Elham Hamedi, una voce di libertà in Iran, nell’arte e nella poesia
Annotazioni sulla poetica e sulla pittura dell’artista di Shiraz, ambasciatrice di pace nel mondo
L’AQUILA – Le notizie di quanto sta accadendo in Iran accompagnano la lettura della silloge “Un colpo alla testa, era uno zaqboor” di Elham Hamedi, un volume di 40 liriche, pubblicato in questo mese di novembre da Terra d’ulivi Edizioni. Le poesie, in lingua inglese, sono state tradotte in italiano da Fernanda Ferraresso e nel testo pubblicate in entrambe le lingue. Queste modeste annotazioni non hanno la pretesa d’essere una riflessione critica sulla poetica di Elham Hamedi, che sfuggirebbe dalle mie competenze. L’autrice ha una rara sensibilità e una feconda espressione lirica, che ti prende l’anima. Profonda è l’emozione mentre mi immergo in queste liriche.
Questa è una guerra/ tra il sangue nero della mia penna/ e il bianco sospetto di questa carta/ Questa è una guerra/ attraverso le mie lacrime rosse/ che erutta/ dai muri feriti/ attraverso il mio rossetto/ che è rotolato/ nel suolo la voce silenziosa di una donna/ nel rossetto rosso./ Questa è una guerra/ attraverso la pelle spaccata di una donna/ chi si alza impotente./ La sua faccia schiaffeggiata abbandonata a terra/ è un’ombra frammentata che se ne va. (Ombra in frammenti)
Non esiste mezzo più portentoso dei versi, per aprirci le porte dell’anima, perché la Poesia è distillato della voce dell’anima per antonomasia. Rompe barriere, la Poesia, frantuma confini, si libra eterea conquistando orizzonti inusitati, confida le aspirazioni più autentiche, le gioie più profonde, le ansie, i dolori, le passioni e i desideri più reconditi, ma che hanno valore universale. Ci affranca dai rumori del mondo, ci restituisce la dimensione umana, nella sua nudità e nella sua purezza. Se non esistesse la Poesia, ci mancherebbe quella voce dell’anima che muove le corde della sensibilità umana, rivelandoci l’essenza stessa del tratto di strada che ad ognuno spetta nella storia dell’umanità. La poetica di Elham Hamedi arriva diritta al cuore, è un urlo lancinante di dolore, di inquietudine, di sofferenza interiore. E’ un grido di libertà alto e potente. In questo volumetto ancora fresco di stampa Elham Hamedi ci sono versi intensi e sanguinanti, c’è tutto il dolore dell’anima, c’è l’intima rivolta contro la violenza, contro la brutalità e la sopraffazione.
Mi ribellerò/ romperò/ tutte le leggi della convivenza con la natura inanimata/ mi ribellerò/ con le stesse imperfette braccia e gambe/ con le stesse implicazioni invertite dell’essere non essere/ nausea di essere/ e masticando costantemente la non esistenza/ mi ribellerò/ catturerò l’anima umana/ da questa palude permanente. (Nausea di essere)
È una rivolta morale di una donna che sfocia in una poetica senza eufemismi, netta, trasparente, icastica. Vi traspare un dolore che accomuna tutta quella parte di umanità che ripudia l’oppressione e la cecità umana, oscurata dai pregiudizi e dalla mostruosità del pensiero.
È vietato il sole sulla nostra pelle/ e le ombre delle galassie passano facilmente dalla mia bocca scura./ Senza sorpresa o shock può congelare il nostro corpo./ Senza che la cella segreta turbi la mia mente/ la lama del vento mi ha trasformato in due metà del purgatorio. Dante, ma dove stai a testa in giù nella Via Lattea?/ Come l’inferno succhia l’ombra e il suo silenzio?/ I melograni insanguinati scoppiano nel Giardino dell’Eden/ e le scintille di fuoco/ tra le ceneri delle parole/ giustificano la follia delle mie mani impotenti/ per crocifiggere l’intera mia anima./ Dove sei Dante? Hidden Paradise ha molto dolore./ Il paradiso è gravido di mille feti ignoranti./ L’inferno dietro il punto interrogativo/ ha inghiottito tutte le fiamme./ Dove sei Dante?/ Beatrice per un rossetto nero/ è stata lapidata. (Paradiso nascosto)
Raffinata e colta, la sua espressione poetica s’interroga sulle questioni fondamentali, sul senso dell’esistenza umana e sulla sofferenza. Entra nelle profondità del suo essere, ma non s’estrania dall’ambiente in cui vive. Queste le emozioni immediate ad una lettura ancora non ben distillata dei versi di Elham Hamedi. E però il suo grido è già entrato nel profondo.
