I risultati delle elezioni parlamentari tratteggiano una situazione politica vicina allo stallo. Come previsto, il primo partito è il Psoe, i socialisti di Pedro Sànchez con il 28,7% dei voti, seguiti dai popolari (Pp) di Pablo Casado con il 16,7% e da Ciudadanos con il 15,8%. Subito dietro, l’allenza di sinistra Unidos Podemos si ferma al 14,3%.  La formazione di estrema destra Vox entra per la prima volta in Parlamento, con il 10,3% dei voti (Repubblica). L’affluenza è stata del 75,7%, contro il 69,8% del 2016.

L’alleanza tra Psoe e Unidos Podemos potrebbe contare su 165 seggi. Pp, Ciudadanos e Vox su 147 parlamentari. Nessuna delle maggioranze plausibili potrebbe ottenere la maggioranza necessaria. Per governare, Sànchez ha bisogno dell’appoggio degli indipendentisti catalani. Un’occasione per la sinistra, la Catalogna e il re (Corriere). Un’eventuale alleanza Psoe-Up dovrebbe appoggiarsi anche al Partito nazionale basco (Pnv), Coalizion Canaria (CC) e ad altri partiti indipendentisti per racimolare i seggi che mancano. Il Pnv ottiene 6 seggi, i catalani Erc e Jxcat rispettivamente 15 e 7, i baschi di Euskal Herria Bildu 4, due per Coalicion Canaria e Na+ 2 e uno a testa per Compromis, Prc e Cpm. Un’alternativa numerica per un governo stabile potrebbe essere quella tra Psoe e i centristi di Ciudadanos: i due partiti insieme avrebbero 179 seggi. Ma Albert Rivera, leader di C’s, ha più volte negato questa possibilità.

La Spagna divisa a metà si salva dal populismo, sottolinea oggi Concita De Gregorio su Repubblica. Il successo dei catalani è un dato politico rilevantissimo, con il processo ai detenuti in corso. Con il “discorso del Re” Felipe un anno e mezzo fa ha additato i catalani come sediziosi, dando la stura alla crociata dei neocon iberici.

com.unica, 29 aprile 2019

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