Inaugurata la Galleria d’Arte Moderna Eva Fischer a Daruvar
Con la prima mostra “su” Eva e non “di” Eva
Si è inaugurata presso la città croata di Daruvar, la Galerija Eva Fischer, museo nazionale per l’arte moderna e contemporanea. La città termale ha voluto omaggiare la pittrice Eva Fischer, nata lì nel 1920 e figlia del rabbino capo ungherese Leopold e di Kornelia Grossmann. Leopold era un grandissimo letterato che parlava più di 11 lingue, traduceva dall’aramaico in ebraico ed aveva scambi epistolari fra i quali con Franz Kafka. Vi si era trasferito perché alcune comunità ebraiche lungo le nuove frontiere erano sprovviste di rabbini. Bisogna pensare ad un territorio austroungarico che stava modificandosi con la Grande Guerra dal 1914 al 1918 e la successiva creazione di nuove realtà europee, come il Regno di Ungheria ed il Regno di Jugoslavia. Nel 1915 era nato sempre a Daruvar il fratello maggiore di Eva, Erich. La generazione “jugoslava” dei Fischer vedrà poi Roberto, nato nel 1930 a Vrsac, oggi Serbia.
Grazie alla vice sindaco di Daruvar, Vanda Cegledi ed al direttore dei musei Goran Jakovljevic ed i contatti www.evafischer.foundationintrapresi tramite il portale www.evafischer.com e successivamente con la Fondazione Eva Fischer (), è iniziato il cammino che ha visto lo scorso 28 gennaio la “consacrazione” del nome dell’artista alla Galleria situata nel polo museale nel Castello del conte Janković.
L’inaugurazione era anche in diretta zoom ed ha avuto fra le persone collegate anche il fratello di Eva, Roberto assieme alla consorte Ziva Modiano, il figlio di Eva Alan Davìd Baumann con la compagna, la pianista Miriam Di Pasquale, ed altri rappresentanti della famiglia. Ha presentato la serata la signora Idija Premec, con la presenza di molte autorità fra le quali la vice presidente regionale per le minoranze nazionali, Tanja Novotni Golubić. E’intervenuta una folta stampa e la televisione nazionale, con la nota giornalista Marijana Kranjec.
La mostra inaugurale ha la curatela di Marija Ivandekic ed è costituita da un susseguirsi di fotografie personali di Eva Fischer e della sua famiglia: si è praticamente seguito il decorrere del tempo negli ultimi 100 e più anni. Oltre alle immagini, vari oggetti simboleggianti l’artista, compresa una bicicletta identica a quelle ritratte centinaia di volte da Eva. Costituivano infatti una delle tematiche più note della pittrice: biciclette stanche, innamorate, abbandonate, mai con una ruota rotonda per la fatica del tempo trascorso a portare a destinazione qualcuno. Andare e tornare e continuare a girare, come la vita di Eva: dalla fuga dalla Jugoslavia dopo la deportazione del padre da Belgrado, alla detenzione nell’isola di Curzola sotto gli italiani, all’arrivo in Italia e la lotta partigiana, girando per Bologna in bicicletta. Poi Roma a guerra finita, via Margutta, gli incontri con i grandi dell’epoca, da Picasso a Chagall, da Dalì a De Chirico. Il voler continuare i discorsi intrapresi con loro e brevi ma intensi trasferimenti a Madrid, Parigi, Londra. La vita di una donna europea nella cultura – spesso maschilista – di un secolo. Si tratta della prima mostra “su” Eva e non “di Eva” o “delle opere pittoriche di Eva”.
I familiari stanno organizzandosi per recarsi a Daruvar quando, il 2 giugno 2022 con una grande retrospettiva di Eva organizzata assieme all’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria ed il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia, verrà festeggiata la Repubblica Italiana e l’Europa intera.
com.unica 3 febbraio 2022