È un “progetto culturale pluriennale” quello che Alexander Pereira, sovrintendente e direttore artistico del Teatro alla Scala di Milano, ha presentato annunciando la Stagione 2018/2019 del prestigioso teatro meneghino.
“Negli ultimi anni la programmazione del Teatro alla Scala si è sviluppata secondo un progetto culturale le cui linee, articolate su diverse stagioni, sono chiaramente rintracciabili nella Stagione 2018/2019, che”, ha annunciato Pereira, “presenta 15 titoli nove dei quali sono nuove produzioni e due sono prime per la Scala”.
Al centro della proposta artistica del Teatro resta il repertorio italiano, che il teatro è impegnato a presentare nella sua interezza completando la programmazione delle opere di Verdi che sono state sempre presenti nelle stagioni scaligere con i cicli dedicati a Puccini, al Verismo (che tornerà nel 2020 con Fedora di Giordano e L’amore dei tre re di Montemezzi), al Belcanto.
Apre la Stagione dell’Opera 2018/2019 Attila di Giuseppe Verdi con la direzione di Riccardo Chailly in un allestimento di Davide Livermore, secondo titolo di un trittico sugli anni giovanili inaugurato da Giovanna d’Arco e di cui farà parte anche Macbeth. Protagonisti del 7 dicembre – che anche quest’anno sarà trasmesso in diretta da Rai1 dopo gli straordinari risultati degli ascolti di Madama Butterfly e Andrea Chénier gli anni scorsi – sono nella parte eponima Ildar Abdrazakov, il più importante basso della sua generazione, la giovane rivelazione Saioa Hernández come Odabella e Fabio Sartori, che riproporrà anche un’aria alternativa per la parte di Foresto.
A completamento del ciclo sul primo Verdi, dopo Ernani diretto da Ádám Fischer nel 2018, Michele Mariotti dirige nel 2019 un nuovo allestimento de I masnadieri con la regia di David McVicar. Dopo Simon Boccanegra e Don Carlo, Myung-Whun Chung prosegue il suo percorso verdiano con la ripresa de La traviata nell’allestimento di Liliana Cavani con due grandi cast: nelle parti principali si alternano Marina Rebeka e Sonya Yoncheva, Francesco Meli e il giovane emergente Benjamin Bernheim, e due grandi verdiani come Leo Nucci e Plácido Domingo. 
Infine a settembre 2019 Leo Nucci è protagonista di Rigoletto per il Progetto Accademia in una ripresa della regia di Gilbert Deflo diretta da Nello Santi: due maestri del canto e della direzione italiana mettono la loro esperienza al servizio delle giovani generazioni d’interpreti e del perpetuarsi della tradizione del teatro.
Il ciclo pucciniano diretto da Riccardo Chailly prosegue con la nuova produzione di Manon Lescaut, per la prima volta alla Scala nella prima versione del 1882 che presenta importanti varianti, a partire dal grande concertato che chiude l’atto primo. La regia è di David Pountney, gli interpreti sono Maria José Siri, Marcelo Álvarez e Massimo Cavalletti. Dopo Turandot con il finale di Berio, La fanciulla del West nell’orchestrazione originale, la prima versione di Madama Butterfly, il Maestro Chailly firma una nuova tappa della missione di scoperta e approfondimento che continuerà con Tosca in apertura della Stagione 2019/2020.
Per il progetto dedicato al Belcanto torna La Cenerentola di Rossini nel leggendario allestimento di Jean-Pierre Ponnelle, con la direzione dello specialista rossiniano Ottavio Dantone e un’incantevole coppia di protagonisti: Marianne Crebassa e Maxim Mironov. Il ritorno de L’elisir d’amore di Donizetti con la regia di Grischa Asagaroff e le scene di Tullio Pericoli segna il debutto in cartellone di Michele Gamba con un cast in cui accanto a Rosa Feola si alternano René Barbera e Vittorio Grigolo. Completa il panorama del primo Ottocento italiano Prima la musica poi le parole di Antonio Salieri, diretto da Ádám Fischer per il Progetto Accademia con la regia di Nicola Raab in dittico con Gianni Schicchi con la regia di Woody Allen e Ambrogio Maestri protagonista.
