3 settembre 1943, la firma della resa a Cassibile
[ACCADDE OGGI]
Cassibile è un incantevole e popolosa frazione del vasto territorio della città di Siracusa, la città perla della costa sud orientale della Sicilia con una storia plurimillenaria, patria di Archimede e definita da Cicerone la “più grande e la più bella città greca”. Il mare incontaminato di Cassibile con le sue spiagge dorate e con gli spettacolari e variopinti laghetti creati dal fiume che l’attraversa tra le gole delle sue montagne rocciose conferiscono a questo territorio un aspetto straordinario dal sapore mitologico. Ma Cassibile di mitologico vorrebbe tramandare solo ed unicamente gli antichissimi insediamenti delle popolazioni Sicane e Sicule lì vissute quasi mille anni prima di Cristo e che mostrano oggi una Necropoli tra le più importanti della Sicilia e dell’Italia. Cassibile non vorrebbe essere ricordata né per il pluriomicida e serial killer Giuseppe Raeli e men che meno per essere stato il luogo dove il 3 settembre 1943 sotto una tenda, in gran segreto e con fare da “briganti”, il generale Giuseppe Castellano emissario di Pietro Badoglio e i generali alleati, lo statunitense Walter Bedell Smith e l’inglese Harold Alexander, firmarono la resa incondizionata dell’Italia alle potenze alleate nella seconda guerra mondiale. Ma la storia non ammette preferenze e Cassibile, che pure era già stata eletta a luogo di pace quando, quattrocento anni prima di Cristo il generale ateniese Demostene proprio lì a Cassibile dovette arrendersi alla Città di Siracusa, riporta alla mente ora e sempre la tragicomica e straziante vicenda della capitolazione senza onore dell’Italia dinanzi ad un nemico che faticava a comprendere i motivi della segretezza voluta dal governo italiano per quella resa incondizionata. Tutto fu chiaro quando costretto dall’annunzio di Eisenhower dai microfoni di Radio Londra la sera dell’8 settembre, cinque giorni dopo la firma di Cassibile, il capo del governo italiano Pietro Badoglio si precipitò con un bagaglio in mano alla stazione della radio dell’EIAR e proclamò agli italiani il testo del fatidico e camaleontico annunzio: “Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la schiacciante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi danni alla nazione, ha chiesto l’armistizio al generale Eisenhower. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”. Poi Badoglio raggiunse il Re che aveva appena ricevuto l’ambasciatore tedesco a cui aveva giurato l’eterna amicizia dell’Italia alla Germania e insieme e in fuga raggiunsero Ortona per imbarcarsi alla volta di Brindisi lasciando il Paese e i soldati senza direttive in preda alla ferocia della vendetta nazista.
Anche i cittadini di Cassibile erano ignari di quanto accaduto nella loro contrada. Ugualmente all’oscuro di tutto furono gli abitanti di Ortona che loro malgrado assistettero alla rocambolesca fuga dei reali e del governo e un vecchio pescatore del luogo sentenziò “loro si son messi al sicuro e a noi chi sa che ci aspetta!”.
Oggi a Cassibile presso il monumento ai caduti è posta una lapide più volte trafugata e distrutta su cui è scritto “Armistice signed here Sept. 1943 Italy-Allies”. Nient’altro.
A Ortona, nel porto, è presente un’altra lapide anch’essa varie volte trafugata e distrutta ma recentemente ricollocata su cui è scritto “Da questo porto la notte del 9 settembre 1943 l’ultimo re d’Italia fuggì con la corte e con Badoglio consegnando la martoriata patria alla tedesca rabbia. Ortona repubblicana dalle sue macerie e dalle sue ferite grida eterna maledizione alla monarchia dei tradimenti del fascismo e della rovina d’Italia anelando giustizia dal popolo e dalla storia nel nome santo di repubblica.”
Cassibile e Ortona, due luoghi e due comunità nei giorni dell’”armistizio”. Uguale passione politica e ricordi impastati a sentimenti di rabbia e vergogna, ma la storia non si distrugge.
Franco Seccia/com.unica, 3 settembre 2023