Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato
Un progetto innovativo di Marco Goldin dedicato al grande artista olandese
Goldin e Van Gogh, un sodalizio lungo ormai venticinque anni, che si rinnova e giunge a un suo culmine con un innovativo progetto che per una volta non prevede mostre ma una tournée nei teatri di tutta Italia, un libro, l’attivazione di un canale podcast e un film documentario. Tutto intorno a un momento preciso della vita dell’artista olandese, “Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato”.
Sono state più di due milioni le persone che hanno visitato le sei grandi mostre sul pittore olandese – ultima quella di Padova dello scorso anno in piena pandemia – predisposte dallo studioso e curatore trevigiano negli ultimi vent’anni.
Il progetto Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato non prevede però esposizioni ma un romanzo nella particolare forma di diario e uno spettacolo teatrale, di cui Goldin cura anche la regia. Inoltre, cinque puntate che inaugureranno il suo canale podcast e un nuovo film documentario sulla storia di Van Gogh e sui luoghi in cui ha vissuto e lavorato, dall’Olanda alla Francia.
La rappresentazione teatrale avrà la sua data zero nella seconda metà di ottobre. Sarà liberamente ispirata al romanzo dello stesso Goldin, Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato, pubblicato da Solferino, nelle librerie dal 15 settembre, in cui sono raccontate le ultime settimane di vita del grande pittore. Nel libro che sta alla base di tutto il progetto, Goldin immagina che Van Gogh abbia tenuto un diario proprio in quei giorni e per questo lo fa parlare con la sua voce, sempre appoggiandosi ai fatti realmente accaduti e alle lettere, cercando dunque la dimensione del verosimile.
Goldin sarà sul palcoscenico per raccontare, con la sua consueta affabulazione appassionata e coinvolgente, le ultime settimane della vita di Vincent van Gogh. Dunque, dal momento in cui il pittore lascia la casa di cura per malattie mentali di Saint-Rémy in Provenza, per sostare a Parigi, nel quartiere di Pigalle, dove si fermerà dal fratello Theo e dalla cognata Jo per soli tre giorni, e raggiungere infine Auvers-sur-Oise, dove la sua vita si chiuderà nella notte tra il 28 e il 29 luglio del 1890.
Uno dei centri dello spettacolo sarà la camera nella locanda di Auvers, gestita da Auguste Ravoux: questi – nella finzione letteraria e scenica – ha ritrovato proprio lì il diario sgualcito del pittore. Ricostruzione della camera stessa non fisica, se non per un tavolino, una sedia e una lampada, e invece molto di più legata a proiezioni affascinanti che renderanno l’atmosfera sul palcoscenico vibrante e colma di luci. Le due pareti che rappresenteranno i lati chiusi della stanza saranno altrettanti schermi, alti tre metri, sui quali verranno continuamente proiettate le immagini animate utili al racconto. Del resto, tutta la scenografia punterà moltissimo su un effetto di stupefazione davanti ai quadri, i loro particolari e poi sia fotografie d’epoca sia fotografie scattate oggi tra Arles, Saint-Rémy e Auvers.
Oltre a tutta una parte filmica appositamente girata nei luoghi di Van Gogh in Provenza e soprattutto nei campi di grano e nelle strade di Auvers-sur-Oise, fino alla celeberrima chiesa dal pittore olandese dipinta e la sua tomba accanto a quella del fratello Theo. Non mancheranno gli ambienti dell’Auberge Ravoux, dove egli ha vissuto nelle settimane finali. Un aspetto, questo filmico ma non solo, che verrà continuamente rilanciato attraverso il grande schermo di sette metri, panoramico e infine arcuato, con proiezioni al laser in altissima definizione, che avvolgerà sulla scena Marco Goldin mentre racconta, arricchendo così enormemente la narrazione della vita del pittore.
A creare ancor di più questa atmosfera spirituale, eppure densa della carne e dei sogni della vita di Van Gogh, contribuiranno, eccezionalmente concesse per questa occasione, le musiche di Franco Battiato. Saranno tratte per metà dal suo Gilgamesh, uscito giusto trent’anni fa, poi dal Telesio e da quell’album così particolare e nuovo che fu il Joe Patti’s experimental group. Verranno inclusi anche due brani che per diversi motivi restano mitici all’interno della discografia di Battiato. Il primo, Luna indiana, porterà sulla scena anche il ricordo appena accennato della voce del compositore siciliano, mentre il secondo è il suo testamento musicale, Torneremo ancora.
Tutte insieme, e nell’uso che ne verrà fatto, queste musiche costituiranno una parte fondante, un legame ancor più poetico per l’intero spettacolo. Battiato amava Van Gogh e ne riconosceva la forza di carne e spirito insieme. Musiche che dalla scena iniziale, quando l’apertura del sipario svelerà il primo luogo dell’azione teatrale, condurranno a quella conclusiva. Esse non saranno quasi mai utilizzate quale tappeto sonoro rispetto alla narrazione, ma vivranno in una loro assolutezza specialmente nel rapporto con tutte le immagini. Diversi saranno infatti nello spettacolo i momenti in cui il dialogo tra musica e colore vivrà unicamente al centro della scena, attraverso creazioni video di forte fascino artistico ed emozionale, strettamente connesse alle musiche di Battiato.
Dichiara Marco Goldin: “Si tratta di un progetto a cui mi sto dedicando dal 2017 e che porta a compimento tanti anni di studio che ho fatto sul pittore di Zundert. Ho sempre avuto l’idea di lavorare sulle ultime, affascinanti settimane della sua vita, però non con una mostra ma entro un ambito più ampio che potesse coniugare immagini, sempre animate, e poi parole e musica. Il fatto di poter contare sulle straordinarie musiche di Franco Battiato arricchisce il tutto di un elemento che sa unire l’intensità dello spirito con la necessità del colore e della parola. In questo modo il diario ritrovato diventa la rappresentazione di un uomo che ha sconvolto la trama della pittura.”
com.unica, 10 maggio 2022