L’epilogo dopo un’ennesima notte all’insegna dell’incertezza e dell’incapacità dei partiti di trovare una soluzione alternativa condivisa. L’intervento decisivo di Draghi

“Ringrazio i Presidenti della Camera e del Senato per la loro comunicazione. Desidero ringraziare i parlamentari e i delegati delle Regioni per la fiducia espressa nei miei confronti. I giorni difficili trascorsi per l’elezione alla Presidenza della Repubblica nel corso della grave emergenza che stiamo tuttora attraversando – sul versante sanitario, su quello economico, su quello sociale – richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento. Queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati – e, naturalmente, devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti – con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini”. È quanto ha dichiarato il Presidente Mattarella al termine dell’incontro con i Presidenti del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e della Camera, Roberto Fico, che gli hanno comunicato l’esito della votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica. 

L’esito finale è arrivata all’ottavo scrutinio e per  la seconda volta nella storia, dopo Giorgio Napolitano, si tratta di una rielezione, accolta con un lunghissimo applauso e un’ovazione. La convergenza sul nome di Mattarella è arrivata nella mattina di ieri, quando i leader di partito dopo che il Presidente del Consiglio, Mario Draghi e le forze politiche che sostengono il governo, hanno reso nota la volontà della larga maggioranza attuale in parlamento. I grandi elettori di Pd, Forza Italia, Lega, Italia Viva e Movimento 5 Stelle, hanno deciso così di far convergere i loro voti sul nome dell’attuale Presidente della Repubblica, che ha ottenuto 759 voti su un totale di 983 presenti e votanti. Ha ottenuto il sostegno della quasi totalità dell’arco parlamentare incrementando di 94 voti il risultato della prima elezione (665 nel 2015) e diventando il secondo presidente più eletto, dopo Sandro Pertini (832), nella storia della Repubblica. 

“Una splendida notizia per gli italiani. Sono grato al Presidente per la sua scelta di assecondare la fortissima volontà del Parlamento”, ha fatto sapere il presidente del Consiglio Mario Draghi. Il via libera arriva è arrivato dopo un’ennesima notte di travaglio in cui i partiti della maggioranza non riuscivano a trovare il bandolo della matassa. E quando la partita sembrava quasi chiusa per Pier Ferdinando Casini, l’ennesimo stop di Matteo Salvini aveva rimesso tutto in altro mare. È a quel punto, di fronte al rischio di una nuova paralisi dagli esiti incerti, i leader del partito hanno deciso di sondare la disponibilità del Capo dello Stato. A farsi carico della mediazione con Mattarella è stato lo stesso Mario Draghi, convinto che la rielezione fosse l’unica soluzione per la “stabilità del Paese”.

Come accadde con l’elezione di Napolitano, anche stavolta si è parlato apertamente di “sconfitta” per i partiti politici, per la loro incapacità di trovare un nome comune in grado di rappresentarli. Molti hanno interpretato in questi termini l’epilogo finale, con la richiesta a Mattarella di rimanere al Colle nonostante lo stesso Capo dello Stato avesse manifestato più o meno apertamente nei mesi scorsi la speranza che la classe politica potesse trovare soluzioni alternative al suo secondo mandato. 

Il percorso accidentato che ha portato alla rielezione di Mattarella ha fatto emergere le contraddizioni all’interno delle forze politiche, a cominciare dal centro destra e dal Movimento 5 stelle. Matteo Salvini in particolare è sul banco degli imputati per la gestione della trattativa sul Colle. Non solo, in Forza Italia è un tutti contro tutti, mentre Giorgia Meloni considera archiviata la coalizione così com’era fino ad ora: “Bisogna rifondare il centrodestra daccapo per rispetto delle persone che vogliono cambiare, bisogna ripartire da capo e Fdi si assume questa responsabilità”. Maretta anche in casa Cinque Stelle dove la contrapposizioni tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio è ormai evidente. L’ex premier fa sapere che “ci saranno occasioni per i necessari chiarimenti” e poi annuncia di aver chiesto un incontro a Draghi per siglare “un patto per il Paese”.

com.unica, 30 gennaio 2022

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