Gesuita tedesco e già docente di arte cristiana alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. I suoi studi avevano portato ad identificare la Veronica, la vera immagine di Cristo

È scomparso a Berlino p. Heinrich Wilhelm Pfeiffer, già docente di storia dell’arte cristiana presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e consigliere della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, con papa Giovanni Paolo II. Era nato a Tubinga nel 1939. A lui si devono gli studi, iniziati negli anni Ottanta, che portarono alla identificazione del Volto Santo di Manoppello nella Veronica, un tempo venerata in San Pietro. Le sue ricerche ebbero spunto dalle deduzioni di Suor Blandina Paschalis Schlömer, che aveva ritenuto del tutto sovrapponibile il Volto Santo con quello della Sindone. Come ebbe a dirmi una volta, l’intera sua vita – professionale e religiosa – è stata dedita a comprendere quale fosse il prototipo dell’immagine di Cristo sviluppata nell’arte nel corso dei secoli. Nel 1986 pubblicò in Italia il saggio “L’Immagine di Cristo nell’arte”, ed. Città Nuova, sottolineando come si trattasse “di un tema davvero inesauribile”, ed in effetti molto restava ancora da scrivere, a cominciare dagli studi che lo avrebbero interessato successivamente. Il saggio era stato precedentemente pubblicato in Germania e in Spagna. Proprio quell’anno ebbe luogo il suo primo viaggio a Manoppello. Nel 1991 un primo approccio allo studio del Volto Santo venne pubblicato in Germania, con il titolo “Das Turiner Grabtuch und das Cristusbild” (La Sindone di Torino e l’immagine di Cristo), ed. Knecht, Francoforte, scritto con il sindonologo tedesco Werner Bulst.

Le sue ricerche proseguirono negli anni successivi fino a quando furono presentate in una affollata conferenza stampa presso la Stampa Estera in Italia il 31 maggio 1999 e aprirono nuove prospettive alla divulgazione del Volto Santo nel mondo, ormai nell’imminenza del Grande Giubileo del 2000, che aveva tra i suoi obiettivi anche quello di dimostrare la dimensione storica della figura di Cristo. Gli straordinari riflessi della comunicazione internazionale indussero il Comune di Manoppello a conferire allo studioso tedesco l’8 dicembre 1999 la cittadinanza onoraria del paese abruzzese. Nel corso del 2000 fu pubblicato il suo saggio “Il Volto Santo di Manoppello”, ed. Carsa, Pescara, preceduto dalla prefazione del cardinale Fiorenzo Angelini, il quale scrive “di una pubblicazione che contribuisce in maniera decisiva a far luce sul mistero della Veronica Romana, meta dei romei che nel Medioevo si recavano in pellegrinaggio alla tomba del Principe degli Apostoli”. Il cardinale Angelini, era stato il fondatore e presidente dell’Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo (costituito a Roma il 25 marzo 1997), che vedeva come collaboratore scientifico proprio p. Pfeiffer. Il cardinale Angelini, al tempo unico cardinale romano, spiegò di aver voluto seguire la sollecitazione di Giovanni Paolo II diretta a favorire gli studi sul volto di Cristo. E Giovanni Paolo II non mancò di tenere conto di quanto emerso da quegli studi e dai ripetuti incontri con il cardinale Angelini, tanto da dedicare ampio spazio, nella lettera apostolica Novo Millennio Ineunte, diffusa il 6 gennaio 2001, a conclusione del Giubileo, il tema del Volto della ricerca e della contemplazione del volto di Cristo come missione per il terzo millennio. Tale argomento era del tutto assente nella lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente, diffusa il 10 novembre 1994 e introduttiva dell’atteso Giubileo.