Angeli di terre lontane!
Dio ha fatto i tuoi capelli d’oro?
I miei capelli sono stati giustiziati oggi
Si riversava sulle spalle nude di un albero
Angeli di terre lontane!
I miei capelli non possono essere la corona del mio corpo?
I capelli sulla mia testa non appartenevano a questo corpo ferito fin dall’inizio della creazione?
Angeli con i capelli biondi!
I miei capelli avrebbero potuto essere di un colore diverso
Angeli dai capelli d’oro delle terre libere!
I miei capelli sono diventati scuri durante una dittatura!
Angeli di terre lontane!
Lascia i tuoi capelli al vento oggi in memoria dei miei capelli morti
Nella mia terra i venti sono stanchi
I miei capelli sono stati giustiziati oggi
E gli uccelli non possono cantare sulle spalle degli alberi accanto al cadavere dei miei capelli
Una ciocca di capelli nella mia terra è un anello della morte sul collo di una donna.
(Questi non sono capelli. 19 settembre 2022)
Le sue liriche trovano una perfetta sinestesia con la sua pittura intensa, con le istallazioni. Elham Hamedi è una grande artista, con una cifra del tutto originale. Le sue tele raccontano frammenti umani in un insieme di cose e oggetti inanimati. Denso e pastoso il tratto, decisi i colori ma senza vivezze eccessive, quasi sconfinanti nel campo informale. Elham Hamedi è nata nel 1967 a Shiraz, in Iran. È un’artista multimediale, pittrice e poetessa, curatrice internazionale E’ membro permanente dell’Iranian Visual Arts Scientific Association. Laureata in Ricerca in Arti alla Yazd University, si è poi laureata in Radiologia presso l’Università di Shiraz. È designer della rivista letteraria e artistica “Aghrabeh”. Alcuni dei suoi dipinti e installazioni sono stati ispirati da frammenti di organi umani e dalle loro interazioni con oggetti inanimati. Nei suoi dipinti cerca di stabilire una connessione tra pittura e argomenti medici legati al corpo. Questa relazione intertestuale è associata a temi psicoanalitici. Infatti la psicoanalisi è considerata come il collegamento tra le due aree della formazione di Hamedi, cioè Arte e Medicina. L’artista ha tenuto diverse mostre personali e collettive, in Iran e all’estero. La sua collezione di dipinti è stata recensita nel 2018 da quattro critici iraniani su “Sokhan”, rivista di Cultura e Arte. I suoi lavori sono stati recensiti anche da Rocco Zani, critico italiano, su “WordNews” 2021. Attualmente Hamedi sta collaborando al progetto di Maurizio Esposito sulla rivista Dialogo. Alcune sue poesie sono state pubblicate in italiano su “Transiti Poetici” di Giuseppe Vetromile. Le sue poesie sono state presentate da Fernanda Ferraresso e Paolo Polvani e pubblicate in prestigiose riviste e siti web italiani. Tra queste la rivista letteraria internazionale Forma Fluens, la rivista letteraria Frequenze Poetiche, le riviste Art Magazine e Dialogue Magazine, l’Agenda Poetica 2022, Il no. 52 della collana “I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano” è interamente dedicato a Elham Hamedi.
