Intervista a tutto campo al fondatore di Microsoft su “The New Yorker”. Dall’impegno filantropico ai rapporti con l’amministrazione Trump al futuro segnato dall’intelligenza artificiale

A prima vista, Bill Gates potrebbe sembrare oggi un outsider nel mondo della tecnologia di oggi. Eppure, il fondatore di Microsoft – con una fortuna personale superiore ai cento miliardi di dollari – è stato per anni il volto stesso del potere tecnologico globale. Oggi, però, si distingue dai nuovi miliardari della Silicon Valley che hanno stretto legami con Donald Trump e il movimento MAGA. Elon Musk, Jeff Bezos e Mark Zuckerberg sembrano aver accettato senza esitazioni l’influenza politica dell’ex presidente, mentre Gates mantiene un profilo più discreto, focalizzando la sua attenzione su salute pubblica e filantropia.

Nonostante Gates abbia sostenuto finanziariamente la campagna elettorale di Kamala Harris, il magnate della tecnologia non ha esitato a cercare un dialogo con Donald Trump dopo la sua vittoria. “Il Presidente Trump è stato eletto e prenderà molte decisioni di politica”, ha detto Gates a David Remnick nella sua lunga intervista concessa perThe New Yorker. “Ho voluto incontrarlo subito dopo Natale e sono andato a Mar-a-Lago per una cena molto lunga e, direi, davvero positiva.” Tra gli argomenti affrontati durante il colloquio, Gates ha voluto discutere in particolare del futuro del programma PEPFAR (President’s Emergency Plan for AIDS Relief), un’iniziativa americana che fornisce cure salvavita a milioni di persone affette da HIV nel mondo. “Gli ho spiegato perché dovremmo mantenere il programma e che possiamo innovare per arrivare a una cura definitiva”, ha dichiarato. “Gli ho anche suggerito di guardare a Operation Warp Speed, il modello utilizzato per accelerare la produzione dei vaccini contro il COVID-19, e di applicarlo alla ricerca su una cura per l’HIV.” Secondo Gates, Trump ha reagito con interesse e apertura alla discussione: “Era piuttosto entusiasta. Ho parlato anche della poliomielite e di quanto sia fondamentale che governi come quello del Pakistan diano priorità alle campagne di vaccinazione.”

Ma Gates non è ingenuo: sa bene che la sua influenza può avere dei limiti. “Ho avuto la sua attenzione per tre ore. È stato incredibilmente gentile. Ma questo non significa che qualcun altro non possa entrare e dire che i fondi per l’HIV devono essere tagliati.”

I miliardari della tecnologia e il potere politico

Uno dei temi centrali della conversazione con Remnick è stato il ruolo dei nuovi oligarchi della tecnologia. In un’epoca in cui personaggi come Musk e Zuckerberg stanno stringendo alleanze con Trump, Gates sembra prendere una direzione diversa. “Noi della Gates Foundation cerchiamo di aiutare chiunque sia al governo a prendere le decisioni migliori. Non siamo all’opposizione, continuiamo la collaborazione con qualsiasi amministrazione”, ha affermato. Quando Remnick gli ha chiesto se fosse preoccupato per il crescente potere politico delle grandi aziende tecnologiche e per la loro influenza sui media, Gates ha ammesso che la questione è complessa. “Il problema è bilanciare il rispetto per i principi fondamentali con la necessità di adattarsi ai cambiamenti politici.” Sulla crescente influenza di Elon Musk e Mark Zuckerberg ha preferito non esporsi troppo, ma ha riconosciuto che “alcuni potrebbero essere andati troppo oltre.”

Intelligenza artificiale: rivoluzione o minaccia?

