Il presidente della Repubblica ci ricorda che stare con Kyiv significa anche difendere noi stessi e lavorare per una pace giusta

La massima latina “Historia magistra vitae” per il Presidente della Repubblica vale sempre e oggi più attuale che mai: Sergio Mattarella la cita in occasione della cerimonia del Ventaglio con l’Associazione della Stampa parlamentare richiamando l’invasione dei Sudeti da parte di Hitler in riferimento alla necessità di sostenere l’Ucraina contro l’invasione russa. Anche se – precisa – “a nessuno – comprensibilmente – piace un’atmosfera in cui la guerra abbia prolungata presenza, anche se non vi si è coinvolti. Come non lo è l’Italia”.

Spinge a grande tristezza – afferma – vedere che il mondo getta in armamenti immani risorse finanziarie, che andrebbero, ben più opportunamente, destinate a fini di valore sociale. Ma chi ne ha la responsabilità? Chi difende la propria libertà – e chi l’aiuta a difenderla – o chi aggredisce la libertà altrui?

Quindi il riferimento al paragone con il tentativo di pacificazione del primo ministro Neville Chamberlain alla conferenza di Monaco del 1938. “Come tutti ricordiamo, Hitler pretendeva di annettere al Reich la parte della Cecoslovacchia che confinava con la Germania – i Sudeti – dove viveva anche una minoranza di lingua tedesca. La Cecoslovacchia – che aveva fortificato quel confine temendo aggressioni – ovviamente rifiutava. Le cosiddette potenze europee – Gran Bretagna, Francia, Italia – anziché difendere il diritto internazionale e sostenere la Cecoslovacchia, a Monaco, senza neppure consultarla, diedero a Hitler via libera. La Germania nazista occupò i Sudeti”, ha detto il presidente. “Dopo neppure sei mesi occupò l’intera Cecoslovacchia. E, visto che il gioco non incontrava ostacoli, dopo sei mesi provò con la Polonia (previo accordo con Stalin). Ma, a quel punto, scoppiò la tragedia dei tanti anni della seconda guerra mondiale. Che non sarebbe scoppiata senza quel cedimento per i Sudeti.”

S.C., com.unica 25 luglio 2024

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