“Il corpo e l’idea: la testa anatomica di Filippo Balbi” alla Certosa di Trisulti
La Mostra – dal 5 agosto al 29 ottobre – è allestita alla Certosa di Trisulti, il luogo dove il pittore napoletano Filippo Balbi, il “pictor egregius” – visse per lunghi anni, ospite dei monaci certosini, prima di trasferirsi ad Alatri, città nella quale operò fino alla morte avvenuta nel 1890.
Alatri, 26 luglio 2023 – L’Associazione Gottifredo, con il Museo di storia della Medicina della Sapienza di Roma e la Direzione dei Musei del Lazio, inaugura la Mostra “Il Corpo e l’Idea: la Testa anatomica di Filippo Balbi”, nella Certosa di Trisulti il 5 agosto 2023 alle 11. Si tratta di un progetto culturale straordinario, per suggestioni e scoperte scientifiche, che ben si conviene al luogo – la Certosa di Trisulti, Monumento nazionale – e al pittore che a Trisulti, ospite dei frati certosini, visse per alcuni anni (tra il 1857 e il 1863), regalando al prestigioso complesso monastico duecentesco le splendide pitture murali della Farmacia e le grandi tele raffiguranti episodi di storia religiosa.
La “Testa anatomica” di Filippo Balbi, al centro dell’evento espositivo, è un dipinto a olio su tavola, noto in tutto il mondo perché raffigura il capo di un uomo con muscoli e ossa composte da corpi “avvinghiati” l’uno all’altro con una esattezza anatomica che fa di questa opera una sorta di raffinato testo di scienza medica oltre che il risultato straordinario di un’ispirazione “michelangiolesca e dantesca insieme”.
Il quadro, che fu esposto all’Esposizione internazionale di Parigi nel 1855, l’anno successivo alla sua composizione, custodito dal 1950 presso il Museo di storia della medicina dell’Università La Sapienza di Roma, è stato restaurato per l’occasione su iniziativa dell’Associazione Gottifredo, con il sostegno della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, e viene adesso esposto per la prima volta nella sala del Refettorio della Certosa di Trisulti finalmente restituito ai colori e alle fattezze originali grazie al lavoro di Natalia Gurgone, la restauratrice della cooperativa Koinè incaricata del delicato intervento, che – nota il curatore del Museo di storia della Medicina Alessandro Aruta – «ha permesso di restituire al quadro, un olio su tavola di cm. 59,5 x 47,8 l’originaria luminosità e tutte le sfumature della complessa esecuzione».
Notevole è anche la vicenda che ha portato il quadro, da cui il Pittore in vita non volle mai separarsi, nel Museo che attualmente lo possiede: una storia che vede protagonisti un celebre tenore, il primo Rodolfo della Bohème di Puccini del 1896, Evan Gorga, e l’inventore nel 1938 del Museo di storia della Medicina, il medico romano Adalberto Pazzini. Il primo fu il collezionista che salvò la “Testa anatomica” dall’incerta sorte del “mercato privato”, il secondo la strappò ai magazzini sotterranei di Valle Giulia, proteggendola con una “bugia bianca” sulla sua autenticità
Il progetto espositivo
Il progetto espositivo che ha la curatela del professor Mario Ritarossi, pittore e docente di storia dell’arte, e il coordinamento scientifico della professoressa Maria Conforti, direttrice del Museo universitario, permette di entrare all’interno di un’opera, dal significato per tanti versi ancora misterioso e tutto da studiare. Nel comitato scientifico compare un autorevole storico dell’arte, Marco Bussagli docente di anatomia artistica all’Accademia di Belle Arti di Roma. Tra gli enti patrocinanti il Ministero della Cultura, la Regione Lazio, l’Università di Roma “La Sapienza”, l’Università di Cassino e del Lazio meridionale, le Accademie di Belle Arti di Frosinone, Roma, Napoli, le istituzioni artistiche delle città legate alle diverse fasi della vita del Pittore.
“Il corpo e l’idea. La testa anatomica di Balbi” – spiega Mario Ritarossi – si snoda lungo un percorso tracciato da una serie di pannelli sui quali sono state stampate gigantografie che mettono in risalto, quadrante per quadrante, tutti i particolari della Testa”, quelli che a occhio nudo non riescono a essere percepiti dall’osservatore e che, invece, anche grazie alle splendide foto realizzate nei laboratori del “DigiLab” dell’Università La Sapienza e alle approfondite indagini diagnostiche sul quadro effettuate dai laboratori dell’Università della Tuscia, diventano visibili e ispezionabili fin nei minimi dettagli.
Il quadro viene “scoperto” dal visitatore alla fine del percorso, lungo il quale è presente la sua traduzione tattile per l’esplorazione dei non vedenti, curata dalla tiflologa Alba Lisa Mazzocchia che fa parte di un progetto formativo di alcuni istituti superiori della provincia di Frosinone. Non manca una “camera delle visioni” con opere intermediali e un ambiente immersivo, realizzato da docenti e studenti della classe di intermedialità del Conservatorio di Frosinone e dal gruppo Keiron, composto da giovani professionisti impegnati in progetti artistico-formativi di realtà virtuale, che più che a puri effetti spettacolari puntano ad offrire nuove creazioni artistiche e un contributo critico autonomo per rinnovate letture dell’opera. Originale è anche la “trama sonora” del maestro Luca Salvadori, docente di composizione del Conservatorio di Frosinone.
L’allestimento è curato da due giovani architette dello studio “Trinomio”, che hanno voluto riproporre nel loro progetto le misure nascoste (una scoperta della Mostra) che Balbi ha celato nel suo dipinto.
“La partecipazione di tanti giovani – commenta il presidente dell’Associazione Gottifredo, Tarcisio Tarquini – è uno dei tanti valori di cui la Mostra è portatrice e ne costituisce l’investimento più duraturo”.
Un elegantissimo Catalogo, stampato per la “Gottifredo Edizioni”, aperto dalle presentazioni del direttore dei Musei del Lazio, professor Stefano Petrocchi, e della direttrice del Museo di storia della Medicina professoressa Maria Conforti, curato dal professor Mario Ritarossi, contiene saggi originali dello stesso curatore, di Marco Bussagli, Michele Campisi, Alessandro Aruta, Giovanni Fontana, Ettore Del Greco, Natalia Gurgone.
com.unica, 28 luglio 2023