Pace o spartizione? Il futuro dell’Ucraina deciso senza l’Ucraina
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Lo storico Tymothy Snyder: “Esiste un principio basilare nel diritto internazionale: l’aggressore non può essere premiato. La pace può essere raggiunta solo se la Russia ritira le sue truppe”
Oggi, mentre i soldati russi attaccheranno ancora una volta l’Ucraina e i droni colpiranno le case dei civili, in una sala riservata di un lussuoso hotel in Arabia Saudita si discuterà del futuro del paese invaso. Al tavolo delle trattative ci saranno funzionari russi e delegati americani. Ma non ci saranno ucraini. L’evento viene presentato al mondo come “negoziati di pace”, ma la realtà è ben diversa, avverte Timothy Snyder, storico dell’Università di Yale e autore di importanti saggi sulla storia dell’Europa centrale e orientale. “Mettere in discussione la parola ‘pace’ è fondamentale”, scrive Snyder sul suo blog (qui il link all’articolo in inglese). “Gli Stati Uniti e la Russia non sono in guerra tra loro. È la Russia che ha invaso l’Ucraina. Parlare di negoziati senza coinvolgere Kiev equivale a sancire un gioco geopolitico in cui la vittima non ha voce in capitolo”. Per Mosca, questi colloqui non sono altro che una vittoria diplomatica, un modo per accreditarsi agli occhi del mondo senza dover rinunciare ai propri obiettivi di guerra, che restano “massimalisti, compresa la distruzione dell’Ucraina”.
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Tymothy Snyder (dal sito della Yale University)
Uno degli aspetti più inquietanti, sottolinea lo storico, è la goffaggine con cui gli Stati Uniti si stanno muovendo in questa partita. “Trump e i suoi uomini continuano a ribadire che gli Stati Uniti hanno fretta. Ma nessun negoziatore si comporterebbe così: ammettere pubblicamente un’urgenza significa concedere all’avversario il vantaggio di prendere tempo per ottenere concessioni”. Ma non è solo questione di incompetenza. Trump e il suo entourage hanno già fatto concessioni su punti essenziali: “territorio, adesione alla NATO, tempistiche elettorali, persino l’esistenza dell’Ucraina”. Tutto, insomma, sembra suggerire che questi colloqui non siano affatto negoziati, ma “un incontro tra persone che, di fatto, giocano dalla stessa parte”.
Il fatto che l’Ucraina non sia presente a questi colloqui non è solo un’ingiustizia diplomatica, ma rievoca momenti bui della storia europea. Snyder evoca analogie inquietanti: “Ogni volta che si è parlato di un paese senza il coinvolgimento dei suoi rappresentanti, le conseguenze sono state disastrose: dagli Accordi di Monaco del 1938 al Patto Molotov-Ribbentrop del 1939”. Non c’è bisogno di essere esperti di storia per capire che quando un popolo non ha voce in capitolo sul proprio destino, finisce per essere sacrificato agli interessi altrui.
Nel suo intervento, Snyder non si limita a denunciare la fragilità delle posizioni americane, ma sottolinea come “pace” non significhi semplicemente cessare il fuoco. “Esiste un principio basilare nel diritto internazionale: l’aggressore non può essere premiato. La pace può essere raggiunta in un solo modo: se la Russia ritira le sue truppe”. Qualsiasi altra soluzione rischia di non essere altro che una pausa prima di una nuova aggressione.
Questi colloqui rappresentano un’occasione d’oro per la propaganda russa. “La narrativa del Cremlino ha sempre puntato a minare la legittimità dell’Ucraina come stato indipendente, screditandone la leadership e manipolando la percezione internazionale della guerra”. L’obiettivo non è solo ottenere concessioni territoriali, ma ridisegnare l’ordine globale in un modo che permetta alla Russia di dettare legge.
Ma se la propaganda russa è prevedibile, altrettanto insidiosa è quella americana. “I collaboratori di Trump diffondono il mito che sostenere l’Ucraina sia uno spreco di risorse americane. Ma la realtà è ben diversa: la maggior parte dei fondi destinati all’Ucraina rimane negli Stati Uniti sotto forma di investimenti nell’industria bellica e nell’occupazione”. Inoltre, sottolinea Snyder, “il contributo americano alla difesa ucraina è minore di quello europeo, e gli effetti economici delle sanzioni sulla Russia hanno pesato molto di più sugli europei che sugli americani”.
Alla luce di tutto ciò, Snyder suggerisce tre possibili interpretazioni di questi colloqui. “La prima è che gli americani vogliano sinceramente la pace, ma siano semplicemente incompetenti. La seconda è che l’incompetenza sia voluta, per favorire un accordo già scritto tra Russia e Stati Uniti, a spese dell’Ucraina. La terza, la più inquietante, è che Putin e Trump abbiano già concordato un piano per la spartizione coloniale dell’Ucraina, e che queste discussioni servano solo a dare una parvenza di legittimità a un progetto già deciso”.
La vera domanda, conclude Snyder, è se “nel ripetere la formula ‘negoziati di pace’ non stiamo tutti contribuendo a un’illusione”. Non si tratta di trovare un compromesso, ma di capire se questi colloqui servano a costruire una pace giusta o a legittimare un nuovo ordine mondiale in cui l’aggressione viene premiata e il diritto internazionale viene calpestato. Mentre i bombardamenti continuano e le vite vengono spezzate, il rischio più grande è che la storia stia per ripetersi, con l’Ucraina relegata al ruolo di vittima sacrificale in una partita truccata.
(a cura di Sebastiano Catte, com.unica 18 febbraio 2025)