Sviluppare kit diagnostici rapidi per il dosaggio di anticorpi e antigeni specifici del coronavirus. È questo l’obiettivo del progetto biennale di cooperazione scientifica della Nato, attraverso il programma Science for Peace and Security (Sps), presentato oggi, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e l’Università Tor Vergata insieme all’Ospedale universitario dell’Università di Basilea in Svizzera. Lo scopo è migliorare la cooperazione civile-militare nella lotta al Covid-19 attraverso un approccio multidisciplinare che combini esperienze e know-how in virologia, immunologia e biologia.

Questo è un progetto che contribuirà a limitare la diffusione della SARS-CoV-2 fornendo nuovi strumenti per la diagnosi rapida che possono essere utilizzati in contesti su larga scala. Al lancio dell’evento ha partecipato tra gli altri anche l’Ambasciatore italiano presso l’Alleanza Atlantica, Francesco Maria Talò, che ha sottolineato quanto sia forte l’impegno della Nato nel sostenersi l’un l’altro durante le crisi, come quella attuale.

“La Nato è una alleanza politica, non solo militare, che condivide i valori della nostre società democratiche – ha detto Talò -, ma soprattutto voglio esprimere la mia gratitudine al personale del sistema sanitario italiano per il loro lavoro”. “I fluidi biologici analizzati per i test diagnostici – ha spiegato Roberto Nisini, del reparto Immunologia dell’ISS, coordinatore del progetto – saranno il sangue ma anche la saliva e le secrezioni naso-faringee da tampone e il risultato si potrà conoscere in un lasso di tempo variabile da pochi minuti a un’ora. Il test sarà strumentale per lo screening iniziale in un triage o in una comunità”. I reagenti prodotti saranno utilizzati per sviluppare affidabili test diagnostici COVID-19. Inoltre, l’identificazione di anticorpi anti-virus potrebbe rappresentare un primo passo nello sviluppo di immunoterapie basate sulla somministrazione di anticorpi per il trattamento di pazienti infetti.

com.unica, 7 maggio 2020

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