Chentannos, testimonianze e immagini di longevità dalla provincia di Nuoro
Laura Mele ci guida nel suo libro nell’affascinante mondo dei centenari sardi e ci fa viaggiare in un’epoca in cui il tempo era scandito dal ritmo dei lavori nei campi. Con l’introduzione di Dan Buettner
Un mese fa il quotidiano “La Nuova Sardegna” riportava la notizia della morte del signor Bonino Lai nella sua casa di Perdasdefogu, in provincia di Nuoro. L’anziano signore avrebbe compiuto 105 anni il prossimo 22 dicembre ed era uno degli otto ultracentenari del paese che detiene il record mondiale di longevità. La storia del signor Bonino è una delle tante (ben centoventuno) che potete trovare nel volume Chentannos, testimonianze e immagini di longevità dalla provincia di Nuoro di Laura Mele, pubblicato quest’anno da Zattera edizioni di Cagliari (590 pagine con ritratti a colori su carta patinata). Il libro, come spiega l’autrice nella prefazione, fa parte di un progetto fotografico avviato nel 2017 – che comprende anche una mostra e un sito dedicato – incentrato sul tema della longevità sarda, i cui protagonisti sono gli anziani over 95 di ogni comune della provincia di Nuoro. Si avvale di un’introduzione d’autore: è firmata infatti da Dan Buettner, celebre giornalista, saggista con molti bestseller internazionali all’attivo e ricercatore del National Geographic, uno dei primi al mondo a far conoscere le cosiddette Blue Zones, ossia i cinque posti del pianeta dove si vive più a lungo e in salute – tra cui una vasta area della provincia di Nuoro – individuate grazie a una ricerca condotta all’inizio degli anni duemila da Gianni Pes, professore di Scienza dell’Alimentazione all’Università di Sassari e dal demografo belga Michel Poulain.
Chentannos è molto più di una raccolta di fotografie, di un semplice inventario di volti segnati dal tempo. È un viaggio nel cuore di una terra antica e misteriosa e nelle vite di coloro che hanno visto passare un secolo sotto i propri occhi, con la calma stoica e la resilienza tipica dei suoi abitanti. Attraverso l’obiettivo dell’autrice possiamo avvicinarci a scoprire così non solo i segreti della longevità ma anche la complessità e la bellezza della condizione umana. Pur non essendo una fotografa professionista, Laura Mele (nella vita di tutti i giorni svolge l’attività di dentista) sa come catturare una finestra aperta su un passato fatto di sacrifici, sudore e sorrisi. I suoi scatti sono infatti potenti ritratti e autentiche opere d’arte che hanno il pregio di rendere omaggio a queste straordinarie persone mettendo in risalto le rughe del tempo, gli sguardi pieni di saggezza e le mani che hanno lavorato la terra per decenni, riuscendo al tempo stesso a trasmettere la dignità e la bellezza dell’invecchiamento.
Con le loro storie i centenari della provincia di Nuoro diventano così testimoni di una storia più grande, quella di una Sardegna che ha vissuto la fame, la guerra, e che si è affacciata a fatica alla soglia della modernità. La loro esistenza è una mappa dettagliata dei mutamenti che hanno attraversato l’Isola, un mosaico di esperienze individuali che si intrecciano con eventi epocali. Storie raccontate con la precisione di chi ha vissuto ogni momento, ogni fatica e ogni gioia, attraverso una narrazione che ci riporta a un’epoca in cui il tempo era scandito dal rintocco delle campane e dal ritmo dei lavori nei campi. E così, pagina dopo pagina, ci ritroviamo immersi in un racconto corale che celebra la vita in tutte le sue sfumature, ricordandoci che ogni storia, per quanto umile, è parte di un grande affresco umano.
Proprio come il racconto del già citato Bonino Lai, sopravvissuto alla seconda guerra mondiale, durante la quale aveva rischiato la fucilazione per un banalissimo refuso in un telegramma. O come quelli di due altri cittadini di Perdasdefogu: Antonio Brundu, classe 1918, con una storia per certi versi simile alle spalle: racconta che si salvò dai bombardamenti su Cagliari del 30 marzo 1943 perché aveva la febbre e lasciò la caserma per andare in un rifugio; e Adolfo Melis, classe 1923, appartenente alla famiglia più longeva del mondo, insignita del Guinness World Record con nove fratelli/sorelle per complessivi ottocentotrentasette anni.
Ma tutte le storie riescono ad essere coinvolgenti per un motivo o per l’altro, “Ognuna di esse mi ha insegnato moltissimo e ha per me la sua particolarità, spiega l’autrice. Tutti gli anziani intervistati non danno mai l’idea di essere solo dei sopravvissuti ma testimoni viventi di un mondo in costante mutamento, portatori di una saggezza non scritta che sfugge alla morsa del tempo. Inoltre trasmettono al lettore una sensazione di autenticità, grazie soprattutto all’abilità empatica dell’autrice nel mettere a proprio agio gli intervistati.
