Riflessioni sulla Resistenza, guerra patriottica per l’indipendenza dell’Italia

Mai, come adesso, tempo di gran temperie, il termine di resistenza è attuale, come quella lontana difesa della libertà e momento di rivendicazione di un’identità nazionale che sembrava perduta per sempre e portò, invece, alla rinascita del nostro Paese.

Gli Alleati avrebbero voluto una Resistenza diversa, fatta di semplici “colpi di mano, sabotaggi, attentati” ad opera di piccoli gruppi, facilmente controllabili, per questo si opposero, finché poterono farlo, alla formazione di bande permanenti istituzionalizzate.

Invece accadde proprio quello che loro temevano: la progressiva organizzazione del movimento partigiano ebbe il significato politico di guerra patriottica per l’indipendenza del nostro Paese.

Dirà più tardi Ferruccio Parri, esponente di spicco del Partito d’Azione e responsabile militare CLNAI – Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, futuro Presidente del Consiglio dei Ministri: “A noi prima di tutto interessava il carattere dichiarato e manifesto di insurrezione nazionale “.

La distonia creatasi tra Alleati e partigiani risaliva all’inverno del 1944, quando gli Alleati sospesero ogni azione bellica dietro il fronte tedesco, lungo la “linea Gotica”, a ridosso degli Appennini.

Era chiaro che le loro esigenze belliche non erano le stesse dei partigiani, impegnati in una lotta che era politica prima ancora che militare, e che gli Alleati costrinsero a chiarire nei loro intenti in un documento redatto dal comunista Luigi Longo, dove si definiva il movimento partigiano come un movimento “nato dal basso”, espressione della solidarietà popolare e nazionale, come testimoniavano anche le numerose lettere di partigiani indomiti, condannati a morte.

Oggi che vengono meno certezze, che sembravano consolidate nella storia del nostro tempo, comprendiamo meglio come il movimento partigiano fu anche momento di rivendicazione di un’identità nazionale che sembrava perduta.

Dentro però quell’idea di Nazione, pari nel sentire e nel volere a qualsiasi altra Nazione, non c’erano né il sovranismo né il nazionalismo con le degenerazioni che avevamo subito. Semmai c’era il germe di quello che sarà l’articolo 11 della Costituzione, cioè, una sovranità pronta a riconoscere i propri limiti, in condizioni di parità con altre Nazioni, in un ordinamento che assicuri fra loro la pace e la giustizia.

Era il concetto di “pace giusta” che sarà incorporato nel progetto europeo, come meta da raggiungere. Ed è la sovranità condivisa il progetto che oggi incontra l’ostilità di neo-imperialismi militarizzati che disegnano opposte egemonie per la spartizione del mondo.

Profetico, proprio per quanto detto, si rivela il discorso tenuto da Alcide De Gasperi a Strasburgo il 10 dicembre 1951 per la creazione di una forza di difesa europea, in cui lo statista trentino chiede la collaborazione di tutte le forze democratiche ed una rinnovata fiducia, soprattutto dell’America, nei destini dell’Europa.

Angela Casilli, com.unica 16 aprile 2025

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