Fernanda Ferraresso così scrive, tra l’altro, in una nota critica sull’arte poetica e pittorica di Elham Hamedi: “[…]Visualizzare e dare forma a ciò che sfugge, che è aereo, volatile e volubile, ma pervade e intride la materia, è ciò che le opere di Elham Hamedi, sia quelle pittoriche, che quelle letterarie in poesia, cercano di fare, come inchiodando un attimo preciso, che lo sguardo profondo ha colto, senza confondersi con il tempo in cui si vorrebbe trovare il senso per sintetizzarlo in un solo significato. Tutto resta sospeso. Nel movimento del frammento, afferrato nell’istantanea si coglie l’attimo, l’attimo prima che evolva. […] Hamedi spiega le sue opere, che vanno sotto il titolo di Fragment – Frammenti e afferma che ciò che si vede non è una frattura esposta soltanto, quanto piuttosto ciò che ne consegue, in un recupero dei pezzi, di un corpo scomposto, collocando le parti di cui si forma quasi in un mosaico, in un diverso assemblaggio da cui ciò che si palesa è un dire fermo, inciso in ogni sua parte: “Sono memoria e resto ferma anche se tagliata, sbranata e trascendo il corpo per farmi memoria di tutti”. In una composizione solo sua, si fa strumento in cui il singolo si mostra come un coeso abito abitato, anche se corpo in quel caos di parti, testa orecchio piede, sembra voler ingrandire e gridare una affermazione forte. È un grande orecchio, un ascolto profondo e labirintico, la vita è l’attimo in cui la percezione interpreta la frantumazione ricomponendola attraverso repertori sonori, tendinee tessiture, intime correnti oscure, scrivendo le sue perle in quell’oceano di caos e caso da cui tutti e tutto discendiamo e in cui camminiamo, attraverso immagini che non è dato vedere agli altri e sono intime, segrete, sono le perle dentro la conchiglia di chi le ospita in sentieri marini, abissi, dove camminiamo con piedi azzurri quasi con passi danzanti, in punta di piedi. […]
Stare alla frontiera dell’immagine quanto del sentire – annota infine Fernanda Ferraresso – sembra essere per Hamedi il luogo in cui più profondamente guardare, nel territorio di un sé consapevole di ogni mancanza, di ogni distanza, di quelle voci che non smetteranno mai di farsi sentire e abitare la carne, configurando sillabari di incredulità e attenzione acuta, forte proprio di quel sapersi riscrivere, ritessendo in continuo quell’uomo-donna-tutto e niente, contemporaneamente. Incombente vita e morte sono la residenza, in una distanza in cui spazio è quel nuotare affogare e riaffiorare, rifiorire, ferire, lacerati da una forza che è sempre la passione con cui la vita ci prende e noi le rispondiamo, ciascuno dalla propria terra, in cui il sisma dell’esistere non è mai rassegnazione.”
“La poesia riesce sempre a trovare spiragli e vie inaspettate – scrive il poeta e critico letterario Giuseppe Vetromile -, per cantare al mondo intero il senso dell’esistenza così come viene percepito dall’autore, in termini di materialità e corporeità ma anche e forse soprattutto in termini spirituali e psichici. Il panorama e il tempo che fluisce ineluttabile, sono elementi che suggeriscono riflessioni, che incitano domande alle quali il poeta tenta di dare le proprie risposte o motivazioni d’essere. La visione del mondo, fisica o anche psicologica, sociale, religiosa, spirituale, viene elaborata dal poeta, il quale poi costruisce, o meglio ricostruisce, questa visione dotandola di luci, suoni, prospettive, speranze, dolori e anche speranze, in un quadro complesso, articolato e delicato, unico nel suo genere perché è unica e originale la visione filtrata dall’autore. In questa prospettiva si colloca il mondo poetico dell’iraniana Elham Hamedi, artista a tutto tondo, la quale ci offre una visione particolarmente elaborata della sua realtà, che oltre ad aderire pienamente alla situazione storica contingente, assume sicuramente una validità considerevole anche in ambito antropologico e psicologico generale.
La sua poesia, infatti, si frammenta e si ricostruisce continuamente, e come i tasselli di un puzzle gigantesco, raggiunge la compattazione del quadro solo al termine, quando l’azione propositiva dei suoi versi afferma e conferma l’idea generatrice, il suo progetto poetante. E così, Elham Hamedi costruisce il suo mondo poetico riempendolo di figure simboliche apparentemente inanimate, come strade, grattacieli, manichini, vetrine, terre e pietre, ma anche utilizza parti del corpo che, staccate, indipendenti, acquistano vita propria, soffrono, si dolgono, cercano orizzonti di libertà e di affrancamento dalle costrizioni di una quotidianità derelitta e opprimente. […] Una poesia dunque dai contenuti fortemente simbolici e metaforici – conclude Vetromile –, che si snoda attraverso visioni e storie frammentate, colme però di una umanità dolorante e desiderosa di aperture, di sbocchi liberatori, come di un ruscello che impetuosamente cerca di raggiungere il mare. La poesia è un modo di dire le cose del mondo e della storia, un modo onesto e sincero, che offra spunti di riflessione e che raggiunga direttamente il cuore e l’anima dell’altro, coinvolgendolo e suggerendogli realtà altre, diverse dalle proprie, e per questo la poesia è “ponte” tra culture diverse, tra visioni del mondo diverse. E la poesia di Elham Hamedi è anche tutto questo!”
