L’OIM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, l’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e l’UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, erano presenti ieri, 2 ottobre, a Lampedusa per commemorare l’undicesima Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, istituita per ricordare i 368 rifugiati e migranti morti nel tragico naufragio avvenuto al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013.

Negli ultimi 11 anni sono oltre 30.000 le vittime registrate dal 2014 a oggi, di cui quasi 24.000 lungo la rotta del Mediterraneo centrale, che si conferma come una delle rotte più pericolose a livello globale. Solo nel 2024, già oltre 1.229 persone hanno perso la vita lungo questa rotta. Tra loro molte persone di minore età, tra cui neonati e bambini e adolescenti che viaggiano da soli, senza figure adulte di riferimento.

Molte delle persone che affrontano questi viaggi sono in fuga da conflitti, povertà estrema, discriminazioni e violenze subite nei paesi di transito o di prima destinazione, ma anche dall’impatto devastante dei cambiamenti climatici. Tentano la traversata partendo dalla Tunisia a bordo di barchini di ferro, o con pescherecci dalla Libia, imbarcazioni sempre inadatte alla navigazione ed estremamente pericolose.

“Queste tragedie sono evitabili e la necessità di fornire una risposta significativa non può essere più rimandata. Salvare vite umane non è un’opzione. È un obbligo legale. È un imperativo morale”, sottolineano le agenzie Onu, sollecitando “sforzi ulteriori a livello europeo per rafforzare la cooperazione in operazioni coordinate di ricerca e soccorso a supporto del prezioso lavoro salvavita della Guardia Costiera italiana in uno spirito di condivisione delle responsabilità e solidarietà tra i Paesi di primo approdo. Esortiamo inoltre gli Stati ad ampliare percorsi sicuri e regolari come i corridoi umanitari, universitari e lavorativi, le evacuazioni di emergenza ed il programma di reinsediamento per chi cerca protezione e asilo, per le persone più vulnerabili, o per chi desidera ricongiungersi con i propri familiari, al fine di ridurre la dipendenza dalle pericolose traversate via mare in mano a trafficanti senza scrupoli”.

L’OIM, l’UNHCR e l’UNICEF continuano a essere presenti sul campo con attività nei principali luoghi di approdo e transito con l’obiettivo di salvare vite umane e garantire i diritti fondamentali della persona. Le organizzazioni rinnovano inoltre l’impegno a collaborare con le autorità nazionali e locali per cercare soluzioni sostenibili alla crisi umanitaria nel Mediterraneo.

com.unica, 3 ottobre 2024

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