Non era facile allora per p. Pfeiffer e ancor più per il cardinale Angelini sostenere che la Veronica si trovasse a Manoppello, innanzitutto per le consolidate situazioni che avevano portato il Varicano a non ammettere mai che la leggendaria immagine non era più a Roma, in quanto scomparsa quasi sicuramente a seguito del Sacco di Roma. A parte i convegni, il confronto veniva a svilupparsi anche sui media, nell’editoria. Ricordo come mons. Dario Rezza, canonico di San Pietro e quindi parte di quel ristretto numero di prelati scelti dal papa che curano la custodia delle reliquie di San Pietro, scrisse, per contrastare le ipotesi di p. Pfeiffer, un articolo dal titolo «Nella Basilica di San Pietro è custodita la reliquia più famosa del mondo: il “sudario di Cristo”», pubblicato sul mensile 30Giorni n. 3, marzo 2000, pp. 60-64). Sul successivo numero di maggio n. 5/2000 della stessa rivista, p. Pfeiffer smentì con fermezza questa tesi replicando con un suo articolo dal titolo eloquente: “Ma la “Veronica” è a Manoppello”. Nessuna ulteriore seguito apparente su quella rivista, anche se non mancarono successivi riflessi. Tra questi ricordo come P. Germano Di Pietro, allora superiore del Santuario del Volto Santo agli inizi degli anni 2000 ricevette la visita di due canonici di San Pietro che consigliarono di evitare riferimenti alla Veronica, considerato che la stessa rivista del Santuario aveva iniziato ad occuparsi del leggendario velo, alla luce di nuovi elementi che documentavano l’evidente trasformazione della rappresentazione dell’immagine nel corso del Seicento, prima con gli occhi aperti e poi chiusi.

Veronica-Mirabilia Urbis 1486

Poi c’era l’altro fronte, quello dei sindonologi, che non vedevano certo di buon occhio la riscoperta di un altro Volto di Cristo, di maggiore evidenza e visibile ogni giorno. I primi annuali convegni internazionali furono il contesto in cui lo studioso espresse i risultati delle sue ricerche ad una platea di teologi e studiosi provenienti da tutto il mondo. Ricordo la freddezza, se non l’ostilità, con cui fu accolto nel III Congresso Internazionale, tenutosi a Roma il 30 e 31 ottobre 1999 presso l’Università Lateranense, dopo il clamore della conferenza stampa di cinque mesi prima, dove eccepì che la teologia, basata esclusivamente sulle sacre scritture, fosse poco preparata per dialogare con le scienze naturali. Era stato lo stesso p. Pfeiffer ad invitarmi. Nell’occasione sottolineò come l’immagine del Volto Santo e quella della Sindone provenissero dallo stesso sepolcro e quindi fossero stati in contatto. Anche il giornalista e scrittore Paul Badde, in un comunicato diffuso in Germania post-mortem dalla Agenzia Cattolica tedesca CNA, titolato “P. Heinrich Pfeiffer in cammino verso il volto svelato di Dio”, ha ricordato come lo studioso in passato fosse stato oggetto di scherno per aver “osato” affermare che la Veronica era stata ritrovata a Manoppello e che il Volto Santo era stato il prototipo per le raffigurazioni di Cristo nell’arte, fino agli inizi del Cinquecento. Senza tanti giri di parole, Paul Badde, diversi anni prima ebbe a scrivere nel suo primo saggio dedicato al Volto Santo, riferendosi al gesuita tedesco, “quel professore mi diceva che al mondo c’era una immagine ancor più significativa della Sindone. Solo un pazzo poteva sostenere una cosa simile e come tale mi era stato indicato padre Pfeiffer.” (cfr. P. Badde, Das Muschelseidentuch, Auf der Suche nach dem wahrem AntlitzJesu, ed. Ullstein, Berlino, 2005).

