Il ricordo dell’eccidio delle Fosse Ardeatine
Giovedì 24 marzo, in occasione dell’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo del 1944, lo storico Pino Pelloni, in compagnia di Luciana Ascarelli, Vice presidente della Fondazione Levi Pelloni, ricorderà le pagine più significative della Resistenza a Roma in un incontro pubblico, presieduto dall’avvocato Pietro Tidei, sindaco di Santa Marinella, presso l’Aula Consiliare della cittadina laziale.
Luciana Ascarelli rievocherà la storia di Michele Di Veroli, un ragazzino di quattordici anni, di religione ebraica, la vittima più giovane dell’eccidio nazista messo in atto dai criminali di guerra, il tenente colonnello delle SS Herbert Kappler e il Capitano delle SS Erich Priebke.
La storia è ai più nota. Il 23 Marzo 1944, giorno del 25° anniversario della fondazione del Partito Fascista di Mussolini, 17 partigiani dei Gruppi d’Azione Patriottica (GAP) guidati da Rosario Bentivegna fecero esplodere un ordigno in Via Rasella, a Roma, proprio mentre passava una colonna di militari tedeschi.
I partigiani, che erano legati al movimento clandestino comunista italiano, riuscirono poi ad evitare la cattura disperdendosi tra la folla che si era radunata sul luogo dell’attentato. L’unità militare che era stata presa di mira, un battaglione appartenente all’Undicesima Compagnia, il Reggimento di Polizia Bozen, era composto per la maggior parte da militari di lingua tedesca provenienti dalla zona del Sud Tirolo, precedentemente appartenuta all’Austria, poi annessa all’Italia con il trattato di St. Germain nel 1919 e infine passata sotto il controllo della Germania quando i Tedeschi avevano occupato l’Italia, nel 1943.
Nell’attentato ventotto soldati morirono immediatamente; altri 5 nei giorni seguenti. Il bilancio finale fu poi di 42 militari uccisi e di alcuni feriti tra i civili presenti al momento dell’attentato.
La stessa sera del 23 marzo, il Comandante della Polizia e dei Servizi di Sicurezza tedeschi a Roma, proposero che l’azione di rappresaglia consistesse nella fucilazione di dieci italiani per ogni poliziotto ucciso nell’azione partigiana, e suggerirono inoltre che le vittime venissero selezionate tra i condannati a morte detenuti nelle prigioni gestite dai Servizi di Sicurezza e dai Servizi Segreti.
Il giorno seguente, 24 marzo 1944, vennero radunati 335 civili italiani, tutti uomini, nei pressi di una serie di grotte artificiali alla periferia di Roma, sulla via Ardeatina. L’ordine era di selezionare le vittime tra i prigionieri che erano già stati condannati a morte, ma il numero di prigionieri in quella categoria non arrivava ai 330 necessari alla rappresaglia.
Vennero allora selezionati altri detenuti, molti dei quali arrestati per motivi politici, insieme ad altri che o avevano preso parte ad azioni della Resistenza, o erano semplicemente sospettati di averlo fatto. I Tedeschi aggiunsero al gruppo già selezionato per il massacro anche 75 prigionieri ebrei, molti dei quali erano detenuti nel carcere romano di Regina Coeli. Per raggiungere la quota necessaria, essi rastrellarono anche alcuni civili che passavano per caso nelle vie di Roma. Il più anziano tra gli uomini uccisi aveva poco più di settant’anni, il più giovane quattordici.
Oggi il luogo dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, alla periferia di Roma, è un sacrario nazionale.
All’incontro di Santa Marinella prenderanno parte il soprano Viviana Cuozzo del Coro Polifonico Interforze della Famiglia Militare Salvo D’Acquisto, gli allievi della V classe del Liceo scientifico Galilei di Santa Marinella, Francesco Raponi della Fondazione Raponi, lo storico Livio Spinelli, Alessandro della Posta, responsabile dei Corpi Sanitari Internazionale Croce Rossa Garibaldina.
Una corona di fiori verrà deposta in via Michele Di Veroli in ricordo del ragazzino ebreo trucidato con il padre alle Ardeatine.
(com.unica, 17 marzo 2022)