Francoforte: in dialogo aspettando il Giubileo 2025

“Lo spazio sacro dell’incontro” il titolo della due giorni svoltasi a Francoforte e a Magonza promossa dalla Comunità italiana cattolica della città sul Meno.

Relatori: Rainer Steubing Negenborn, Giuseppe Levi Pelloni, Yvonne Dohna Schlobitten, Cristina Mandosi, don Andrés Ireusz Kot e don José Jmenez.

“Begegnung als Sakrale Raum” con questo titolo in lingua tedesca si è tenuto il convegno dedicato al tema del pellegrinaggio e del dialogo in preparazione del Giubileo 2025, promosso dalla Italienische Katholische Gemeinde della Chiesa di San Marco in Francoforte. I lavori hanno avuto inizio sabato 27 aprile con la visita-pellegrinaggio alla chiesa di Santo Stefano di Mainz celebre per le vetrate di Chagall. La dottoressa Cristina Mandosi, esperta in Beni Culturali della Chiesa, ha affrontato il tema dedicato all’esperienza religiosa nell’arte di Chagall mentre don Andrés Ireusz Kot ha intrattenuto il pubblico parlando del Pellegrinaggio come di un incontro con il divino che sana e salva.

L’appuntamento di domenica 28, tenutosi nella Sala conferenze della Chiesa di San Marco in Francoforte, ha avuto come protagonisti lo storico Giuseppe Levi Pelloni e la docente della Pontificia Università Gregoriana Yvonne Dohna Schlobitten preceduti da una esibizione pianistica dal sapore mozartiano del maestro Rainer Steubing Negenborn, già direttore del coro di Santa Cecilia in Roma.

Il professor Pelloni, Segretario generale della Fondazione Levi Pelloni e membro dell’Associazione Amicizia Ebraico-Cristiana di Roma, introdotto da don Josè Jmenez, nel suo intervento ha toccato i temi del viaggio, del pellegrinaggio, della diaspora, dell’antisemitismo e del dialogo. Soffermandosi sui rapporti tra l’episcopato tedesco e il regime nazista, gli episodi di resistenza al regime hitleriano da parte del mondo cattolico e protestante negli anni 1938-1945. E analizzando il pensiero di Martin Buber, l’autore de “L’Umanesimo ebraico”, dove l’incontro con il divino, nella pienezza dell’ora terrena, fu vissuto e interpretato dal filosofo all’interno di un traditum, quello dell’ebraismo, ma nella libertà dello spirito, e non nella passiva osservanza di una “religione”. Ogni vita vera è “incontro”. L’essere umano, secondo Buber, è per essenza Dialogo. Poi è stata la volta dell’esposizione dell’opera di Julies Isaac che dopo l’Olocausto si è interrogato sull’antisemitismo, individuandone la causa principale nell’antisemitismo cristiano e che tra il 30 luglio e il 5 agosto del 1947, a Seelisberg, cittadina svizzera del Canton Uri, promosse con il gran rabbino di Francia Jacob Kaplan una Conferenza internazionale contro l’antisemitismo (Conférence d’urgence contre l’antisémitisme).

A seguito del confronto, venne stilato un documento in dieci punti passato alla storia col nome della località in cui ebbe luogo la Conferenza, che in seguito sarebbe stato considerato come la Magna Carta del dialogo ebraico-cristiano.

Il molto apprezzato intervento dello storico Pelloni si è concluso con il ricordo dei soldati italiani che riposano nel cimitero militare italiano d’onore di Francoforte, Cimitero situato nel quartiere di Praunheim che fa parte di quei cimiteri militari italiani creati dopo la Seconda Guerra Mondiale per ospitare i resti dei soldati e dei civili (in gran parte Internati militari, lavoratori civili coatti e deportati), sepolti durante la guerra in diversi luoghi della Germania nazista e dei territori da essa occupati.

La professoressa Yvonne Dohna Schlobitten, docente di Arte Cristiana contemporanea pressa la Pontificia Università Gregoriana di Roma, ha deliziato l’attento pubblico con il racconto dell’opera e della personalità di Marc Chagall soffermandosi sull’analisi del famoso Cristo bianco. L’ebraicità dell’artista è venuta fuori tutta intera grazie al prezioso e abile racconto che la professoressa Schlobitten ha offerto a tutti i presenti.

Ilaria Pisciottani/com.unica/ 01 maggio 2024

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