“Fighting Sexual-Based Violence through a Sociology of International Justice”, il nuovo libro di Laura Guercio
A oltre venti anni dalla istituzione della corte penale internazionale, la necessità di rivalutare il ruolo della giustizia internazionale come strumento di ricostruzione sociale
Dall’inizio dei tempi, l’aggressione sessuale sembra essere stata una costante storica in tutte le situazioni di combattimento. Esiste infatti un legame “genetico” tra questa atroce forma di violenza e l’idea stessa di guerra. Tuttavia, fino alla seconda guerra mondiale e alla seconda metà del XX secolo, la comunità internazionale non ha riconosciuto né condannato pubblicamente tali atti illegali. Al fine di sostenere i diritti e la dignità di coloro che sono stati vittime di tali crimini e porre fine all’impunità di coloro che li commettono, il diritto penale internazionale e la giustizia penale internazionale sono cruciali. Tuttavia, in che modo la giustizia influisce sui processi globali? Qual è il significato e lo scopo della giustizia penale internazionale? Questa è la domanda che si pone questo libro, Fighting Sexual-Based Violence through a Sociology of International Justice, di Laura Guercio. La giustizia penale internazionale dovrebbe essere visto esclusivamente come uno strumento di criminalizzazione e sanzione, o come componente fondamentale per stabilire l’ordine sociale e fornire alle vittime la pace e una nuova società dimensione?
Limitare la giustizia penale internazionale a un ruolo incentrato esclusivamente sull’imposizione sanzioni rischia di creare un arido concetto di giustizia incentrato solo sul autori dei crimini e non sulle vittime e sulla comunità. il crimine contro una persona non solo viola la vita individuale delle vittime, ma viola anche la pace e l’ordine della comunità. È particolarmente vero quando crimini atroci, la violenza sessuale, vengono commessi durante una guerra armata in cui tali crimini diventano strumento anche per annientare il vissuto sociale, presente ma anche futuro, di una società. Per questo motivo, la giustizia penale internazionale non può fare a meno di riconoscere che la sua la responsabilità va oltre il giudicare gli autori, fino alla necessario ricostruzione di una dimensione sociale della vittima e del tessuto sociale lacerato dal conflitto.
La istituzione della Corte penale internazionale è un miracolo politico, ma non è possibile considerare la CPI come la risposta a tutto. La sfida di perseguire SGBV rivela peraltro ancora i limiti della CPI, e sottolinea la necessità di perseguire e attuare la giustizia internazionale efficace. SGBV differisce da altri reati in quanto ha le sue radici in patriarcato, misoginia e stereotipi radicati; è intrinsecamente legato a società in cui è impegnato; è la realtà vissuta del dominio maschile di donne o altri uomini; e rafforza gli stereotipi che incarnano la donna subordinazione e violabilità. Questa considerazione richiede non solo una risposta legale ma anche una risposta socio-culturale. E i due aspetti non possono essere divisi. C’è infatti un’esigenza di giustizia immediata aiutare l’individuo e cambiare le norme sociali che sostengono l’ingiustizia.
Il concepire la giustizia internazionale come solo quel processo attraverso il quale il reo di viene condannato, -sebbene rilevante- depotenzia l’importante ruolo che il processo giuridico può avere sulla società stessa. Ruolo che non può essere solo retributivo o riparativo. La giustizia internazionale ha indiscutibilmente un impatto significativo sul sistema globale perché tocca non solo il sistema giudiziario, ma anche la ricostruzione sociale di una comunità che promuove l’armonia e la pace tra i suoi membri.
Questo libro esplora la possibilità di potenziare alloro lo studio della sociologia della giustizia internazionale e analizzare la possibilità di sviluppare nuovi concetti riguardanti giustizia internazionale, in particolare la giustizia internazionale contro la violenza di genere nei conflitti armati (SGBV). Nonostante siano in ritardo, tuttavia gli approcci sociologici alla giustizia penale internazionale non sono nuovi. Secondo la letteratura di autori come habermas, Foucaul e Latour, la giustizia penale internazionale si “realizza” trattando i “prodotti” giudiziari come documenti, discorsi e altri artefatti legali, come empirici prove piuttosto che pronunce legali. Queste ricerche forniscono uno sguardo unico sulle dinamiche sociali che danno forma alla criminalità internazionale (Nouwen e Werner 2010).Anche Chris Tenove ha dimostrato come la giustizia penale internazionale sia un campo sociale plasmato da difesa dei diritti umani, diplomazia e giustizia penale. Occorre promvuore e rafforzare la riflessione in tal senso, al fine di evitare che la giustizia penale internazionale sia solo un mero processo sanzionatorio. A tal fine la giustizia penale internazionale deve sviluppare una più attenta cura alla vittima, non solo come parte processuale chiamata a testimoniare, ma come valore fondante per la ricostruzione sociale della comunità.
La Corte penale internazionale (CPI) è un organo eccezionale che ha fatto progressi straordinari nella giustizia internazionale negli ultimi due decenni (lo Statuto della corte è entrato in vigore il 1 luglio 2002). Occorre che essa permanga e che sia rafforzata. Come un arbitro permanente di giustizia deve però avvicinarsi ai prossimi venti anni, viste le instabilità geopolitiche attuali e i nuovi conflitti che sono nati in questo ultimo anno, con pragmatismo e realismo sulla sua vera missione e competenza.
Ma per arrivare a questo passo è necessario anche cominciare a pensare a qualcosa di nuovo, a un approccio scientifico che tenga conto non solo della funzione sanzionatoria della corte ma anche del suo ruolo nella ricostruzione dei tessuti sociali dilaniati dalle guerre.
com.unica, 21 febbraio 2023