Ci ha raccontato la vita con una voce straordinaria, meritatamente paragonata a quella di the voice, come il Frank Sinatra francese. Il ricordo di Franco Seccia.

È un caso forse unico nella storia che un artista venga immortalato in vita con un monumento, una statua che lo raffigura ad altezza naturale nella città di Erevan in Armenia. È accaduto al grande Charles Aznavour, che è mancato oggi all’età di 94anni, essendo nato a Parigi il 22 maggio 1924 da genitori immigrati di origine armena.

Iniziò a cantare che era un bambino ma il successo incominciò ad arridergli quando giovane si incrociò con il mitico usignolo, il passerotto di Francia Edith Piaf che fu anche grande scopritore di talenti. Insieme girarono molto affascinando platee di famosi teatri anche all’altra parte del mondo. Ma Aznavour non solo cantava e canta ma scriveva e scrive le canzoni, e per la divina Piaf scrisse “…Ma l’amore è distrutto,. Tutto è crollato sulla mia vita schiacciando, calpestando, prendendo via il mio cuore, Jezebel, ma per te, io giro la terra andrò fino in fondo all’inferno, dove sei? Jezebel dove sei?…

Era il disperato canto d’amore di questa donna minuta che ebbe dal buon Dio nella voce tutto quanto e anche più di quello che la vita le aveva negato. E Aznavour ha saputo raccontare nelle sue canzoni le mille sfaccettature della vita, dall’assurdità di una patria etnicamente cancellata e negata “…Dio lo vedrà, provvederà per te, Armenia. Il mondo è con te, barriere non ce n’è la solidarietà, no, non ti mancherà rifiorirai, vedrai…”, alla tristezza di un amore finito con la dignità che impone “Il faut savoir, si deve sapere”, al canto struggente per la morte della mamma, alla nostalgia di anni passati nei caffè di Montmartre senza soldi ma ricchi di amore per Boheme, alla dignitosa rabbia di un tradimento consumato dinanzi a se come un “io tra di voi”, alla… Insomma Charles Aznavour ci ha raccontato e ci racconta la vita con una voce straordinaria meritatamente paragonata a quella del the voice come il Frank Sinatra francese.

Perdonatemi se con nessuno di voi non ho niente in comune: io sono un istrione a cui la scena dà la giusta dimensione” e che dimensione, un grande straordinario artista di dimensione immensa. 

Franco Seccia, com.unica 1 ottobre 2018

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