Lo scenario di quegli anni fu ben descritto successivamente anche da Saverio Gaeta: “sembrava una sfida di un Davide contro il Golia dell’esercito dei sindonologi, che trascurano di interrogarsi sul velo di Manoppello, perché disturba le apparentemente consolidate acquisizioni attorno ai teli funerari di Gesù” (S. Gaeta, L’enigma del volto di Gesù, ed. Rizzoli, 2010). Il saggio costituì un ampliamento della prima edizione, che uscì in allegato con il più diffuso settimanale cattolico italiano – “Famiglia Cristiana” – uscito nella Pasqua del 2005. Fino ad allora la rivista aveva sempre ignorato il Volto Santo. Anche p. Carmine Cucinelli, in occasione della sua commemorazione, avvenuta il 15 dicembre 2021 nel Santuario di Manoppello, nella sua omelia ha ricordato le “ostilità e opposizioni da parte di molti colleghi gesuiti e di altri Ordini religiosi, di prelati e studiosi di Roma e di altre città, che accompagnarono padre Pfeiffer fino alla sua morte e che egli soffrì pazientemente, convinto che nella piccola città d’Abruzzo si trovasse il più grande tesoro del Mondo”. Tutto questo, ha continuato p. Carmine per aver sostenuto e documentato che “la Veronica, vera icona, o Sudario, è il volto di Gesù impresso nel velo al momento della resurrezione, e che la Sindone, impressa ugualmente nel sepolcro di Gesù, ritrae Cristo sofferente dopo la sua passione”, affermando che “Sulla sua tomba si potrebbe scrivere, parafrasando le parole di san Giovanni Evangelista in visita alla tomba di Gesù a Pasqua: “Vide e riconobbe!”. La messa, concelebrata da p. Giovanni Ferri, p. Marian Michniak e fr. Crispino Valeri, p. Carmine, è stata animata dalle Ancelle del Santissimo Sangue di Manoppello.

P. Pfeiffer era legatissimo al Volto Santo e quindi a Manoppello, dove è tornato tante volte, unendo studio e venerazione della sacra immagine, trattenendosi anche per giorni, quando i suoi impegni lo consentivano, sempre ospite dei Cappuccini, oltre che per partecipare alle feste del Volto Santo o per illustrare la sacra immagine a cardinali che richiedevano la sua presenza. L’ultima volta ha preso parte alle feste di maggio del 2018, seguendo la processione confuso tra devoti e pellegrini. E’ stato sempre accolto con grande amicizia e stima da parte della comunità religiosa dei cappuccini che lo ospitavano periodicamente nel convento. Ricordo la collaborazione con p. Carmine Cucinellli, allora rettore del Santuario, insieme a suor Blandina, per l’allestimento della mostra inaugurata a Lourdes il primo settembre 2011 – dal titolo “Le Image du Christ a traver le visage de la Vierge” (L’immagine di Cristo attraverso il volto della Vergine), che era stata sollecitata dall’allora vescovo della Diocesi di Tarbes-Lourdes, Philippe Perrier, dopo un suo pellegrinaggio a Manoppello.

In diversi numeri della rivista del Volto Santo ricorre la sua preziosa testimonianza, come in tante, interviste, apparizioni televisive in Italia e all’estero e in vari documentari. Tante le partecipazioni a convegni, Tra queste si segnala la sua presenza al “Workshop Internazionale sull’Approccio Scientifico alle Immagini Acheiropoietos”, organizzato dal Centro di Ricerche dell’ENEA di Frascati, tra il 4 e il 6 maggio 2010 e limitato ad un confronto sulla Sindone, il Volto Santo e la Tilma di Guadalupe. Nel gennaio 2016, nell’anno del Giubileo straordinario della misericordia, indetto da papa Francesco, aveva partecipato alle solenne rievocazione dell’antico rito di Omnis Terra, istituito da Innocenzo III nel 1208, guidando la processione che da San Pietro si recò con la replica del Volto Santo nella vicina Basilica di Santo Spirito in Sassia. Dopo 808 anni ritornava nella storia la Veronica, che il papa portava tra i poveri e gli ammalati del più antico ospedale europeo.

