Autocrazie, Anne Applebaum ci guida attraverso la rete oscura delle dittature moderne
L’ultimo saggio della storica-giornalista Premio Pulitzer è anche un appello per la difesa della democrazia
Anne Applebaum, storica e giornalista di fama mondiale e vincitrice del Premio Pulitzer, torna a scuotere le coscienze con il suo ultimo saggio, Autocrazie: Chi sono i dittatori che vogliono governare il mondo (Mondadori). Con una prosa incisiva Applebaum ci offre una mappa molto dettagliata delle nuove forme di autoritarismo, in un mondo che sembra scivolare sempre più verso un’era caratterizzata da un potere fortemente centralizzato.
Con la Russia di Vladimir Putin impegnata nella brutale invasione dell’Ucraina e la Cina di Xi Jinping che rafforza il suo controllo sia interno che esterno, il libro di Applebaum non potrebbe essere più attuale. L’autrice, che ha già esplorato il lato oscuro del potere totalitario nei suoi lavori precedenti, tra cui “Gulag: A History” e “Iron Curtain”, ora ci invita a considerare l’autocrazia moderna non come un fenomeno isolato ma come una rete globale di potere, arricchimento e repressione.
“Abbiamo tutti in mente l’immagine un po’ caricaturale di uno stato autocratico,” scrive Applebaum, “c’è un cattivo al vertice, che controlla l’esercito e la polizia.” Tuttavia, continua, questa visione è ormai obsoleta. Le autocrazie odierne non sono governate da un solo despota, ma da reti sofisticate che uniscono strutture finanziarie cleptocratiche, servizi di sicurezza e tecnologie avanzate per la sorveglianza e la disinformazione. Queste reti non si fermano ai confini nazionali: aziende corrotte di una dittatura fanno affari con le loro controparti di un’altra, mentre troll farms e reti mediatiche propagano la propaganda di vari regimi autocratici. L’immagine proposta da Applebaum è quella di un’“Autocrazia S.p.A.”: un conglomerato senza una vera ideologia comune, ma con un obiettivo condiviso. “Il loro nemico è il mondo democratico, l’Occidente, la NATO, l’Unione Europea; il loro nemico sono gli oppositori interni democratici e le idee liberali che li ispirano,” osserva l’autrice. Questo modello è lontano dalle alleanze ideologiche della Guerra Fredda e oggi abbraccia una logica più pragmatica e opportunistica. Una delle innovazioni più inquietanti di queste reti è il loro approccio al denaro e alla ricchezza. A differenza dei leader fascisti e comunisti del passato, che celavano la loro avidità dietro apparati di partito, gli autocrati moderni possiedono apertamente opulenti residenze e strutturano le loro operazioni sotto forma di imprese speculative. Questo legame brutale con la ricchezza alimenta non solo la loro sopravvivenza, ma anche la loro espansione.
Nel panorama descritto da Applebaum, la Cina emerge come il fulcro di questa rete globale. Pechino non solo offre supporto finanziario a regimi come quelli di Teheran, Caracas o Minsk, ma rappresenta anche un modello per la repressione tecnologica e per l’uso strategico delle risorse economiche. “Non è un blocco,” spiega Applebaum, “ma opera come un agglomerato di compagnie, legate tra loro non dall’ideologia ma da una spietata determinazione a preservare il proprio potere.” L’ambizione cinese, intrecciata con quella russa, si manifesta in un’alleanza pragmatica che mira a ridefinire l’ordine mondiale in chiave illiberale. Attraverso infrastrutture come la Belt and Road Initiative e partnership strategiche con paesi in via di sviluppo, la Cina sta costruendo un sistema che sfida apertamente i valori democratici occidentali.
In un mondo sempre più interconnesso, l’autrice ci ricorda che la minaccia dell’autocrazia non si limita ai confini dei regimi repressivi. Le tecnologie sviluppate per la sorveglianza in Cina trovano applicazione nelle democrazie occidentali; il denaro riciclato da oligarchi russi finanzia progetti immobiliari in Europa e negli Stati Uniti; le campagne di disinformazione mirano a minare la fiducia nelle istituzioni democratiche. Una delle parti più illuminanti del libro è l’analisi di come questi regimi collaborino per eludere le sanzioni e rafforzare la loro influenza. La repressione in Bielorussia, la cleptocrazia in Venezuela e l’espansionismo militare della Russia sono presentati non come eventi isolati, ma come tasselli di un puzzle più grande. “L’autocrazia non è un tratto genetico,” scrive Applebaum. “È un sistema politico, e in quanto tale può cambiare.” Questo messaggio di speranza è accompagnato da un potente appello a difendere i valori democratici, non solo attraverso politiche internazionali, ma anche attraverso una rinnovata attenzione alla trasparenza e alla responsabilità all’interno delle democrazie stesse.
Anne Applebaum ci invita pertanto a non abbassare la guardia, ricordandoci che la lotta per la libertà e la democrazia deve essere una battaglia costante. “Se giudici e giornalisti sono liberi, possono denunciare la corruzione. Se il sistema politico consente ai cittadini di influenzare il governo, possono cambiare il regime.” In un’epoca in cui i confini tra democrazia e autoritarismo si fanno sempre più sfumati, questo saggio è una lettura imprescindibile per chiunque voglia comprendere le dinamiche globali e difendere i valori su cui si fondano le nostre società, una bussola per orientarsi in un mondo sempre più complesso e pericoloso.
Sebastiano Catte, com.unica 4 gennaio 2025