Poi, certo, ci sono quei ritratti che lasciano il segno più di altri sotto il profilo umano, storico e antropologico. Oltre ai centenari di Perdasdefogu è inevitabile ricordare tra questi proprio colei che ha ispirato Laura nel suo progetto e che compare nella foto in bianco e nero della copertina del libro: tzia Anna Soddu di Fonni, classe 1921. La giovane autrice del libro l’aveva notata perché stava sempre seduta nei gradini di fronte a casa sua, nei pressi della Chiesa dei Martiri, intenta a pregare con il rosario tra le mani. Da lì, scrive, “è come se avesse quasi girato il mondo, infatti lei dice spesso: ‘Deo so andada in tottu su mundu’ perché i turisti che vi passano, di diverse nazionalità la fotografano”. Per Laura tzia Anna è una vera e propria istituzione: “Ricordo ancora quando le scattai questa foto una sera d’estate del 2016 e rimasi colpita dal fatto che, poco prima di pigiare il tasto per lo scatto, si tolse su mucadore nonostante io le chiedessi di tenerlo indosso. Mi disse che lo aveva fatto per rispetto.”
Una menzione speciale la merita anche il nuorese Sebastiano Maccioni: classe 1918, taglierà il traguardo dei 106 anni il prossimo 4 novembre. Due lauree, una in matematica e una in ingegneria all’Università di Cagliari e di Pisa, Maccioni fino allo scorso anno guidava ancora l’auto e oggi partecipa attivamente alla vita culturale della città. Lo scorso anno aveva stupito la platea della Biblioteca Sebastiano Satta con un intervento lucidissimo e di notevole spessore, ricco di aneddoti poco conosciuti, in occasione di un convegno dedicato all’avvocato Luigi Oggiano, figura di spicco del Partito Sardo d’Azione e amico di Emilio Lussu, senatore nella nella legislatura 1948-1953. “Sono una persona normale che ha fatto una vita senza vizi”, risponde quando gli chiedono il segreto della sua longevità. E aggiunge che durante il giorno non resta mai senza far nulla, cura il giardino di casa, potando le piante. La mattina presto, dopo una sosta obbligata all’edicola del Corso per acquistare due quotidiani, lo si può incontrare nello storico Bar Cambosu, nel centro cittadino, dove s’intrattiene con la sua ristretta cerchia di amici per commentare i fatti del giorno.
Ecco, se proprio vogliamo trovare delle peculiarità comuni che emergono dalle storie dei centenari c’è il fatto che la maggior parte di loro si tiene ancora impegnata sia mentalmente sia fisicamente. “La maggioranza degli uomini – osserva l’autrice – dedica le giornate alla cura dell’orto o al pascolo del bestiame, mentre le donne tessono la quotidianità tra il cucire e il cucinare, con visite regolari alla chiesa all’alba di ogni mattina”. Questi anziani appartengono a un’epoca in cui la mobilità era dettata dai ritmi del cammino: fosse per lavare i panni lungo il corso dei fiumi, o per seguire le rotte arcaiche della transumanza. E vivono, per lo più, circondati da famiglie numerose, in cui sono riconosciuti come punti di riferimento, quasi assi gravitazionali attorno ai quali ruota la vita familiare.
“Chentannos” possiamo inquadrarlo come una riflessione profonda sulla natura del tempo, della memoria e dell’identità. Laura Mele ci invita a guardare oltre le rughe e i capelli bianchi, a scoprire la forza e la saggezza che si celano dietro ogni volto. “Ho sempre pensato – spiega – che i centenari e le loro storie siano una ricchezza ed un valore aggiunto della nostra isola, per questo ho deciso di volerle raccontare in modo da renderle note a chi nel presente e in un futuro avrà il piacere di leggerle”. In tutto questo la Sardegna, con le sue contraddizioni e il suo fascino selvaggio, emerge come protagonista silenziosa di queste vicende. Le tradizioni culinarie, i contatti sociali, le comunità che si stringono attorno ai propri anziani come un’unica famiglia: tutto contribuisce a creare un quadro vivido di un modo di vivere che sembra quasi appartenere a un altro mondo, lontano dal frenetico ritmo della modernità.
L’AUTRICE
Laura Mele, classe 1987 è originaria di Fonni e svolge la professione di dentista. Dal 2013 si interessa al mondo della fotografia e predilige come soggetti fotografici gli anziani. Nel 2017 fonda il progetto Chentannos.
Sebastiano Catte, com.unica 17 luglio 2024