Muore all’età di 101 anni Lawrence Ferlinghetti, mito della Beat Generation
Poeta illustre, giornalista, artista e fondatore della casa editrice City Lights Booksellers and Publishers, Lawrence Ferlinghetti è morto ieri a San Francisco. Aveva 101 anni ed era uno degli ultimi rappresentanti e simboli della “Beat Generation”. Ne ha dato notizia il figlio Lorenzo, spiegando come il decesso sia avvenuto nell’abitazione del poeta a San Francisco, causato da una malattia polmonare.
Era nato a Yonkers, nello Stato di New York, nel 1919. Suo padre, originario di Brescia, era morto prima che lui nascesse e sua madre era stata ricoverata in un ospedale psichiatrico, lasciandolo nelle mani della zia. Quando aveva sette anni, sua zia, che allora lavorava come governante per una ricca famiglia a Bronxville, scappò, lasciando Ferlinghetti alle cure dei suoi datori di lavoro. Dopo aver frequentato l’Università in North Carolina, divenne giornalista nel 1941, per poi entrare nella marina americana durante la seconda guerra mondiale. Il poeta scoprì di avere origini italiane solo all’età di vent’anni quando richiederà il proprio certificato di nascita per arruolarsi volontario nella Marina degli Stati Uniti, scelta che determinerà poi la sua partecipazione allo Sbarco in Normandia. In quell’occasione Ferlinghetti realizzò che il padre Carlo Leopoldo aveva anglicizzato il proprio cognome in Ferling. Solo nel 1955 il poeta deciderà di prendere ufficialmente il proprio cognome italiano e di firmare con quello tutta la sua opera letteraria e artistica. Da questo momento in poi Ferlinghetti intraprenderà una lunga e tortuosa ricerca per risalire alla città di nascita del padre, riuscendo ad individuare nel 2005 la casa da dove era partito per emigrare giovanissimo negli Stati Uniti.
Iniziò a comporre poesie mentre studiava per il dottorato alla Sorbona di Parigi. Ritornato negli Stati Uniti nel 1951, fu attratto dalla California come luogo in cui ricominciare una nuova vita. “San Francisco aveva un’atmosfera mediterranea”, ha detto al New York Times. “Ho sentito che era un po ‘come Dublino quando Joyce era lì. Potresti camminare per Sackville Street e vedere chiunque sia importante in una sola passeggiata.”
Ferlinghetti ha avuto un ruolo fondamentale nella democratizzazione della letteratura americana dando vita nel 1953 alla prima libreria completamente indipendente e accessibile a tutti del paese, con l’amico Peter Dean Martin. “Eravamo giovani e folli”, ha detto al Guardian nel 2019. “E non avevamo soldi”. Mentre la maggior parte delle librerie negli Stati Uniti chiudeva presto e nei fine settimana all’epoca, City Lights rimase aperta sette giorni su sette e fino a tarda notte, promuovendo una comunità controculturale che attirò artisti del calibro di Jack Kerouac, Paul Bowles, Gary Snyder, Gregory Corso e Allen Ginsberg. Di quest’ultimo pubblicò il celeberrimo “Urlo” (1956).
Ferlinghetti è l’autore – tra molte altre opere – di uno dei libri di poesie più venduti di tutti i tempi, “A Coney Island of the Mind”. In Italia le sue opere sono state pubblicati da Mondadori, Giunti, Newton Compton, Guanda e Minimum Fax. Ha continuato a scrivere e pubblicare romanzi e poesie fino all’età di 100 anni e fino a una ventina di anni fa si è esibito anche in affollati reading nei campus universitari, accolto sempre come una rockstar. Nel 2019 Ferlinghetti aveva festeggiato il suo centesimo compleanno con una festa alla City Lights, a cui parteciparono centinaia di persone.
com.unica, 23 febbraio 2021