Un test di maturità per l’allenatore della Roma quello di oggi contro la squadra di Davide Nicola

Dopo il tormentato calciomercato e le voci sempre più insistenti di addio di Paulo Dybala, l’appuntamento di oggi a Cagliari, dove la squadra giallorossa affronterà il team rossoblù di Davide Nicola l’esordio in campionato rappresenta per Daniele De Rossi una prova importante, un test di maturità e di leadership che va ben oltre i novanta minuti sul campo.

Daniele De Rossi infatti non è solo l’allenatore della Roma ma anche l’incarnazione del cosiddetto “romanismo”, un concetto che va al di là della passione calcistica, diventando una sorta di religione laica per i tifosi giallorossi. Diciotto anni di militanza in campo, sempre con la maglia della Roma, fanno di De Rossi non solo un uomo di calcio, ma una figura simbolica, quasi mitologica, che rappresenta un’intera città e una tifoseria.

La leadership di De Rossi non è una novità. Già sul campo, durante i suoi anni da giocatore, era il faro a cui tutti si rivolgevano nei momenti di difficoltà, come un vero allenatore in campo. Non si limitava a seguire le indicazioni tattiche del mister: le viveva, le interpretava e le trasmetteva ai compagni con una forza d’animo e una chiarezza che solo i grandi leader possiedono. Quando parlava, lo faceva con l’autorità di chi sa cosa significa combattere per la maglia, ma soprattutto con la consapevolezza di dover essere sempre il primo a dare l’esempio, in ogni situazione, anche la più difficile. Juan Jesus, suo ex compagno (oggi al Napoli) ha ricordato in un post su Instagram il discorso che fece il suo capitano alla squadra negli spogliatoi dell’Olimpico nei momenti che precedettero la sfida impossibile di Champions League contro il Barcellona di Messi, di Inesta e di altri fuoriclasse, dopo essere stata sconfitta all’andata per 4-1. “Tutti zitti – scrive Juan Jesus Risuona il suo classico timbro del coraggio. Ha gli occhi di chi non ha dormito. La sente. Gli armadietti con all’interno i nostri vestiti appesi, di botto tremano. È Lele che ci sta caricando a modo suo. Ma soprattutto dice 4 parole magiche che mi trafiggono: ‘MI FIDO DI VOI’. E chiude il discorso urlando: ‘Stasera facciamo la storia!’. Ragazzi pensateci bene. Se doveste andare in guerra, chi vorreste di fianco a urlare con voi? De Rossi. E noi lo avevamo.”

Ora, quella stessa leadership si sposta in panchina. Non è più il capitano che striglia i compagni o incoraggia i giovani durante una pausa di gioco. È l’allenatore che deve prendere decisioni in tempo reale, gestire una rosa con ambizioni e pressioni enormi, e far sì che ogni giocatore si senta parte di un progetto comune. La sua Roma, quella che vedremo oggi contro il Cagliari, non sarà solo una squadra tatticamente preparata, ma una squadra che rispecchia l’anima del suo condottiero: determinata, resiliente e con una voglia insaziabile di vincere.

Dopo aver preso le redini della squadra nella seconda parte della scorsa stagione, subentrando a un José Mourinho in evidente difficoltà, De Rossi ha saputo dare una scossa, mostrando di possedere non solo il carisma, ma anche le competenze tattiche necessarie per riportare in alto una squadra che sembrava aver preso una china pericolosa verso il basso. Ora, con una intera stagione davanti, la sfida si fa ancora più impegnativa: dimostrare di meritare la fiducia che i proprietari americani della Roma hanno riposto in lui, e soprattutto, di essere in grado di guidare la squadra verso nuovi successi.

I tifosi sono in fermento. L’attesa per la partita di domani è paragonabile a quella del primo giorno di scuola, con un misto di emozione e ansia. A far aumentare le aspettative sono anche i nuovi arrivi: Matías Soulé e Artem Dovbyk, i due gioielli su cui De Rossi punterà per dare qualità e incisività al reparto offensivo. La squadra sembra pronta a adottare un 4-2-3-1 che promette di offrire equilibrio e spettacolo, ma le incognite non mancano. Tra queste, il futuro di Paulo Dybala, ancora incerto tra una permanenza a Roma e la sirena saudita dell’Al-Qadsiah.

Il “romanismo” di De Rossi sarà messo alla prova come mai prima d’ora. Non sarà sufficiente appellarsi ai ricordi di una carriera gloriosa, o alla fedeltà incondizionata dei tifosi. Ora, il campo chiede risultati, idee chiare e, soprattutto, una squadra che rispecchi l’anima del suo allenatore: combattiva, leale e mai doma. Le aspettative sono alte, ma anche il margine di errore è ridotto. Se da un lato la maggior parte dei tifosi (esclusi ovviamente i “subumani” da social come li ha definiti il tecnico romanista) è pronta a supportare De Rossi in questa nuova avventura, dall’altro non mancheranno critiche qualora la squadra non dovesse dimostrare subito i progressi attesi. Il debutto a Cagliari sarà quindi il primo banco di prova per un allenatore che dovrà dimostrare di saper coniugare il cuore giallorosso con la testa di un tecnico capace di riportare la Roma ai vertici del calcio italiano.

La partita dell’Unipol Domus potrebbe essere quindi l’inizio di una sfida molto più grande. Una sfida che Daniele De Rossi non può permettersi di perdere, perché non si tratta solo di vincere o perdere sul campo: si tratta di onorare una storia, un’eredità e, soprattutto, una città che da sempre vede in lui il proprio eroe.

Sebastiano Catte, com.unica 18 agosto 2024

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