L’Aquila, 12 luglio 2023, Gran Sasso Science Institute. Il ricordo di Letizia Airos, direttore i-Italy, New York

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Ricordare Mario Fratti…. Già il verbo “ricordare” crea dentro di me una strana dissonanza. Quando Goffredo mi ha chiesto di scrivere su di lui, mi sono subito accorta di non aver ancora interiorizzato la sua assenza.

Mario Fratti scomparso? Impossibile pensare ad un mondo senza di lui. Non era solo un grande drammaturgo e uomo di cultura, era amore, coraggio, passione politica, dolcezza, generosità, storia. Mario celebrava la vita ogni giorno con la sua presenza pacata ma anche ribelle, mai silenziosa, sempre significativa, “forte e gentile” testimone di un Abruzzo che portava ovunque.

Un uomo così non può essere raccontato facilmente. Mi sono chiesta cosa scrivere, per ricordarlo in maniera diversa ed efficace, per farlo conoscere anche a chi non ha avuto la fortuna di incontrarlo in vita.

Ho deciso così di provare a portarvi nella sua casa, e farlo vivere ancora, con un ricordo ancora intenso per me che vince su tutto, perché la morte è il contrario di Mario.

Prima di tutto i suoi colori, oggetti, ricordi e trofei di ogni tipo. Quadri, statue, fotografie in bianco e nero, cavalli in miniatura, ritratti, oggetti di scena, locandine, tanti libri, opere d’arte, diplomi, la collezione di aquile di metallo, un imponente pianoforte a coda, tutto in un disordine parlante.

Su una scrivania la macchina da scrivere, sua compagna di vita, lo ammetteva: “Letizia ho qualche problema con il computer”! Ricordo con particolare affetto i suoi dattiloscritti, semplicemente rilegati, con le anticipazioni di alcune opere o i foglietti con articoli che mandava ad America Oggi, nel periodo in cui ho collaborato al giornale.

Quando entravi a casa sua tutto intorno sembrava voler continuare quell’abbraccio accorato, accompagnato da un sorriso smagliante, che ti dava sulla porta. E la sua casa era dotata della migliore scenografia, il suo parlare, incedere, accogliere galantemente, era teatrale, ma intimamente vero. Ecco, a casa di Mario, eri come su di un palcoscenico. Il palcoscenico della sua vita.

Un palcoscenico che continuava anche se guardavi fuori o uscivi in terrazzo. Dietro le piante sembrava di poter toccare le stanze ed i terrazzini dei grattacieli nell’isolato che diventano a loro volta attori, finestre come occhi nel grigio e colorato incedere della vita di Manhattan. Si certo, non era stato Mario il narratore e coreografo di questi esterni, ma sembrava esserlo.

Davanti le sue finestre l’appartamento di Tennessee Williams. Si sono sempre dati il buon giorno a distanza, ogni mattina fino alla sua morte, raccontava affettuosamente Mario.

Ma quanta storia è passata per la sua casa? Lui ne andava orgoglioso e una cosa è importante dirla: il suo racconto non era mai malinconico e rivolto solo al passato, Mario era un uomo del futuro, curioso e straordinariamente giovane.

Non si tirava mai indietro, accettava qualsiasi sfida. Uno degli ultimi anni lo invitai insieme a Radio Rai, ad una trasmissione che cominciava la diretta a mezzanotte in un ristorante di Manhattan. Ricordo che gli dissi preoccupata: Mario, ti vengo a prendere! No, Letizia, non se ne parla proprio. Vengo da solo, sono io che devo venire a prendere te. E al ritorno, volle assolutamente portare me. Ogni sua azione nei miei confronti era accompagnata da un’atavica cortesia, sembrava avere sempre in mano dei fiori per me.

Galante, sì, in questo era un uomo d’altri tempi, come lo era per la sua sfacciata onestà che non aveva peli sulla lingua. La politica era un altro elemento importante della sua vita. Uomo di sinistra a 360 gradi, usò spesso il teatro per le sue battaglie, per esempio contro Bush, Trump, la guerra. Un coraggio che gli costò forse momenti di difficoltà nel panorama teatrale americano.

A questo punto voglio ricordare un grande amico di Mario, compagno di politica, morto diversi anni fa: il giornalista italo americano John Cappelli. Li ho conosciuti insieme, che coppia! Mi sentivo una principessa quando litigavano per offrirmi una bibita e mi raccontavano una New York insospettabile. Erano grandi amici e Mario, senza dirlo, aiutò John economicamente fino alla fine. Erano entrambi due geni di bontà, anche se fortunati in maniera diversa.

