoro e la ricerca del lavoro racconti degli incontri con migliaia di disoccupati. Nelle attività di scrittore ha pubblicato diversi volumi di saggistica e narrativa, tra i quali si citano il suo romanzo di formazione personale “Taranto ist my life” e il libro che celebra l’archeologia dell’esistenza “L’archeologo di Dio”. Resta molto legato alla sua esperienza sindacale il romanzo scritto 24 anni fa “Cira e le altre, braccianti e caporali”, un libro ormai cult nel campo sociale del lavoro negato, sfruttato e la violenza sulle donne. Recentemente ha pubblicato Torindo e Favetta, un amore nell’Italia bizantina.

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