La tensione resta alta in Egitto a ventiquattro ore dall’assalto nel Sinai di cinque basi militari da parte di jihadisti locali. Drammatico il bilancio delle vittime: 70 morti tra soldati, poliziotti e civili egiziani e 38 tra i miliziani islamisti, che hanno rivendicato l’attacco nel nome dello Stato Islamico. Un’aggressione che destabilizza ulteriormente l’area e che preoccupa Israele, come riporta il Corriere della Sera: “Ieri i droni israeliani monitoravano dal cielo la barriera tra Gaza e l’Egitto. Se i jet del Cairo hanno potuto volare sul Sinai, così vicino alla frontiera tra i due paesi, è solo perché Israele ha concesso il via libera: una cooperazione per fermare l’offensiva dello Stato Islamico”. Ieri inoltre, riporta il Corriere, le forze speciali egiziane hanno eliminato nove militanti dei Fratelli musulmani in un raid nei sobborghi del Cairo. Un azione risultato della politica di repressione del generale Al Sisi nei confronti del movimento islamico salito al potere con la presidenza Morsi nel dopo Mubarak ma destituito proprio dai soldati di Al Sisi un anno dopo. Lo scontro tra le due fazioni in Egitto continua, acuendo le spaccature all’interno della società.

(com.unica, 2 luglio 2015)

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