Il repertorio internazionale, negli ultimi anni concentrato principalmente sul Romanticismo tedesco, si estende all’opera russa con il ritorno di Chovanšina di Musorgskij, cui seguirà nelle prossime stagioni La leggenda dell’invisibile città di Kitež di Rimskij-Korsakov. La nuova produzione di Chovanšina sarà firmata da Mario Martone e diretta da Valery Gergiev, che torna a dirigere alla Scala un’opera del repertorio russo di cui è interprete di riferimento: nel cast vanno segnalati almeno l’Ivan di Mikhail Petrenko, la Marfa di Ekaterina Semenchuk e il debutto scaligero come Emma di Evgenia Muraveva, trionfatrice a Salisburgo la scorsa estate in Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Šostakovic.
Il percorso dedicato a Richard Strauss, iniziato con Der Rosenkavalier diretto da Zubin Mehta ed Elektra diretta da Christoph von Dohnányi, segna nel 2019 due tappe importanti, entrambe affidate a uno straussiano di rango come Franz Welser-Möst: una nuova produzione di Ariadne auf Naxos con la regia di Frederic Wake-Walker e le voci di Krassimira Stoyanova, Sabine Devieilhe e Michael Koenig, e la prima volta alla Scala de Die ägyptische Helena: l’allestimento è firmato da Sven-Eric Bechtolf e il cast include Ricarda Merbeth, Andreas Schager, Eva Mei e Thomas Hampson. Ancora nell’ambito del primo ‘900 austriaco si colloca l’altra novità per la Scala che presentiamo in questa Stagione: Die tote Stadt, capolavoro di Erich Korngold, vede il ritorno alla Scala di Graham Vick con la direzione di Alan Gilbert. Le due impegnative parti protagoniste sono affidate a Klaus Florian Vogt e Asmik Grigorian, applaudita a Salisburgo come Marie in Wozzeck.
Il percorso mozartiano, che ha visto negli ultimi anni il ritorno di Lucio Silla, Le nozze di Figaro, Die Zauberflöte con l’Accademia, Die Entführung aus dem Serail, Don Giovanni e La finta giardiniera, prosegue con Idomeneo in una nuova produzione diretta da Matthias Hartmann con la direzione di Christoph von Dohnányi con Julia Kleiter, Federica Lombardi e Bernard Richter nel ruolo del titolo.
La creazione, tre anni fa, di un complesso barocco in seno all’Orchestra ha segnato una svolta nella ricezione dell’opera del ‘700 alla Scala, con risultati sempre più lusinghieri. Nel 2019 il teatro compirà un importante passo ulteriore con la nascita di una collaborazione di lungo termine con Cecilia Bartoli, un’artista che ha dato un contributo fondamentale allo studio e alla diffusione di questo repertorio. Cecilia Bartoli sarà protagonista di Giulio Cesare di Händel insieme a Philippe Jaroussky, che debutta alla Scala, e a Bejun Mehta, già trionfatore nel 2018 in Tamerlano, in un nuovo allestimento di Robert Carsen con la direzione di Giovanni Antonini. Sempre di Händel seguiranno Semele nel 2020 e Ariodante nel 2021, mentre la Scala si impegnerà a sviluppare il progetto anche in collaborazione con il Teatro di San Carlo di Napoli o altre istituzioni. Nascerà inoltre una fondazione per il sostegno e la diffusione del repertorio barocco in Italia.
