Una narrazione che riavvolge il tempo nel nuovo libro di Goffredo Palmerini
L’AQUILA – E siamo a dieci! Dieci libri, dieci valigie metaforiche piene di viaggi, personaggi, località, cronache, descrizioni, ricordi. Pagine e pagine vergate in giro per il mondo, in terre lontane e vicine, in luoghi tecnologicamente avanzati o in piccoli borghi che sfuggono dalla memoria, sempre pronto ad osservare, sempre pronto a narrare, sempre pronto ad offrire. Questo ci dona Goffredo Palmerini dal lontano 2007 ed il suo ultimo Mosaico di voci. Storie di rinascita e di speranza, Edizioni One Group, L’Aquila 2021, ben interpreta queste parole. Mosaico di voci, storie di persone che intrecciano la loro vita individuale con la vita collettiva, “un mondo policentrico dove ognuno esprime la propria ricchezza in un continuo interscambio di valori e di storie”, come la significativa Presentazione di Francesca La Marca viene ad annotare.
Mosaico di voci che la bella copertina annuncia nella sua immagine corale: il sorriso di Papa Francesco, la sobrietà del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i volti sereni di uomini e donne, tutti sembrano preludere a quelle “storie di rinascita e di speranza” che il sottotitolo specifica. “Questo libro, nel suo piccolo, non vuole tradire la Speranza, anzi l’abbraccia e la proclama nei piccoli e grandi fatti che racconta, nei gesti e negli impegni della quotidianità”, così l’autore scrive sottolineando questo nostro tempo, il tempo del Covid e proprio nel segno del domani la dedica ai tre nipotini: Ilaria, Francesco e Chiara.
Piccoli e grandi fatti nei quali “la narrazione si personalizza, si fa dinamica, animata; […] narratore partecipe e testimone dell’emozione che il luogo e l’evento suscitano in lui, spettatore o testimone di un preciso momento, quello che vuole far vivere visivamente ed emotivamente al suo lettore”, precisa Liliana Biondi nella bella Prefazione. Non è semplice addentrarsi nei 65 testi che costituiscono la narrazione del libro, ognuno contiene spunti di riflessione di cui sarebbe significativo parlarne, ma ciò è impossibile. Allora sembra più utile cercare alcune aree tematiche ed esaminarle nell’avvertenza che esse hanno corpo e vigore solo nell’unità del testo.
Giornalismo, Narrativa, Poesia
“Il giornalista è lo storico dell’istante” ebbe a scrivere Albert Camus in uno dei suoi celebri aforismi dedicati alla passione della scrittura e il resoconto di fatti ed eventi in Mosaico di voci rispetta in pieno questa regola. Palmerini entra con la penna e riporta ciò che gli occhi, la mente e il cuore percepiscono, si ferma sui particolari, coglie sensazioni ed emozioni, riferisce l’istante, lo trasmette agli altri per la conoscenza e la memoria. Ma poi l’istante del nostro autore supera l’aforisma dello scrittore francese e diviene occasione narrativa: Palmerini si guarda intorno, ripercorre il tempo della conoscenza e della memoria, fotografa avvenimenti passati e personaggi da non dimenticare, cuce tesserine e frammenti per riconsegnare al lettore un testo che riavvolge il gomitolo del tempo, testimonia l’oggi, narra di ieri e si spinge nel domani. Storia, geografia, architettura, economia, religione, paesaggi, delineano percorsi unitari di cultura.
Ogni capitolo del libro è narrato. Raramente l’autore restringe l’obiettivo al solo dato di cronaca, il lettore deve essere compartecipe di ciò che legge, “visivamente ed emotivamente presente” come ha scritto la Biondi nella sua Prefazione. Ciò si coglie soprattutto nelle immersioni nei luoghi visitati, dove la parola accompagna l’immagine visiva, la rende concreta, la narra quasi poeticamente. Allora i paesaggi, i ricordi, acquistano una concretezza filmica, rivelano l’attenzione e la passione dell’autore per ciò che vede e porta al lettore. “È una bella giornata tiepida e serena, in questa primavera confusa, quando dall’altopiano di Navelli scendiamo verso Bussi e poi Pescara. Il verde smeraldo dei campi sul pianoro e dei boschi che risalgono sui rilievi che disegnano l’acrocoro sono uno spettacolo; e ancor più lo sarà quando il rosso dei papaveri colorerà le coltivazioni di grano aggiungendosi al giallo del tarasacco ora già intenso. Sembra proprio la tela d’un impressionista” (A Montesilvano il Premio “Alexander” dell’Universum Academy, 26 maggio 2019).
Nomi, aggettivi, verbi, parole dunque che si combinano, si accompagnano, si distendono secondo precisi significanti tesi a donare il significato della narrazione. Oppure nei ricordi personali: “La mattina alle 7 e mezza arrivava da Sulmona il treno 7520, quattro carrozze viaggiatori e un bagagliaio, ancora trainato da una sbuffante magnifica locomotiva a vapore 940 che nel percorso inghirlandava la stupenda Valle Subequana con la sua bianca scia di fumo. Possente la locomotiva, elegante nel suo colore nero e frontale rosso. Una meraviglia” (Roberto Rosati, un aquilano versatile in Guatemala, 27 ottobre 2020). Un richiamo nascosto ai quadri di Monet che nei treni avanzanti, dal nero non assoluto, incamerano i colori del paesaggio.