In un comunicato del 27 novembre 2021, l’arcivescovo della diocesi Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte, ha ricordato che “Padre Heinrich Pfeiffer S.J. è stato un testimone di Cristo attraverso la ricerca, la conoscenza e l’insegnamento della storia della Chiesa. Ha offerto un grande contributo allo studio del Volto Santo di Manoppello. A Lui va il mio grazie e la gratitudine della Chiesa di Chieti-Vasto”, sottolineando come studiando la Sacra Sindone e il Volto di Manoppello e avviando importanti ricerche su questa preziosa reliquia, “che portarono a riconoscere in essa la “Veronica romana”, favorì il pellegrinaggio di Papa Benedetto XVI al Santuario del Volto Santo il 1° settembre del 2006”. Quella visita, che fu contrastata negli ambienti vaticani, tanto da essere annunciata solo una decina di giorni prima del primo settembre, fu un evento di straordinaria importanza nella storia del Volto Santo, del Santuario e anche nella vita di p. Pfeiffer, che vedeva implicitamente riconosciuta la fondatezza di anni di ricerca. La foto che ritrae il gesuita con Benedetto XVI rivela la cordialità di quell’incontro, forse anche compiacimento e gratitudine da parte del papa tedesco. Il gesuita scriverà che molti anni prima aveva sperato in una visita a Manoppello di Giovanni Paolo II e che aveva comunque consegnato all’allora cardinale Ratzinger un pro-memoria sul Volto Santo.

Ricordiamo quella visita attraverso le sue stesse parole pubblicate sulla rivista del Volto Santo n. 2, dicembre 2006, p. 30 ss.: “E’ di enorme e benefico significato che l’attuale Papa abbia visto e contemplato con i propri occhi per lungo tempo questa immagine di Cristo che fu venerata nei secoli come la reliquia più importante della Cristianità. Forse quest’oggetto preziosissimo non sarebbe mai stato conosciuto dal grande pubblico se il defunto padre Domenico da Cese, cappuccino del Convento al quale fu affidato tanti secoli fa il Volto Santo, non avesse voluto mostrarlo durante il Congresso Eucaristico nazionale del 1977, svoltosi a Pescara.

Forse non sarebbe mai andato un Papa a far visita al Santuario abruzzese, se una notizia di questa esposizione non fosse giunta perfino in una cella di una monaca trappista di nome Blandina Paschalis Schlömer al convento di Maria Frieden a Dahlem nella Eifel in Germania e forse nessuno studioso si sarebbe mai occupato di questo straordinario reperto se la Suona non avesse mandato un pacco che conteneva le rue ricerche al Sindonologo p. Werner Bulst della Compagnia di Gesù, e se non fosse stato presente al momento dell’arrivo di quel pacco il sottoscritto, confratello del grande e compianto studioso tedesco. Con il suo studio contenuto in quel pacco, la suora trappista ha voluto dimostrare niente di meno che la perfetta sovrapponibilità del Volto Santo di Manoppello con la testa che si può vedere sul telo della Sindone di Torino. Ed anch’io ho potuto constatare l’esattezza dei suoi esperimenti e l’inconfutabile risultato. Allora ho fatto, insieme con amici sindonologi romani il primo viaggio a Manoppello. Una straordinaria visione ed una nuova convinzione si sono offerte a me in quel momento: ho ritrovato la Veronica romana, da tutti gli studiosi data per perduta. Si trattò di un momento di grande emozione”.

Qualche piccola spiegazione è necessaria per capire la sequenza di circostanze ricordate sinteticamente da P. Pfeiffer, il quale allude ad una mostra sul Volto Santo che p. Domenico da Cese, del convento di Manoppello, organizzò a Pescara nel corso della settimana del settembre 1977 in cui ebbe luogo nella città adriatica il Congresso Eucaristico Nazionale, che vide la presenza conclusiva di Paolo VI, il 17 settembre 1977. Padre Domenico organizzò una piccola mostra, in locali nella disponibilità dei cappuccini, per colmare una lacuna degli organizzatori che avevano del tutto ignorato il Volto Santo. Qualche informazione su quella mostra arrivò nei mesi successivi al giornalista e scrittore Renzo Allegri, noto biografo di Padre Pio, che raggiunse Manoppello l’anno successivo, pubblicando il suo articolo sul Volto Santo sul settimanale Gente del 30.0.1978, a pochi giorni di distanza dalla morte di p. Domenico. Lo stesso articolo fu tradotto e pubblicato il mese successivo sulla rivista cattolica svizzera di lingua tedesca Das Zeichen Mariens, che arrivò nel convento tedesco dove viveva allora sr. Blandina che, occupandosi di Sindone, cominciò a studiarla anche in rapporto con quel Volto di cui non conosceva fino ad allora l’esistenza. Altra circostanza fortuita fu la presenza di p. Pfeiffer in Germania, nello studio del gesuita Werner Bulst (1913-1995), considerato allora il più autorevole sindonologo tedesco.

