Intervista del “Foglio” al giornalista e saggista inglese. “L’islamo-sinistra è uno dei fenomeni più strani e sinistri dei nostri tempi”

“In passato c’era il ‘socialismo degli imbecilli’, la tendenza della sinistra radicale a incolpare gli ebrei per ogni male della società capitalista e a vedere la mano nascosta dell’ebraismo dietro ogni cosa: banche, ricchi, padroni sfruttatori. Agli occhi di questi degenerati, gli ebrei erano al centro di una rete di oppressione capitalista. Ora c’è una visione persino peggiore: l’anti imperialismo degli imbecilli, la brama di incolpare gli ebrei per i mali del mondo”. Così spiega a Giulio Meotti, che lo ha intervistato per Il Foglio, Brendan O’Neill, giornalista e saggista inglese, direttore di Spiked e autore di “After the pogrom”.

“Per gli odiatori di Israele, quell’esercito di sinistrorsi, islamisti e liberali perduti che detestano lo stato ebraico più di tutti gli altri, Israele è diventato una specie di mangiatore di peccati della modernità” dice O’Neill, già autore di Manifesto di un eretico”(Liberilibri). “Non la vedono come una nazione normale, ma come il motore supremo della malvagità. Vi attribuiscono ogni trasgressione dell’era moderna. La bollano come una nazione suprematista bianca, una nazione genocida, un’entità colonialista di coloni. Ogni peccato che l’umanità ha mai commesso è proiettato sulla nazione ebraica. I bigotti che ogni fine settimana si riversano nelle strade per lamentarsi di Israele non solo si stanno infuriando contro l’unico e minuscolo stato ebraico al mondo, un’attività sempre sospetta, secondo me. No, si stanno scagliando anche contro l’occidente, contro le loro stesse società, contro la civiltà stessa, che sono stati condizionati a detestare. È un capro espiatorio nel suo senso più puro: i torti del mondo vengono messi sul capro di Israele e poi viene forzato fuori dalla famiglia delle nazioni. O almeno sperano. C’è un’aria medievale nel sentimento contro Israele. Non appartiene al regno della critica politica o dell’analisi geopolitica, ma piuttosto ci parla di un impulso più elementare e gutturale di ripulire il mondo da ciò che queste persone considerano follemente i mali dell’era civile. L’israelofobia è un disturbo post illuminista mascherato da attivismo radicale”.

Ecologisti, ideologi di genere, Lgbt, Black Lives Matter… C’è una nuova coalizione antisemita. “Odiare Israele è diventata la grande ‘omnicause’ della sinistra post classe. I gruppi di sinistra sono in disordine da decenni ormai. Il declino della politica di classe in patria e del comunismo sulla maggior parte della scena mondiale li ha lasciati privi di guida. Da allora sono andati a pesca di nuove cause. Hanno abbracciato l’ideologia di genere, la politica dell’identità, l’isteria verde e altri programmi immaginari, tutto per raggiungere uno scopo in un panorama in rapido cambiamento. E ora hanno scoperto un nuovo collante politico che potrebbe tenere insieme le loro sfilacciate reti di poser privilegiati: l’animosità anti Israele”.

Uno dopo l’altro si sono schierati dietro la bandiera dell’israelofobia. “Gli isterici preti della causa del cambiamento climatico, gli aderenti dai capelli blu alla causa genderfluid post scientifica, i fatalisti razziali di Black Lives Matter, hanno tutti forgiato un’alleanza attorno a un’ostilità verso Israele. Ciò che mi preoccupa, ciò che mi inorridisce, in realtà, è la misura in cui hanno reso l’odio per Israele una caratteristica così centrale delle loro personalità politiche. […]

L’articolo completo su “Il Foglio”

Giulio Meotti/Il Foglio 18 ottobre 2024

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