Infine la poesia nel volume. Non è necessaria alcuna ricerca tra le pagine, c’è una dichiarazione esplicita di Palmerini, autore non poeta, che in un intervento per la presentazione di una silloge di Regina Resta dichiara: “Non esiste mezzo più portentoso dei versi per aprirci le porte dell’anima, perché la Poesia è distillato della voce dell’anima per antonomasia. Rompe barriere, la Poesia, frantuma confini, si libra eterea conquistando orizzonti inusitati, confida le aspirazioni più autentiche, le gioie più profonde, le ansie, i dolori, le passioni e i desideri più reconditi, ma che hanno valore universale. Ci affranca dai rumori del mondo, ci restituisce la dimensione umana, nella sua nudità e nella sua purezza” (Missione Belgrado, nuovi orizzonti di cooperazione culturale, 18 settembre 2019). Sono le stesse finalità che l’autore, in prosa, consegna ai suoi libri: Palmerini frantuma i confini, indica quei valori universali che affratellano gli uomini, suggerisce negli esempi, nei fatti, i sentieri della rinascita e della speranza.
Emigrazione
Non si può parlare di Palmerini se non si affronta il fenomeno migratorio. È uno dei massimi esperti in Italia e chi lo conosce, sa bene che dedica gran parte della sua vita allo studio, alla costruzione di legami, ai viaggi di relazioni e di rappresentanza presso le comunità italiane all’estero. Non si contano i reportage delle sue missioni, le persone incontrate, i riconoscimenti avuti dentro e fuori confine, sempre pronto a portare il nome di un’Italia accogliente e riconoscente verso coloro che in epoche lontane hanno intrapreso le vie migratorie e si sono stabiliti, spesso con successo, in terre lontane, mantenendo anche con le loro discendenze relazioni durature nel tempo. In Mosaico di voci mancano i viaggi all’estero, con eccezione della missione a Belgrado, a causa della pandemia e delle restrizioni imposte, ma molte le voci testimoniali presenti. Per ognuno la sua storia, per ognuno le scelte di vita, per ognuno la missione intrapresa.
Poi lo studio e le riflessioni sul tema dell’immigrazione. Credo che la migliore testimonianza dell’opera di Palmerini si estrapola dal bel libro L’accoglienza delle persone migranti. Modelli di incontro e di socializzazione a cura di Tiziana Grassi, edito da One Group edizioni, a cui Palmerini ha collaborato. Il libro, con la Prefazione di David Sassoli, riporta i contributi di 128 studiosi sul fenomeno migratorio e a questo il Nostro dedica tre capitoli del suo volume. Così scrive la Grassi:
“[…]. Scegliendo da che parte stare, abbiamo voluto raccontare quell’Italia invisibile e reale, viva e solidale, di donne e uomini che non hanno mai smesso di essere da parte delle persone e dei diritti umani, di pensare universalmente, di compartecipare, di accogliere … quell’Italia che abbraccia la crescente complessità dei processi migratori contemporanei costruendo ponti, legami e relazioni significanti in un quotidiano spesso destinato a non fare notizia. […].” E Palmerini abbraccia questo quotidiano con la speranza e la fiducia per un nuovo Umanesimo (si veda il capitolo L’Aquila nel libro di Tiziana Grassi sui migranti. Intervista a don Dante Di Nardo, 20 dicembre 2019).
Ricordi
È difficile testimoniare su chi non c’è più senza essere banale. “La memoria è un presente che non finisce mai di passare” ebbe a scrivere lo scrittore messicano Octavio Paz per il quale la finalità del ricordo è quella di lasciare tracce indelebili che non si perdano nello scorrere del tempo. La biografia, i valori etici e morali, le testimonianze, la personale amicizia, le opere, tutto confluisce per lasciare chi è vissuto, chi si è stimato in un continuo presente. E questo ha fatto Goffredo Palmerini nel portare all’attenzione del lettore gli amici scomparsi. Molti i ricordi, per ognuno narrazioni di stima ed affetto. Alcuni legati da antica amicizia fraterna, altri da conoscenza radicata nel bene comune, tutti sempre vicini anche i più lontani oltre confine: al libro il valore della memoria come l’autore ha voluto.
Non tutto si è detto, molto, anzi moltissimo è rimasto fuori nell’impossibilità di scrivere su ogni argomento esaminato. Palmerini consegna il volume ai lettori, a loro navigare tra terre e mari, tra città e borghi, tra cultura e ricordi, tra cronaca e storia. Forse ne usciranno con tessere conoscitive mai possedute o perse nel tempo della loro memoria.
Gianfranco Giustizieri, com.unica 10 dicembre 2021