Da Howard Jacobson a Mayim Bialik: il mondo culturale si oppone ai boicottaggi contro autori israeliani ed ebraici

Più di mille esponenti del mondo letterario e dell’intrattenimento, tra cui premi Nobel, vincitori del Pulitzer e del Booker Prize, si sono uniti per firmare un appello pubblicato dalla Creative Community for Peace (CCFP), organizzazione no-profit per la difesa della libertà di espressione, in risposta a crescenti tentativi di boicottaggio e ostracismo verso autori e istituzioni israeliane ed ebraiche.

In un momento storico segnato da conflitti e divisioni, questo gruppo eterogeneo di scrittori, editori e creativi lancia un messaggio chiaro contro i boicottaggi culturali e a favore del dialogo. La lettera denuncia con fermezza le crescenti pressioni su festival, librerie e editori affinché non diano spazio a opere di autori di origine israeliana o ebraica. Tra le firme illustri figurano Howard Jacobson, Lee Child, Mayim Bialik, Bernard-Henri Lévy, Simon Sebag Montefiore e altri rappresentanti di rilievo della letteratura e dell’intrattenimento.

La posizione della CCFP è chiara: la libertà di espressione è un diritto universale che non dovrebbe mai essere compromesso in nome di pregiudizi o controversie politiche. “L’arte è l’antitesi di un partito politico. È un luogo d’incontro, non una camera d’eco,” dichiara Howard Jacobson, celebre autore britannico e vincitore del Booker Prize. “L’arte esplora, scopre, differisce, interroga e sorprende. Proprio dove una porta dovrebbe restare sempre aperta, i boicottatori la sbattono chiusa.”

In una dichiarazione altrettanto forte, Lee Child, creatore della serie di successo Jack Reacher, sottolinea che “prendere di mira scrittori e case editrici in base alla nazionalità è fuorviante. Il dialogo è fondamentale e il boicottaggio è controproducente. La parola scritta e la sua diffusione devono sempre essere protette, specie in tempi di tensione. Per la pace, dobbiamo umanizzarci e costruire ponti tra comunità.”

La lettera sottolinea il valore fondamentale della letteratura come mezzo di connessione umana e comprensione reciproca. “Crediamo che scrittori e libri uniscano le persone, trascendano i confini, amplino la consapevolezza e aprano al dialogo, contribuendo a un cambiamento positivo,” afferma il documento, invitando a una riflessione sulla natura della cultura come forza inclusiva e non divisiva.

Mayim Bialik, attrice e autrice, esprime una visione preoccupata riguardo al clima di divisione crescente, affermando: “Molestare autori, cancellare eventi e boicottare persone in base alla loro identità è disturbante e polarizzante. Tentativi di decidere ‘chi’ o ‘cosa’ debba essere pubblicato non hanno nulla a che fare con un percorso verso la pace. Come autrice e creativa, credo nella pace e nel discorso significativo. Silenziare e seminare discordia riduce persone complesse a caricature, aumentando le ostilità.”

Il filosofo francese Bernard-Henri Lévy non usa mezzi termini: “Boicottare scrittori israeliani, editori e festival è puro antisemitismo ed è antidemocratico e pericoloso. Il fine di questo boicottaggio è la delegittimazione dell’unico stato ebraico al mondo, Israele. È un’oscenità morale e deve essere fermamente condannata da tutti i cittadini liberi e democratici.”

Lo storico britannico Simon Sebag Montefiore mette in guardia contro i rischi di una nuova “caccia alle streghe” culturale: “La caccia alle streghe è pericolosa, specialmente quando gli inquisitori sono scrittori. Chi decide chi è buono e chi è cattivo? Una volta iniziato, dove finisce? Chi è abbastanza puro?”

L’appello si conclude con un richiamo all’unità e alla solidarietà per la libertà artistica e di espressione, facendo appello agli scrittori, agli editori e ai lettori di tutto il mondo affinché si uniscano contro ogni tentativo di censura basata su identità e provenienza.

com.unica, 1 novembre 2024

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