Come la piattaforma X e la retorica populista stanno influenzando la campagna per la Casa Bianca. Kamala Harris sarà all’altezza della sfida?

In un’epoca in cui la politica si intreccia inestricabilmente con la tecnologia, Elon Musk e Donald Trump emergono come le due facce della stessa medaglia: il genio visionario e il demagogo spregiudicato, l’innovatore e il distruttore. Un tempo distanti nei loro mondi paralleli, oggi si trovano uniti da una visione comune, una narrazione che non promette solo innovazione e libertà, ma anche radicalizzazione e caos. In una dimensione parallela della nostra stessa storia, Musk – ha sottolineato di recente Charlie Warzel su “The Atlantic” – aveva il volto del genio visionario, il Tony Stark che molti sognavano di poter essere: inventore, filantropo, astronauta dei tempi moderni. Vi era almeno una parvenza di purezza di intenti nel suo progetto di viaggio verso Marte, un’infinita speranza nella sua Tesla che correva verso un futuro più pulito, una vibrazione di energia nella sua promessa di un mondo dominato dall’innovazione.

Oggi tutto è cambiato e la trasformazione di Elon Musk, da brillante innovatore a figura politica centrale nell’universo dell’estrema destra, segue lo schema di una metamorfosi silenziosa. Il legame con Trump si è rafforzato negli ultimi mesi fino a diventare un asse portante del discorso populista americano. Il suo sostegno all’ex presidente repubblicano non è solo un endorsement come tanti, ma un vero e proprio patto ideologico. Se un tempo Musk poteva essere considerato un outsider della politica, oggi è l’ariete che sfonda le porte della democrazia liberale, offrendo al movimento trumpiano MAGA (Make America Great Again) una piattaforma potente quanto pericolosa.

Musk e Trump condividono oggi una strategia comune: sfruttare la rete e i social media per polarizzare il discorso pubblico, per amplificare le divisioni e, soprattutto, per nutrire l’ansia e la paura del declino americano. Trump, con il suo classico populismo, aveva già dimostrato quanto fosse devastante una narrazione fatta di menzogne, teorie del complotto e attacchi personali. Ma con l’acquisizione di Twitter, Musk ha preso in mano uno strumento che ha perfezionato questa dinamica, creando una macchina ancora più potente e capillare per diffondere idee estremiste. L’ultimo tweet è eloquente al riguardo e segna il punto più basso di questa deriva: subito dopo la notizia del recente tentato attentato a Trump ha insinuato in modo ambiguo che fosse “strano” che nessuno avesse ancora tentato di assassinare Joe Biden o Kamala Harris. Sebbene poi abbia cancellato il tweet e dichiarato che si trattava di una battuta, ha comunque alimentato la tensione e la violenza politica, elementi che già permeano il discorso pubblico.

Twitter, o meglio X, da piattaforma per la libertà di espressione è diventato oggi uno strumento sofisticato di propaganda politica. Ogni tweet di Musk, amplificato da un algoritmo progettato per favorire i suoi contenuti, ha il potenziale di influenzare milioni di persone in tempo reale. Ogni post, ogni commento, ogni battuta non sono semplici interazioni casuali, ma pezzi di un puzzle più grande che si incastra perfettamente nel progetto di Trump per il ritorno alla Casa Bianca. Sia Musk che Trump sfruttano oggi la loro posizione di potere non solo per promuovere le loro idee malsane, ma per creare un’ecosistema in cui la verità è fluida, malleabile, una moneta di scambio da usare a piacimento. Trump aveva già capito come manipolare l’opinione pubblica attraverso Fox News e altri media conservatori, ma Musk ha portato questa strategia su un nuovo livello, in cui i confini tra informazione e disinformazione sono praticamente inesistenti. Sotto la gestione di Musk, X non è solo un megafono per l’estrema destra, è diventato un laboratorio di idee radicali, un campo di addestramento per l’ideologia trumpiana. Le teorie del complotto, una volta marginali, trovano oggi spazio e legittimazione proprio grazie all’influenza di Musk. La sua piattaforma ha permesso che discorsi razzisti, xenofobi e sessisti si diffondessero senza freni, attirando l’attenzione di milioni di persone in tutto il mondo. Ricordiamo che di recente l’uomo più ricco del mondo si è spinto fino a condividere l’opinione dell’ex conduttore di Fox Tucker Carlson – popolarissimo negli ambienti dell’ultradestra – sul revisionismo dell’Olocausto con l’approvazione: “Molto interessante. Vale la pena guardarlo”. 

