Vaccino anti Covid, l’Ue acquista altri 100 milioni di dosi Pfizer BioNTech
L’Unione europea ha acquistato 100 milioni di dosi aggiuntive del vaccino Pfizer BioNTech: sale quindi a 300 milioni il totale delle dosi al momento acquistate per la somministrazione nei Paesi dell’Unione europea. L’accordo concluso potrebbe tradursi in più dosi oltre la cifra ufficiale. Ufficialmente, ogni fiala contiene abbastanza della formula per cinque dosi. Ma quando gli operatori sanitari hanno scoperto che potevano prelevare abbastanza per una sesta dose, i regolatori hanno iniziato ad approvarne l’utilizzo, inclusa la Food and Drug Administration degli Stati Uniti.
“È possibile ottenere almeno 6 dosi da ogni flaconcino del vaccino Pfizer-Biontech” si può leggere infatti in una nota l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sul proprio sito offrendo un chiarimento sulla quantità di vaccino presente in ogni fiala del prodotto Comirnaty. “Con l’obiettivo di utilizzare tutto il prodotto disponibile in ciascun flaconcino ed evitare ogni spreco”, avverte l’Aifa e in accordo con quanto stabilito dalla sua Commissione tecnico scientifica, l’agenzia suggerisce che “ferma restando la necessità di garantire la somministrazione del corretto quantitativo di 0.3 ml a ciascun soggetto vaccinato attraverso l’utilizzo di siringhe adeguate, è possibile disporre di almeno 1 dose aggiuntiva rispetto alle 5 dosi dichiarate nel Riassunto delle caratteristiche del prodotto.”
La dose di vaccino che deve essere somministrata a ciascuna persona è di 0,3 ml, precisa l’Aifa. “Questa dose – spiega ancora la nota – deve essere estratta in condizioni asettiche e utilizzando siringhe di precisione adeguate, da un flaconcino di vaccino che contiene 2,25 ml, dopo la diluizione prevista con soluzione di cloruro di sodio allo 0,9%”, prosegue l’Aifa. “Eventuali residui provenienti da flaconcini diversi, anche appartenenti allo stesso numero di lotto, non dovranno essere mescolati”, conclude l’agenzia.
Quanto invece al vaccino di Astra Zeneca, su cui aveva puntato tantol’Italia, arriva invece una frenata dal vicedirettore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco, Noel Wathion, il quale ha affermato che è “improbabile” che l’Ema approvi il vaccino sviluppato da AstraZeneca e dall’Università di Oxford entro gennaio: “Non hanno ancora presentato la domanda”, ha detto, e servono dati aggiuntivi da sottoporre all’Agenzia. Pochi giorni fa, in un’intervista al Sunday Times, l’amministratore delegato di AstraZeneca aveva dichiarato che la pubblicazione del nuovo studio sulla fase 3 dei test sul vaccino sarebbe arrivata a giorni, che l’efficacia era del 95% (in linea con quelli di Moderna e Pfizer-BioNTech) e che l’agenzia britannica per il farmaco — Medicine and Healthcare Regulatory Agency — sarebbe pronta ad autorizzare l’utilizzo del preparato nel giro di pochissimo tempo. Come fa notare oggi il Corriere della Sera, il ministro della Salute Matt Hancock, citato dall’agenzia Reuters, ha detto che AstraZeneca e Oxford hanno già inviato all’autorità britannica tutti i dati necessari. Stando agli organi d’informazione del Regno Unito, le prime dosi potrebbero essere somministrate a partire dal 4 gennaio.
com.unica, 30 dicembre 2020