Il ricordo di una pagina storica che ha segnato il legame tra tradizione e modernità: la vittoria del buttero Augusto Imperiali contro il mitico Buffalo Bill

Era l’8 Marzo 1890 quando questo coraggioso buttero, simbolo della cultura equestre italiana, si trovò a fronteggiare il famoso showman americano in una sfida di abilità e destrezza che si tenne a Roma nella tenuta Tanlongo proprio nell’arena dello spettacolo “Buffalo Bill West Show“.

Ma chi erano i butteri? Questi straordinari uomini, custodi di una tradizione secolare, avevano un ruolo fondamentale nell’addestramento dei cavalli per l’esercito italiano. La loro esperienza e il loro legame con gli animali erano essenziali per garantire la preparazione dei cavalli da guerra, che dovevano essere non solo forti, ma anche docili e pronti a rispondere ai comandi in situazioni di alta tensione.

La vittoria di Imperiali non fu solo una questione di orgoglio personale; rappresentò una rivincita per la cultura italiana e per tutti i butteri laziali, che con passione e dedizione lavoravano nei pascoli dell’Agro pontino, tra questi ricordiamo il valore di Domenico Bucci, Francesco Costanzi, Cesare Fabbri, Achille Fasciani, Achille Laurenti, Angelo Petecchi, Bernardino Quinti, Filippo Valentini e Augusto Imperiali, il più noto del gruppo all’epoca trentenne , che sussurrava ai cavalli.

Il buttero Augusto Imperiali

Quella sfida mise in luce le abilità uniche dei butteri, spesso trascurate rispetto ai cowboy americani, ma altrettanto valide e ricche di storia. Da alcuni articoli del passato e giornali dell’epoca si apprese che la sfida ebbe inizio con l’arrivo da Cisterna nelle stalle di Palazzo Caetani di sei puledri , scelti tra quelli talmente focosi da essere stati rifiutati da ben quattro acquirenti.

Dopo un sopralluogo della polizia e del genio civile il 4 marzo i cavalli furono trasferiti nelle stalle del Wild West Show, ma non appena messi in stalla con quelli americani si imbizzarrirono e due di essi si scorticarono i carretti e il ventre e dovettero essere esclusi dalla gara. La sfida ebbe luogo sotto una tempesta di pioggia e vento, davanti al meglio dell’aristocrazia e della politica romana.

La sfida tra Buffalo Bill (a sinistra) e Augusto Imperiali (a destra)

La prefettura aveva fatto rinforzare e rialzare di 40 cm i parapetti che separavano il pubblico dalla pista. L’incasso fu di oltre 25.000 lire, grazie anche alla vendita di 500 posti supplementari.
Durante la sfida Cody promise ai suoi cowboy che se fossero riusciti a sellare e domare i cavalli, gli avrebbe offerto pranzo e doppia paga come extra, ma i cowboy misero per tre volte il laccio ai puledri e per tre volte questi lo ruppero. Buffalo Bill si dichiarò allora ammirato per la forza di collo dei puledri cisternesi spiegando che quelli messicani, i più robusti mai conosciuti da lui, non erano mai riusciti a spezzare le loro corde, mentre cisternesi ne avevano spezzati tre e quindi se pur domati avevano salvato l’onore della razza. I butteri invece vinsero la sfida, perché riuscirono a sellare e domare i cavalli con una tecnica infallibile, con fermezza e audacia.

Oggi, ricordiamo questa ricorrenza non solo come un evento sportivo, ma come un momento cruciale per la valorizzazione delle tante eccellenze italiane. I butteri continuano a rappresentare anche oggi un patrimonio culturale inestimabile, simbolo di resilienza e competenza. La loro arte di domare i cavalli è un’abilità che va preservata e celebrata, poiché è parte integrante della nostra identità. Ogni volta che pensiamo ai butteri, ci dobbiamo ricordare della loro importanza storica e del loro contributo all’evoluzione dell’equitazione in Italia.

I cavalli di Cisterna erano molto apprezzati fin dal Medioevo, tanto che la commissione militare di rimonta, incaricata degli acquisti di cavalli per la cavalleria e di muli per artiglieria di montagna, trovava nelle due fiere della cittadina, che si svolgevano ogni anno, tutti i capi necessari. È importante ricordare inoltre che l’animale più facilmente ricollegabile alla Grande Guerra nell’immaginario collettivo è senza dubbio il cavallo. Si stima che i cavalli impiegati sui vari fronti di guerra furono quasi dieci milioni, adibiti ai traini dei cannoni, dei carri, per le colonne di salmerie. In guerra morirono oltre 8 milioni tra cavalli, muli e asini.

Nella Seconda Guerra Mondiale si assistette ad un fatto a dir poco epocale, dopo secoli e secoli, i cavalli, aggiungerei per fortuna loro, furono sostituiti da mezzi blindati e corazzati.

Ilaria Pisciottani, com.unica 8 febbraio 2025

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