“La parola ‘guerra’ è vietata? La chiamerò inferno”, il discorso di Dmitrij Muratov, dissidente russo
Il direttore di “Novaja Gazeta”, Premio Nobel per la Pace 2021, è intervenuto al Global Media Forum di Bonn e ha parlato della situazione dei dissidenti e dei giornalisti in galera a Mosca
Vivo e lavoro a Mosca e non ho una versione “export” del mio intervento. Dato che la parola “guerra” è vietata in Russia, ma la parola “inferno” ancora no, userò la parola “inferno”.
La procura generale russa ha riconosciuto l’associazione di avvocati Agora come organizzazione “non grata”, vale a dire “nemica del popolo”. Chi collabora con essa rischia di finire in prigione. Ciò significa che le centinaia di persone che Agora difendeva possono rimanere senza avvocati. Mentre volavo fin qui, è iniziato un altro processo contro il leader e politico dell’opposizione Aleksej Navalnyj. Viene processato in prigione. Rischia diversi decenni di carcere per la sua attività politica. Il processo è chiuso alla stampa. Dal 2012 il numero dei processi a porte chiuse è aumentato di 25 volte. E il numero di assoluzioni nei tribunali russi è di circa lo 0,001 per cento. È uno dei risultati di quella che viene definita “operazione militare speciale”. Lo smantellamento del sistema giudiziario. L’operazione continua, ma molti dei suoi risultati sono già chiari. Ve ne citerò alcuni.
Ucraina e Russia non potranno mai più convivere. I loro popoli non saranno mai più popoli fraterni. Un altro risultato. In Russia è stata fatta una grande scoperta geografica. La Russia non è più Europa. La finestra sull’Europa è chiusa ed è stata sbarrata. Un altro risultato. In Russia è cambiato Dio. La Chiesa ortodossa russa ha sostenuto l’operazione militare speciale e ha iniziato a promuovere la propaganda della morte. Il comandamento “Non uccidere” sarà presto riconosciuto come errato. La morte per il proprio Paese, non la vita per il proprio Paese: è questo il nuovo credo.
Ecco una citazione di un esponente di chiesa. Spiega alle madri perché piangono quando viene consegnato loro il corpo del figlio ammazzato. L’arciprete Vasiliev dice: «Se non aveste usato contraccettivi, avreste avuto più di un figlio e quindi non sarebbe stato così terribile perderlo». Viene detto in tv. Nel frattempo il sacerdote Joann Koval è stato ridotto allo stato laico perché nella sua preghiera aveva sostituito la parola «vittoria» con la parola «pace». Presumo che padre Joann si sia allontanato dalla Chiesa, ma si sia avvicinato a Dio.
Un altro risultato. La scomparsa di una generazione. La nuova generazione, nata sotto Gorbaciov e poco dopo, non è pronta a sacrificarsi. Sta costruendo il suo futuro, mentre le autorità russe stanno cercando di migliorare il passato. Molti hanno lasciato la loro patria, molti l’hanno fatto per sempre. Tra 700mila e un milione di giovani hanno lasciato la Russia. Non vogliono uccidere. E non vogliono essere uccisi. Hanno bisogno di aiuto. Possono essere elencati nella Lista Rossa delle specie da conservare, invece di ritrovarsi con le carte bancarie bloccate.
[…](L’articolo completo su Repubblica. Qui il link)
Traduzione Aleksej Larionov