Dopo due prime assolute di grande rilievo internazionale come Ti vedo, ti sento, mi perdo di Salvatore Sciarrino e Fin de partie di György Kurtág, il Teatro alla Scala riporta in scena “con orgoglio” Quartett di Luca Francesconi, una commissione scaligera presentata al Piermarini nel 2011 e ripresa più di 40 volte in Europa e negli Stati Uniti. “In un panorama del contemporaneo ossessionato dalle novità”, per il direttore artistico Pereira, “è importante riprendere e ricordare le opere che hanno saputo entrare in repertorio”. L’allestimento è quello di Alex Ollé – La Fura dels Baus del 2011, sul podio Maxime Pascal che è già stato apprezzato per la sua direzione di Ti vedo, ti sento, mi perdo.
La Stagione di Balletto, su cui si diffonde più ampiamente il direttore del Corpo di Ballo Frédéric Olivieri, si apre presentando per la prima volta in Italia Lo schiaccianoci nella versione di Balanchine in un nuovo allestimento con scene di Margherita Palli e la direzione di Mikhail Jurowski. Balanchine sarà presente inoltre nel trittico formato dal suo Symphony in C, Petite Mort di Jirí Kylián e Boléro di Béjart con Roberto Bolle. Il progetto di balletti su musica da camera si arricchisce di una prima assoluta di un maestro contemporaneo come Angelin Preljocaj sulla Winterreise di Schubert, mentre Alessandra Ferri torna protagonista con Federico Bonelli di Woolf Works di Wayne McGregor con la direzione di Oleg Caetani. Sul versante classico Polina Semionova e Svetlana Zakharova si alternano come Aurora nello splendido allestimento de La Bella addormentata firmato da Rudolf Nureyev per la coreografia e Franca Squarciapino per scene e costumi, e Giselle nella ripresa dello spettacolo di Benois per la coreografia di Coralli-Perrot. Completa la Stagione Onegin di John Cranko con Roberto Bolle e Marianela Nuñez, cui si aggiunge, dopo la tournée del Bol’šoj nella passata Stagione, la presenza straordinaria con due spettacoli del Tokyo Ballet.
La Stagione Sinfonica si apre con Die Schöpfung, il grande oratorio di Haydn che impegna Orchestra e Coro diretti da uno dei maggiori specialisti di questo autore, Ádám Fischer, che ha fondato il Festival Haydn di Eisenstadt nel 1987. Il direttore musicale Riccardo Chailly prosegue il percorso mahleriano intrapreso l’anno scorso con la Terza Sinfonia in due appuntamenti, rispettivamente con la Sesta e con la Quinta. Tra i direttori sono lieto di segnalare il debutto del giovane Lorenzo Viotti, vincitore del Nestlé and Salzburg Festival Young Conductors Award nel 2015 e certamente tra i più interessanti nuovi talenti. Christoph von Dohnányi presenta un programma bruckneriano imponente che accosta l’incompiuta Sinfonia n° 9 al Te Deum che le è prossimo per tensione spirituale e ne costituisce l’ideale compimento. Zubin Mehta torna alla Scala dirigendo, sempre di Bruckner, la Sinfonia n° 5. Myung-Whun Chung propone, insieme all’amatissimo Ravel, la “Patetica” di Cajkovskij mentre Ingo Metzmacher intreccia romanticismo e Novecento in un programma che contrappone Rendering di Berio da Schubert al luminoso Lobgesang di Mendelssohn.
Infine Pereira ha ricordato “con particolare soddisfazione” L’elisir d’amore per i bambini, il nuovo titolo del progetto “Grandi spettacoli per piccoli”, di nuovo in felice corrispondenza con il medesimo titolo programmato nella stagione “per grandi”. “Il successo della proposta per i giovanissimi è una grande ragione di speranza per il futuro del teatro musicale, ma è anche già oggi un arricchimento straordinario per migliaia di bambini. Sono certo che se possiamo donare a loro e alle loro famiglie la magia del teatro almeno per un istante, non la dimenticheranno per tutta la vita”.

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