Ma cosa significa tutto questo per il futuro degli Stati Uniti? È qui che l’alleanza tra Musk e Trump diventa particolarmente pericolosa. Entrambi hanno compreso che la battaglia per il potere non si gioca solo nelle urne, ma nell’arena dell’opinione pubblica, dove la percezione diventa realtà. E con l’approssimarsi delle elezioni presidenziali, il ruolo di Musk sarà sempre più cruciale. Le sue idee, i suoi tweet, il suo controllo su X rappresentano decisamente una componente strutturale della strategia di Trump per riconquistare la presidenza.

C’è da chiedersi cosa succederebbe se Trump riuscisse a tornare al potere con Musk al suo fianco. La loro collaborazione potrebbe portare verosimilmente a una forma inedita di autoritarismo digitale, in cui le voci dissidenti vengono messe a tacere non con la censura, ma con una sovraesposizione sistematica di falsità e propaganda. La retorica del patron di Tesla e di X, combinata con la brutalità politica di Trump, ha il potenziale di erodere i fondamenti stessi della democrazia americana, rendendo sempre più difficile distinguere tra verità e menzogna, tra realtà e finzione. L’impatto di questa unione si fa sentire già ora, con la politica americana che si frammenta, con il discorso pubblico sempre più radicalizzato e le tensioni sociali che aumentano. Gli Stati Uniti, una volta faro di democrazia e pluralismo, rischiano pertanto di scivolare verso un futuro dominato da oligarchi tecnologici e leader populisti, pronti a sfruttare la tecnologia non per il progresso, ma per il controllo. Appare evidente che se non si agisce rapidamente per arginare questa deriva, il prezzo da pagare potrebbe essere altissimo. L’alleanza tra Elon Musk e Donald Trump non è solo un capitolo del presente politico americano, ma un segnale d’allarme per ciò che potrebbe avvenire nei prossimi anni. Il loro legame, costruito su una visione comune di potere e dominio, potrebbe segnare l’inizio di un’epoca di caos e disgregazione, in cui le istituzioni democratiche, già fragili, potrebbero non sopravvivere all’assalto di forze tanto potenti quanto imprevedibili.

In questo scenario Kamala Harris è chiamata ad affrontare una sfida politica e tecnologica senza precedenti. Tuttavia la candidata democratica non può limitarsi – come suggeriscono molti osservatori – a un messaggio difensivo: dovrà avere la forza e la capacità di proiettare una visione positiva del futuro degli Stati Uniti, una visione che sappia contrastare la narrativa distopica offerta da Trump e amplificata dalla potenza di fuoco tecnologica di Musk. Molti si chiedono però se la candidata democratica alla Presidenza degli Stati Uniti sarà capace – nel poco tempo che rimane da oggi alla data delle elezioni – di adottare una strategia digitale altrettanto sofisticata e arrivare a edificare un’adeguata infrastruttura tecnologica in grado di monitorare, rispondere e neutralizzare la disinformazione in tempo reale. Un passo fondamentale sarà quello di ottenere la collaborazione delle principali piattaforme social che oggi non sono sotto il controllo di Musk, come Facebook, Instagram e TikTok, per garantire che il flusso di informazioni politiche rimanga trasparente e verificato. L’uso di fact-checking in tempo reale sarà cruciale per evitare che le menzogne virali, come quelle amplificate da Musk su X, possano dettare il discorso pubblico e riuscire a contrastare ogni narrazione tossica prima che si propaghi su larga scala.

Sebastiano Catte, com.unica 21 settembre 2024

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