Trump, Putin e Musk: l’ombra dell’autocrazia nell’America di oggi
Fiona Hill, ex consigliera della Casa Bianca, spiega in un’intervista al Politico perché con il ritorno dell’ex presidente gli Usa rischiano una governance autoreferenziale e oligarchica
L’intervista a Fiona Hill, esperta di relazioni internazionali ed ex consigliera del presidente Trump, pubblicata su Il Politico (a cura di Maura Reynolds), offre un’analisi critica della crescente influenza di una classe di super-ricchi nell’arena politica americana. La Hill evidenzia come figure di spicco come Donald Trump, Elon Musk e Vladimir Putin mostrino dinamiche comuni di potere, tipiche di un’oligarchia emergente negli Stati Uniti. L’ex consigliera sostiene che, al di là delle apparenti differenze, queste figure condividano un modello di potere autoreferenziale e globale, che va oltre l’interesse nazionale e punta a consolidare il proprio controllo politico ed economico.
Hill sostiene che la relazione tra Trump e Putin va oltre la diplomazia tradizionale. Trump considera Putin un “pari”, un leader forte che rappresenta il modello di governance che lui stesso aspira a seguire. Putin, dal canto suo, non è interessato alla prosperità degli Stati Uniti, ma alla loro debolezza, in modo da aumentare l’influenza russa a livello globale. Hill sottolinea come Trump sembri ricettivo verso le idee di Putin e di altri leader autocratici, alimentando un’atmosfera di divisione interna negli Stati Uniti, che facilita il controllo della popolazione attraverso l’antagonismo.
Un esempio che Hill ricorda è il vertice di Helsinki nel 2018, quando Trump elogiò Putin di fronte alla stampa internazionale, un episodio emblematico del potere manipolativo di Putin: “Putin sa come lavorare sulla vanità degli altri, un’abilità affinata dai suoi anni nel KGB, e Trump sembra molto suscettibile a questa dinamica.”
Elon Musk: il magnate “oligarca”
Secondo Hill, Musk rappresenta un tipo di potere nuovo e senza precedenti: non solo è uno dei miliardari più influenti al mondo, ma ha acquisito anche il controllo della piattaforma di comunicazione X (ex Twitter), che funge da megafono per le sue opinioni e da veicolo per disinformazione proveniente da paesi avversari degli Stati Uniti, come Russia e Cina. Per Hill, Musk agisce non come un imprenditore patriottico ma come un’oligarca globale, le cui decisioni sono guidate dai propri interessi economici e non da un senso di appartenenza a una nazione. La sua stretta connessione con Trump, che potrebbe garantirgli un’influenza diretta sul governo americano, rappresenta per Hill un segnale preoccupante: “Musk sostiene Trump non per il bene dei cittadini americani, ma per promuovere le sue aziende e il suo status globale.”
L’evoluzione verso un modello di tipo oligarchico
Per Hill, i recenti eventi negli Stati Uniti mostrano segni di una trasformazione oligarchica. L’influenza di miliardari come Musk e Jeff Bezos, proprietari rispettivamente di X e del Washington Post, solleva preoccupazioni sulla libertà dei media e sull’indipendenza del sistema economico. La scelta dei proprietari di giornali di evitare endorsement politici, spesso per proteggere interessi economici che potrebbero essere minacciati da un ritorno di Trump, rappresenta per Hill un segnale di come l’autonomia editoriale stia cedendo all’influenza di potenti interessi privati.
Secondo Hill, queste dinamiche oligarchiche minano il libero mercato, riducendo le opportunità per piccole e medie imprese e consolidando il potere in un numero ristretto di mani. L’inflazione, la crescita dei prezzi e la riduzione della concorrenza rappresentano un impatto diretto per i consumatori, portando la società verso un sistema in cui solo una ristretta cerchia di potenti può prosperare.
Il rischio di un governo “transazionale” e le implicazioni per la democrazia
Hill critica anche il concetto di governo “transazionale” promosso da Trump, un approccio in cui ogni decisione viene valutata in termini di profitto personale e relazioni di scambio tra potenti. Questo modello, secondo Hill, è pericolosamente vicino a quello delle autocrazie: “Quando i leader iniziano a trattare il governo come un’impresa da cui trarre profitto, i cittadini diventano un elemento secondario. Questo approccio alimenta la corruzione e indebolisce le strutture democratiche”.
Fiona Hill ci avverte pertanto che la deriva oligarchica negli Stati Uniti non è solo una minaccia teorica, ma una realtà in evoluzione. La combinazione di ricchezza estrema, potere mediatico e controllo delle istituzioni pubbliche da parte di miliardari e leader autoritari potrebbe portare gli Stati Uniti a perdere la propria identità democratica. La democrazia americana, spiega, è a rischio di essere sostituita da una “democrazia di facciata”, dove tutto è subordinato al potere di pochi, mentre la partecipazione e i diritti dei cittadini vengono ridotti.
com.unica, 29 ottobre 2024 (Fonte: Il Politico)