Prendo qualche lacerto da una bella recensione di Paolo Polvani sulla poetica di Elham Hamedi. “Il corpo è il paradigma attorno al quale s’incardina il discorso poetico di Elham Hamedi – scrive tra l’altro Polvani –. Un corpo a volte evocato nella sua interezza, più spesso sezionato, frammentato, ridotto a dettaglio. Una volontà indagatrice riscontrabile anche nell’ opera pittorica, di sapore espressionista, dove il colore è assimilabile a un grido e i frammenti del corpo si offrono illuminati da una luce viva. Radicarsi nella realtà, spostarsi nello spazio, liberare le energie creative, rapportarsi al presente e confrontarsi con quello che c’è, tutto questo è in strettissima relazione con il corpo, avviene in funzione e grazie al corpo. […] So che la lingua iraniana possiede raffinatezze dolcissime e infinite sfumature di suoni, e che sicuramente nei passaggi dalla lingua originale all’inglese e infine all’italiano va persa purtroppo la musica dentro la quale la poesia è stata generata. Contiamo però che Elham nella sua gentilezza ci faccia dono di una lettura e che questa lettura possa circolare tra chi avrà il piacere di passeggiare dentro i suoi versi. Resta comunque una poesia intensa, ricca di improvvisi bagliori e coloratissima – tutta la mia presenza blu -, con rimandi all’opera pittorica, altrettanta interessante e avvincente. Una poesia che parla dell’incompiutezza e della difficoltà di accettare il presente, e tuttavia felicemente, pervicacemente aggrappata alla necessità della creazione: – ma la parola è qui,/ ubriaca e spericolata/ nella sicurezza delle mie labbra -.
Elham Hamedi è stata selezionata per la partecipazione alla Biennale d’Arte Contemporanea della Murgia, svoltosi a Palazzo Lanfranchi, una delle sedi dei Musei Nazionali di Matera. È stata tra i 167 artisti provenienti da Italia, Svizzera, Turchia, Germania, Giappone, Russia, Estonia, Ucraina, Francia, Grecia, Cina, Bulgaria, Spagna, India, Iran, Lituania, Canada, Stati Uniti, Argentina, Australia. Più artisti insieme, in una fusione virtuosa di antico e moderno e un comune denominatore: onorare le vittime di tutte le stragi e farsi costruttori di pace. Un connubio di linguaggi diversi e complessi, specchio della globalizzazione attuale sempre più presente anche nelle nuove tendenze artistiche. Hamedi ha partecipato inoltre alla Mostra “Green Image Joseph Beuys 100” presso la Pinacoteca Civica di Palazzo Moncada a Caltanissetta. Nel 2022 Elham Hamedi ha partecipato alla IXX Esposizione Internazionale d’Arte – AamA, co-ospitata da otto musei: Musée de Portimao (Portogallo), L’Entrepôt Galerie d’art (Principato di Monaco), Contemporary Art Museum and Art Center Bitola (Macedonia del Nord), Kyungpook National University Art Museum, Bukgu – Daegu (Corea del Sud), El Castillo Museo de Monteagudo de las Vicarias (Spagna), Cang Art Museum, Hangzhou (Cina), Villa Biancardi, Zorlesco (Italia).
In campo letterario Elham Hamedi è stata una delle poetesse selezionate per partecipare a Procida al First International Iside IX Edition – Literary Arts 2021, ed è una delle vincitrici del Premio International 2022 “Women For Culture and For Peace“. È inoltre membro esecutivo della Writers Capital International Foundation. È Ambasciatrice dell’IFCH, Ambasciatrice di Pace e membro del Consiglio di Amministrazione del Poetry and Literature World Vision. Hamedi è tra gli autori della casa editrice Les Flâneurs Edizioni, collana “Icons”, nella serie Poetry diretta dal poeta Alessandro Cannavale e presente in diverse antologie di poeti (in Italia, Albania, Belgio). Nel 2022 le sono stati conferiti il Premio internazionale “Le Nove Muse”, a Venezia, e a Montecatini Terme il Premio internazionale “Il Canto di Dafne”, prestigiosi concorsi letterari di cui è presidente Marina Pratici, poetessa insigne e saggista, e presidente internazionale è Hafez Haidar, candidato al Premio Nobel per la Pace e per la Letteratura.
Goffredo Palmerini, 4 dicembre 2022