25 aprile, sciogliamo le catene e liberiamoci dall’odio
[ACCADDE OGGI]
Walter Fillak col nome di battaglia “Martin” fu vice commissario politico della III Brigata Garibaldi. Catturato e condannato a morte appena venticinquenne, fu impiccato dai tedeschi a Cuorgné (Torino) il 5 febbraio 1945. Prima di morire scrisse queste lettere. Al padre: “Mio caro papà, per disgraziate circostanze sono caduto prigioniero dei tedeschi. Quasi sicuramente sarò fucilato. Sono tranquillo e sereno perché pienamente consapevole d’aver fatto tutto il mio dovere d’italiano e di comunista. Ho amato sopra tutto i miei ideali, pienamente cosciente che avrei dovuto tutto dare, anche la vita; e questa mia decisa volontà fa sì che io affronti la morte con la calma dei forti. Non so altro che dire. Il mio ultimo abbraccio, Walter. Il mio ultimo saluto a tutti quelli che mi vollero bene.” Alla madre: “Mia cara mamma, è la mia ultima lettera. Molto presto sarò fucilato. Ho combattuto per la liberazione del mio Paese e per affermare il diritto dei comunisti alla riconoscenza ed al rispetto di tutti gli Italiani. Muoio tranquillo perché non temo la morte. Il mio abbraccio a te e Liliana, saluta la mia fidanzata Ines. Addio Walter”. Alla fidanzata: “Mia carissima Ines, sono caduto prigioniero e sarò fucilato. Non mi pento di quanto ho fatto per la Causa: e non cambierei la mia vita anche se mi fosse possibile tornare indietro. Spero che la brevità della nostra conoscenza diminuirà il tuo dolore e ti auguro di aver presto, molto presto dalla vita quella felicità che avrei voluto darti io. Il mio ultimo bacio. Walter”.
Franco Aschieri, diciassettenne romano, nel settembre 1943 lasciò gli studi per arruolarsi nella X MAS della Repubblica Sociale Italiana. Paracadutista, venne assegnato ai Servizi Speciali operanti al di là delle linee nemiche. Fu fatto prigioniero e fucilato dagli americani insieme ai suoi 12 commilitoni il 30 aprile 1944 a S. Maria Capua Vetere. Prima di morire affidò a Don Giuseppe Ferrieri parroco di San Pietro di Santa Maria Capua Vetere che ebbe ad assisterli questa lettera per la mamma: “Cara mamma, con l’animo pienamente sereno mi preparo a lasciare questa vita che per me è stata così breve e nello stesso tempo così piena e densa di esperienze e sensazioni. In questi ultimi momenti l’unico dolore per me è costituito dal pensiero di coloro che lascio e delle cose che non ho potuto portare a compimento. Ti prego, mamma, fai che il mio distacco da questa vita non sia accompagnato da lacrime, ma sia allietato dalla gioia serena di quegli animi eletti che sono consapevoli del significato di questo trapasso. Ieri, dopo che mi è stata comunicata la notizia, mi sono disteso sul letto ed ho provato una sensazione che avevo già conosciuta da bambino: ho sentito cioè che il mio spirito si riempiva di forza e si estendeva fino a divenire immenso, come se volesse liberarsi dai vincoli della carne per riconquistare la libertà. Non ho alcun risentimento contro coloro che stanno per uccidermi perché so che non sono che degli strumenti scelti da Dio, che ha giudicato sufficiente il ciclo spirituale da me trascorso in questa vita presente. Sappi mamma che non resti sola, perché io resterò vicino a te per sostenerti ed aiutarti finché non verrai a raggiungermi; perché sono certo che i nostri spiriti continueranno insieme il loro cammino di redenzione, dato che il legame che ci univa su questa terra, più di quello che esiste tra madre e figlio, è stato quello che unisce due spiriti affini e giunti allo stesso grado di evoluzione. Sono certo che accoglierai la notizia con coraggio e voglio che tu sappia che in momenti difficili io ti aiuterò come tu hai aiutato me durante questa vita. In questo momento sono lì da te e ti bacio per l’ultima volta, e con te papà e tutti gli altri cari che lascio. Cara mamma termino la lettera perché il tempo dei condannati a morte è contato fino al secondo. Sono contento della morte che mi è destinata perché è una delle più belle, essendo legata ad un sacro ideale. Io cado ucciso in questa immensa battaglia per la salvezza dello spirito e della civiltà, ma so che altri continueranno la lotta per la vittoria che la Giustizia non può che assegnare a noi. Viva il Fascismo. Viva l’Europa. Franco”.
Il 25 Aprile non dobbiamo dimenticare! Gli uomini veramente liberi hanno un solo modo per rispettare il sacrificio di Walter Fillak, di Franco Aschieri e dei tanti, dei troppi che persero la vita a causa delle proprie idee nell’immane tragedia della guerra e nella sciagurata lotta armata tra fratelli: scioglierci dalle catene dell’odio per la vera liberazione dell’Italia.
(Franco Seccia/com.unica, 25 aprile 2021)