Dentro la sua casa abbiamo fatto interviste, progetti, ma anche tante conversazioni accompagnate dall’aroma del caffè. Si parlava molto di politica, di quelli che erano i suoi sogni. Era sempre ottimista, come vorrei poter essere come lui, soprattutto ora.

Mario mi è stato molto vicino in momenti non facili di i-Italy, la mia impresa editoriale americana. Mi ha sostenuto e dato coraggio, la sua stima è stata molto importante per me. Non chiedevo niente, era lui che veniva da me. Appariva all’improvviso sulla scena della mia vita quotidiana.

Lo ricordo entrare nel mio ufficio al Calandra Institute della City University of New York con il preside Anthony Tamburri, si parlava e scoprivo la cultura italo americana. Lo ricordo scherzare con i miei giovani collaboratori nel nuovo ufficio nell’Upper West Side, dare consigli di regia; lo ricordo arrivare la sera quando io stavo per uscire e lui andava a teatro; lo ricordo nell’auditorium della Casa Italiana Zerilli Marimò con quel suo chiedere: Letizia, cosa ne pensi? Lo ricordo…

Ma torniamo al commediografo per tracciare ancora sfaccettature del suo carattere così speciale. Certo il suo capolavoro più conosciuto era Nine, musical con migliaia di repliche, ma Mario era orgoglioso di tutti i suoi figli letterari. Generoso scrittore sapeva di dover anche lasciar andare in altre mani i suoi lavori. Certo, il rischio che poi venissero manomessi c’era, come era avvenuto per la sceneggiatura del film derivato da Nine. Ma ancora una volta ne parlava con il sorriso ed attimi di ironia. L’ironia, quella seria e non volgare, era un altro suo punto di forza, inimitabile. A pensarci bene anche l’ironia, che ha saputo seminare, riesce a farlo sentire più che mai vivo e mai assente.

Come salutare Mario? Non lo saluto, sarà con me nei miei viaggi in Abruzzo, terra di cui parlavamo spesso, adorava le mie origini vastesi; sarà con me quando andrò a teatro; sarà insieme a me quando indugerò per le strade della New York vicino casa sua; sarà presente quando aspetterò la sua voce che interviene, con osservazioni argute e controcorrente, negli eventi culturali a cui parteciperò.

Mario Fratti, unico, inarrivabile, ma così vicino.


Questo è il contributo scritto inviato da Letizia Airos quale partecipazione al Mario Fratti Memorial, svoltosi a L’Aquila, città natale di Mario Fratti (L’Aquila, 5 luglio 1927 – New York, 15 aprile 2023) mercoledì scorso 12 luglio, nella Sala conferenze del Gran Sasso Science Institute, centro di eccellenza della formazione superiore, uno dei 7 Istituti universitari italiani ad ordinamento speciale riconosciuti dal Miur. All’evento, aperto dalla Rettrice del GSSI prof. Paola Inverardi e dal saluto di Francesca Pompa, presidente della casa editrice One Group che ha pubblicato il volume “Il mondo di Mario Fratti” di Goffredo Palmerini, hanno partecipato con testimonianze in presenza e a distanza, contributi e videomessaggi, le personalità qui di seguito elencate.

Pierluigi Biondi – Sindaco dell’Aquila, Biagio Tempesta – Sindaco dell’Aquila dal 1998 al 2007, Massimo Cialente – già Parlamentare e Sindaco dell’Aquila dal 2007 al 2017, Liliana Biondi – scrittrice e critica letteraria, già docente Università dell’Aquila, Giuseppe Di Pangrazio – già Presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo, Stefania Pezzopane – già Parlamentare e Presidente della Provincia, Consigliera Comune L’Aquila, Letizia Airos Soria – direttore network i-Italy – New York, Gabriele Lucci – direttore artistico e scrittore, Laura Benedetti – scrittrice, docente Georgetown University – Washington DC – USA, Franco Narducci – scrittore e attore teatrale, Josephine Maietta – presidente AIAE, conduttrice Radio Hofstra University – New York, Mino Sferra – regista teatrale e attore, Mariza Bafile – già Parlamentare, giornalista e scrittrice – New York, Lucilla Sergiacomo – scrittrice e critica letteraria, Roberta Gargano – dirigente Teatro Stabile d’Abruzzo, Stefano Vaccara – fondatore, columnist, corrispondente Onu de La Voce di New York, Valentina Fratti, autrice e regista teatrale – New York, e il giornalista scrittore Goffredo Palmerini, autore del libro.

*Nella foto Mario Fratti, Goffredo Palmerini e L … Casa Italiana Zerilli Marimò

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