Un altro argomento su cui Gates ha espresso opinioni forti è l’intelligenza artificiale. L’innovazione tecnologica è stata il motore della sua carriera, ma l’IA, secondo lui, rappresenta un salto di qualità inedito. “L’intelligenza artificiale è la tecnologia più profonda della mia vita”, ha detto. “È il culmine di tutto ciò su cui ho lavorato, ma è anche qualcosa di più grande, perché supera le capacità umane in molte aree.” Gates si dice entusiasta del potenziale dell’IA in ambito medico ed educativo, ma è preoccupato per il suo impatto sul mercato del lavoro e sulla società: “Rimodellerà il mercato del lavoro in modo drammatico. Certo, il tempo libero dovrebbe essere una cosa positiva, ma solo se le persone trovano un senso di scopo e significato nelle loro vite.”

Alla domanda su come la politica dovrebbe affrontare questa rivoluzione, Gates ha risposto con una certa preoccupazione: “I politici sono al comando, e la democrazia è meglio di qualsiasi altra alternativa. Ma sono rimasto sorpreso da quanto poco si sia discusso di intelligenza artificiale nelle elezioni del 2024. Scommetto che nel 2028 sarà il tema principale.”

Vaccini e teorie del complotto

Durante l’intervista inevitabile il riferimento anche il tema dei vaccini: è noto infatti che il nome di Bill Gates è stato al centro di numerose teorie del complotto, in particolare durante la pandemia di COVID-19. Una delle più assurde sosteneva che volesse usare i vaccini per impiantare microchip nelle persone. “Non potevo credere alla follia che si stava diffondendo”, ha dichiarato. “Robert Kennedy Jr. ha promosso alcune di queste assurdità. Ha scritto un libro in cui affermava che Fauci e io uccidiamo milioni di persone per fare soldi. In realtà, io dono miliardi per salvare milioni di vite, non il contrario.” Gates ha sottolineato che lo scetticismo sui vaccini è in parte legato alla natura stessa dell’immunizzazione: “L’idea di infilare aghi nei bambini, farli piangere e far venire loro la febbre per proteggerli non è intuitiva. Ma nei paesi in cui lavoriamo, se la copertura vaccinale cala, i bambini iniziano a morire di morbillo. Negli Stati Uniti, invece, queste malattie sono rare, e questo porta a una certa rilassatezza che può essere pericolosa.”

Riflessioni personali e rimpianti

Verso la fine dell’intervista, Remnick ha chiesto a Gates quali siano i suoi più grandi rimpianti. “Ci sono molte cose che ho impiegato troppo tempo a imparare. Per esempio, coinvolgere persone con competenze diverse dalla mia, non solo orientate al QI scientifico”, ha ammesso. Ma il rimpianto più grande sembra riguardare la sua vita personale: “Senza entrare nei dettagli, sono dispiaciuto per il mio divorzio da Melinda. Nel complesso, sono stato incredibilmente fortunato nella mia vita. Dire che avrei voluto fare qualcosa di meglio sarebbe quasi ingrato.”

Infine, Gates ha ammesso una certa impotenza di fronte alle sfide della tecnologia e della società: “Vorrei avere risposte migliori su come migliorare i social network. So che è un problema, ma a differenza di polio e malaria, dove so esattamente cosa fare, su questo fronte dobbiamo ancora trovare le soluzioni.”

Un futuro incerto

L’intervista con The New Yorker rivela un Gates consapevole dei cambiamenti politici e tecnologici in corso, ma anche delle proprie responsabilità e limiti. Se un tempo vedeva il progresso digitale come un bene assoluto, oggi riconosce che l’innovazione può avere conseguenze impreviste. Mentre i nuovi miliardari della Silicon Valley si avvicinano al potere con disinvoltura, Gates sceglie un approccio più prudente, consapevole che il vero impatto di una fortuna come la sua si misura non solo in dollari, ma nelle scelte che si fanno per il bene comune.

(a cura di Sebastiano Catte, com.unica 9 febbraio 2025)

Fonte https://www.newyorker.com/podcast/the-new-yorker-radio-hour/bill-gates-on-his-new-memoir-and-dining-with-donald-trump-at-mar-a-lago

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