In quell’occasione l’anziano p. Bulst diede la documentazione inviata dalla suora a p. Pfeiffer, dicendogli “Tu sei a Roma, e quindi puoi occupartene tu”. E’ p. Pfeiffer diede anni di studio e di ricerche per comprendere la misteriosa immagine e riportarla nella storia del cristianesimo. Studiando il Volto Santo, il gesuita tedesco si era accostato alla conoscenza della figura di p. Domenico da Cese. Lo stesso cappuccino, dotato di poteri soprannaturali, secondo tante testimonianze, era pervenuto in modo empirico, nei primi anni settanta, alle stesse conclusioni di p. Pfeiffer, sostenendo la tesi che il telo della Sindone e il Volto Santo provenissero dalla tomba di Gesù. P. Domenico scriveva le sue riflessioni non in saggi e riviste ma su semplici santini che distribuiva per far conoscere e venerare il Volto Santo. P. Pfeiffer sapeva anche del rapporto tra p. Domenico e P. Pio, come ho potuto riscontrare da alcune conversazioni avute con lui nel corso degli anni, durante le quali era portato a pensare alla sorte del cappuccino, morto a Torino, dove si era recato per l’ostensione della Sindone.

P. Pfeiffer riferì in alcune occasioni, a persone a lui vicine, di aver notato un frate, dalla corporatura possente, tra la folla in visita alla Sindone nel Duomo di Torino il 12 settembre 1978, dove lo studioso si trovava per partecipare ad un convegno sulla Sindone. La sera di quello stesso giorno, p. Domenico fu investito da un auto, morendo cinque giorni dopo in ospedale, a causa delle gravi ferite riportate. Anni dopo, p. Pfeiffer avrebbe riconosciuto quel frate studiando il Volto Santo a Manoppello. Nei confronti di p. Domenico, la Congregazione per le cause dei Santi concesse il Nihil Obstat al processo di beatificazione (2015), che deve essere ancora avviato, nonostante la generosa opera di raccolta di testimonianze svolta da fr. Vincenzo d’Elpidio, ora scomparso, che fu suo amico e per tanti anni riferimento di migliaia di devoti e suoi figli spirituali.

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“Manoppello piange padre Pfeiffer”, ha titolato Il Centro, il più diffuso quotidiano regionale, un articolo di Walter Teti, che aveva anche avuto modo di conoscerlo personalmente, per rappresentare le reazioni alla notizia della morte del gesuita tedesco, ricordando il lungo rapporto tra lo studioso tedesco e il paese abruzzese. Un sentimento di riconoscenza di cui si è fatto espressione lo stesso sindaco, Giorgio De Luca, il quale ha annunciato il desiderio di dedicargli una strada, possibilmente, proprio sul Colle dei Cappuccini, di cui p. Pfeiffer aveva certamente indicato la via a milioni di persone. Lo stesso p. Pfeiffer, avrebbe voluto rimanere per sempre sepolto a Manoppello. Un desiderio che è stato confermato anche da suor Blandina. Conosciuto, rispettato e amato da tutti, come si è potuto constatare anche dai messaggi apparsi sulla pagina Facebook del Santuario e su altre pagine, a cominciare da quella della sua storica Università, che in un messaggio di cordoglio ha sottolineato come p. Pfeiffer “ha arricchito la Pontificia Università Gregoriana con la sua dedizione accademica e la sua passione per l’arte cristiana per oltre 40 anni…ricordando come fossero “famosi i suoi studi sulla Cappella Sistina e sul Volto Santo di Manoppello” concludendo con l’auspicio: “possa contemplare la Bellezza Infinita”.

