Il discorso della premier Giorgia Meloni in Senato Senato alla vigilia del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo

L’Europa deve scegliere: continuare a dipendere dagli altri per la propria sicurezza o costruire un sistema di difesa solido, autonomo e competitivo. È questo il messaggio che Giorgia Meloni ha lanciato al Senato alla vigilia del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo. Il piano “ReArm Europe” presentato da Ursula von der Leyen sarà uno dei temi chiave del summit, ma per la premier italiana il nome è già un problema. “Non si tratta di riarmare, ma di difendere l’Europa”, ha chiarito.

Il progetto della Commissione Europea prevede investimenti per 800 miliardi di euro in sicurezza e difesa, ma Meloni ha voluto smontare alcuni luoghi comuni: “Non stiamo parlando di acquistare armi all’estero, ma di rafforzare la competitività delle nostre industrie e garantire la sicurezza dell’Europa in senso ampio, dalla cybersicurezza alla protezione delle infrastrutture strategiche”. Il piano, secondo la premier, dovrebbe chiamarsi “Defend Europe”, per rendere chiaro che l’obiettivo non è il riarmo fine a sé stesso, ma la costruzione di un’Europa più sicura e autonoma.

Meloni ha poi toccato un punto cruciale: la relazione tra Europa e Stati Uniti. “Non è immaginabile costruire garanzie di sicurezza efficaci dividendo l’Europa e gli USA. Pensare che possiamo fare da soli è nella migliore delle ipotesi ingenuo, nella peggiore folle”, ha dichiarato. Nessuna volontà di sganciarsi dalla NATO, dunque, ma la necessità di rendere l’Europa un partner più forte e meno dipendente. A chi accusa il governo di assecondare Washington, Meloni ha risposto con pragmatismo: “O demandi la tua sicurezza ad altri, e gli altri decidono per te, o impari a difenderti da solo e decidi tu”. Il messaggio è chiaro: l’Europa deve assumersi le proprie responsabilità senza cercare scorciatoie.

Uno dei punti più controversi del dibattito sulla difesa comune è il nodo delle risorse. Secondo Meloni, è “una grossolana semplificazione” dire che più investimenti in sicurezza significhino meno risorse per scuola, sanità o welfare. “Se oggi mancano fondi per questi settori non è perché spendiamo in difesa, ma perché in passato si sono bruciati miliardi in misure populiste e prive di visione”. L’obiettivo è mobilitare investimenti privati e sfruttare le risorse europee senza compromettere il bilancio.

Nel suo intervento, la premier ha sottolineato che il rafforzamento della difesa europea può anche essere una leva di crescita economica. “L’Italia ha campioni assoluti nel settore della difesa e un tessuto di piccole e medie imprese altamente innovative. Stimolare la crescita in questo settore significa creare ricchezza da redistribuire”, ha affermato. In quest’ottica, l’Italia propone un sistema di garanzie pubbliche europee per attrarre investimenti privati nel settore della sicurezza, un modello simile a quello del programma “InvestEU”. Un approccio che punta a trasformare la difesa in un volano economico anziché in un costo da sostenere.

Meloni ha concluso il suo discorso con una citazione di Pericle: “La felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio”. Un richiamo alla necessità di affrontare le sfide con determinazione, senza cedere alle paure o alle polemiche sterili. “L’Italia ha tutte le carte in regola per attraversare questa tempesta”, ha detto con convinzione. Il Consiglio europeo sarà ora il banco di prova per capire se l’Europa è pronta a trasformare il piano “ReArm Europe” in un progetto serio di difesa comune o se rimarrà l’ennesima occasione persa.

com.unica, 19 marzo 2025

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