La Rivolta del Ghetto di Varsavia e le testimonianze visive della Shoah
All’Istituto Polacco di Roma un incontro con la partecipazione di Wlodek Goldkorn, Luiza Nader, Katarzyna Person e Piotr Rypson e la mostra Mieczysław Wejman. Danzanti 1944, a cura di Piotr Rypson.
Fino al settembre 1942, le autorità tedesche deportarono o uccisero circa 300.000 ebrei che vivevano nel ghetto di Varsavia. In risposta alle deportazioni, il 28 luglio 1942, diverse organizzazioni clandestine ebraiche crearono un’unità armata di autodifesa, nota col nome di Organizzazione Combattente Ebraica (Żydowska Organizacja Bojowa – ŻOB). Le forze tedesche avevano intenzione di avviare la distruzione definitiva del ghetto di Varsavia il 19 aprile 1943, il giorno della vigilia della Pasqua ebraica, ma quel giorno all’interno del ghetto esplose la rivolta.
Per ricordare la rivolta, l’Istituto Polacco di Roma, in collaborazione con l’Istituto Storico Ebraico di Varsavia e la Fondazione Museo della Shoah , presenta la mostra Mieczysław Wejman. Danzanti 1944, a cura di Piotr Rypson, e l’incontro La Rivolta del Ghetto di Varsavia e le testimonianze visive della Shoah, con la partecipazione di Wlodek Goldkorn, Luiza Nader, Katarzyna Person e Piotr Rypson.
LA MOSTRA
Mieczysław Wejman. Danzanti 1944
La mostra, curata da Piotr Rypson, è una testimonianza, rara nell’arte polacca, dei tempi dell’occupazione di Varsavia e dell’Olocausto. Sono esposte 45 stampe e relativi bozzetti realizzati da Mieczysław Wejman, creati tra il momento in cui fu intrapresa l’operazione di liquidazione del ghetto di Varsavia (luglio 1942), la rivolta degli ebrei del ghetto (aprile 1943) e lo scoppio della rivolta successiva, quella dei cittadini della capitale polacca, la cosiddetta insurrezione di Varsavia (agosto 1944). La serie è rimasta fino ad oggi sconosciuta al grande pubblico.
Mieczysław Wejman è stato un eccezionale artista grafico polacco. Nato il 19 maggio 1912 a Brdów, studiò tra il 1933 e il 1936 presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Poznań. Proseguì poi gli studi all’Accademia di Belle Arti di Cracovia per un anno, prima di trasferirsi a Varsavia, presso lo studio di Mieczysław Kotarbiński all’Accademia di Belle Arti della capitale.
Durante l’occupazione, Mieczysław Wejman lavorò come magazziniere alla fabbrica di vodka e liquori “Jamasch”, vicino al ghetto di Varsavia, partecipando allo stesso tempo alla vita artistica clandestina della capitale. È in questo periodo che l’artista crea una serie di schizzi e stampe dal titolo Danzanti, disegnata segretamente in una delle soffitte di Varsavia, mentre si nascondeva dalla Gestapo. Per anni questa prima serie grafica di Wejman è stata interpretata come una metafora generale del destino umano messo alla prova durante gli orrori della guerra – non a caso, l’artista faceva riferimento alle stampe del maestro spagnolo Francisco Goya. Una lettura contemporanea riconosce in questa serie una rappresentazione della condizione esistenziale di quegli “altri”, gli ebrei del ghetto di Varsavia, in quel tragico periodo. Particolarmente toccante è il bozzetto per il dipinto Il gioco popolare (1944), che si riferisce al parco giochi allestito nella primavera del 1943 dai tedeschi in piazza Krasiński, proprio accanto al ghetto, mentre questo bruciava durante gli scontri con gli ebrei insorti.
Dopo la guerra, l’artista divenne un attivo organizzatore della vita artistica e dell’istruzione, ricoprendo numerose cariche, tra cui quella di rettore dell’Accademia di Belle Arti di Cracovia e presidente dell’Associazione degli artisti polacchi. Da citare, tra le numerose iniziative da lui intraprese, l’istituzione e la co-organizzazione della Biennale Internazionale d’Arte Grafica di Cracovia (dal 1966). Mieczysław Wejman è morto a Cracovia il 27 novembre 1997.
L’INCONTRO
La Rivolta del Ghetto di Varsavia e le testimonianze visive della Shoah
con la partecipazione di Wlodek Goldkorn, scrittore e saggista, Luiza Nader, storico dell’arte, Accademia di Belle Arti di Varsavia Katarzyna Person, storica, Istituto Ebraico di Varsavia Piotr Rypson storico dell’arte e della letteratura, Istituto Ebraico di Varsavia.
Saluti istituzionali di Monika Krawczyk, direttrice dell’Istituto Storico Ebraico e di Mario Venezia, Presidente della Fondazione Museo della Shoah.
L’Incontro sarà dedicato, da un lato, alla storia della Rivolta del Ghetto di Varsavia e, dall’altro, alle testimonianze visive dell’Olocausto, tra le quali troviamo anche la serie Danzanti 1944 di Mieczysław Wejman.
Nell’autunno del 1942, nel ghetto di Varsavia erano rimaste solo poche decine di migliaia di ebrei. Erano soprattutto giovani e anziani, senza famiglia, impiegati nelle officine di produzione tedesche. In quelle condizioni, quando non c’era più nulla da perdere, tra i giovani ebrei nacque l’idea della resistenza armata.
Il 19 aprile 1943, gli ebrei di Varsavia presero le armi contro i tedeschi. L’insurrezione di aprile fu la più grande rivolta armata degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale e la prima rivolta urbana nell’Europa occupata dai nazisti. A parlarne Wlodek Goldkorn e Katarzyna Person.
Questo periodo non ha lasciato dietro di sé molte testimonianze visive, eppure, oltre ai documenti, alle fotografie o ai filmati, ancora oggi possiamo vedere alcune rappresentazioni dell’Olocausto fatte da artisti. Negli ultimi anni si sono intensificati gli studi sull’argomento, tra l’altro grazie al contributo di Luiza Nader. A Roma la studiosa presenterà solo alcuni risultati della propria ricerca, partendo da un toccante ciclo di collage, In memoria degli amici – Ebrei, di uno dei più grandi artisti di avanguardia polacca, Władysław Strzemiński.
Piotr Rypson invece si focalizerà sulle opere della mostra inaugurata all’Istituto Polacco, ovvero le stampe e i disegni di Mieczysław Wejman, Danzanti 1944.
La mostra rimarrà aperta fino al 3 giugno 2023, da lunedì al venerdì, ore 10 – 17
Istituto Polacco di Roma, via Vittoria Colonna 1, 00193 Roma
Tel. 0039 06 36 000 723 www.istitutopolacco.it
com.unica, 10 aprile 2023