Per me era una persona molto cara. Lo avevo conosciuto nel dicembre 1998 in occasione di un convegno sul Volto Santo che si tenne nel salone dell’allora Casa del Pellegrino – al quale ero stato invitato, in quanto allora dirigente del turismo e responsabile di un progetto per la valorizzazione del Grande Giubileo del 2000. Davanti ad uno scarso pubblico mostrava e illustrava tante diapositive, come si usava allora, spiegando il Volto Santo e la sua storia attraverso le più antiche immagini di Gesù, prima ancora che a Roma giungesse la Veronica (vera – ikon). Da allora ci frequentammo per anni. L’ho incontrato più volte anche presso l’Università Gregoriana, dove colsi sempre la sua disponibilità nell’offrire spiegazioni, confrontandoci su varie questioni. Purtroppo qualche anno fa aveva avuto problemi di salute mentre teneva dei corsi estivi presso l’Università di Puebla, in Messico. Lentamente si era ripreso. Due anni fa la decisione di rimanere presso la residenza degli anziani gesuiti nelle vicinanze di Berlino.

Il primo dicembre 2019 la sua ultima breve email in cui mi aggiornava dell’arrivo presso la residenza dei Gesuiti di Kladow, nei pressi di Berlino, scrivendomi: “Carissimo Antonio, non so se hai una volta un’occasione di venire Berlino. Ti aspetto sempre e saluto te e i tuoi con inclusive benedizioni. Tuo p. Heinrich Pfeiffer.” Un’ultima indimenticabile testimonianza di umiltà e di affetto per me e la mia famiglia, avendo condiviso con lui un percorso non facile – soprattutto nel corso dei primi anni – di divulgazione delle conoscenze del Volto Santo. Nei mesi successivi nessun riscontro alle mie email con cui lo informavo delle principali novità.

Desidero ricordare come nell’estate del 2018 era stato invitato da Giovanni Gazzaneo, responsabile della rivista “Luoghi dell’Infinito”, mensile del quotidiano Avvenire, a scrivere un articolo sul Volto Santo per un numero speciale per il mese di ottobre, in concomitanza con la “Settimana della Bellezza: Il tuo volto io cerco”, che si sarebbe tenuta a Grosseto dal 19 al 28 ottobre, dove sarebbe stata esposta una copia del velo di Manoppello, racchiusa in un reliquiario d’argento del 1902. L’articolo, “Il velo dei segreti: l’enigma di Manoppello”, fu probabilmente il suo ultimo scritto pubblicato, in cui si può leggere un’efficace sintesi del suo lungo percorso di ricerche, con più letture parallele sul piano storico che iniziava affermando che “in un piccolo paese dell’Abruzzo si trova nascosto uno dei più grandi tesori del mondo”, con il richiamo conclusivo, alla visita di Benedetto XVI e ancor più a quanto affermato dal prefetto della Casa Pontificia, arcivescovo Georg Gänswein, in Santo Spirito in Sassia, al termine della processione che il 16 gennaio 2016 rievocò il rito di Omnis Terra: “Si tratta di una copia di quell’antico originale che papa Innocenzo IIII mostrava ai pellegrini e che da quattrocento anni è custodito in Abruzzo, sull’Adriatico, in una zona periferica dell’Italia, da dove oggi per la prima volta è stato riportato nel luogo in cui ebbe inizio il suo culto pubblico.” P. Pfeiffer era tra i concelebranti, insieme a p. Carmine Cucinelli e altri religiosi, tra cui due autorevoli canonici di San Pietro, l’arcivescovo libanese Edmond H. Farhat e il mons. Americo Ciani. La Veronica era riapparsa nella storia della Chiesa, dopo lunghe e travagliate vicende. “Ma ogni ricerca è sempre solo debitrice di una sola cosa: la verità”, scrisse l’indimenticabile p. Pfeiffer.

Antonio Bini, com.unica 27 dicembre 2021

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