In un saggio pubblicato su Project Syndicate l’economista Usa sostiene che le politiche del neopresidente finiranno per compromettere la salute pubblica e far crescere il costo della vita

In un mini saggio pubblicato da Project Syndicate, il premio Nobel per l’Economia Joseph E. Stiglitz mette in guardia sui rischi economici delle politiche di Donald Trump, sostenute da figure come Elon Musk. Stiglitz sostiene che la visione di Trump promuove un capitalismo clientelare e sostenitore delle grandi rendite che aggraverebbe la disuguaglianza dei redditi, minerebbe la salute pubblica e aumenterebbe il costo della vita per la maggior parte degli americani.

Donald Trump – scrive – offre una visione di capitalismo clientelare e ‘rentier’ che ha attratto molti capitani dell’industria e della finanza. Assecondando i loro desideri di maggiori tagli fiscali e minori regolamentazioni, renderebbe la vita della maggior parte degli americani più povera, più difficile e più breve.” Stiglitz sottolinea che le promesse sempre più radicali annunciate a pochi giorni dal voto, come quelle riguardanti la politica fiscale, inevitabilmente verranno infrante. “È matematicamente impossibile – aggiunge – ridurre le tasse per le aziende e i miliardari, sostenere programmi essenziali come la difesa e la Sicurezza Sociale e allo stesso tempo abbassare il deficit.”

Come è noto, cune delle promesse più assurde della campagna di Trump provengono da Elon Musk, che sostiene di sapere come tagliare 2.000 miliardi di dollari dal bilancio federale. E questo non può che suscitare una facile ironia, visto che le le aziende del magnate sudafricano dipendono fortemente dai contratti e dai finanziamenti pubblici (senza il prestito di 465 milioni di dollari ricevuto dall’amministrazione Obama, Tesla sarebbe probabilmente fallita).

Le affermazioni di Musk – scrive Stiglitz – tradiscono una sorprendente ignoranza sia dell’economia sia della politica. Le sue proposte implicano tagli pari a circa un terzo di tutte le spese governative – otto volte la stima dell’Ufficio di Controllo Governativo (GAO) riguardante gli sprechi o le frodi. Gli Stati Uniti dovrebbero tagliare tutte le spese ‘discrezionali’, compresa la difesa, la sanità, l’istruzione e i dipartimenti del Tesoro e del Commercio, oltre a ridurre drasticamente la Sicurezza Sociale, Medicare e altri programmi ben consolidati e largamente popolari.” Tali tagli drastici suggeriscono che Trump cercherebbe di persuadere il Congresso a fare modifiche radicali a questi programmi. Ma non è il caso di trattenere il respiro. “Trump – fa notare ancora l’economista – ha già avuto quattro anni per smantellare il sistema quando era presidente, ma non ha mantenuto la promessa. Ora sta facendo promesse populiste che aggiungerebbero (non sottrarrebbero) al deficit – oltre 7.500 miliardi di dollari nel prossimo decennio.”

I tagli fiscali proposti per i ricchi e le riduzioni ai programmi essenziali aggiungerebbero trilioni al deficit, sacrificando investimenti pubblici cruciali in settori come sanità, istruzione e lotta al cambiamento climatico. Stiglitz contrappone a ciò l’agenda di Kamala Harris, che promuoverebbe un’economia più inclusiva, resiliente e sostenibile. “L’agenda di Harris ridurrebbe il costo della vita, basandosi sulle disposizioni dell’Inflation Reduction Act (IRA) per abbassare il costo dei farmaci e dell’energia e rendere l’alloggio più accessibile, mentre le tariffe di Trump (una tassa sui beni importati) renderebbero tutto più costoso per gli americani, soprattutto per le famiglie a reddito medio e basso. In quasi ogni area in cui il paese affronta una sfida, le politiche di Trump peggiorerebbero la situazione. Anche prima della pandemia, l’aspettativa di vita negli Stati Uniti – già la più bassa tra le economie avanzate – era in calo sotto Trump. Mirando a revocare l’Affordable Care Act e la disposizione dell’IRA che riduce i prezzi dei farmaci, Trump peggiorerebbe ulteriormente la situazione.”

Allo stesso modo, gli Stati Uniti sono in testa tra le economie avanzate in termini di disuguaglianza, e i tagli fiscali di Trump per i ricchi allargherebbero ulteriormente il divario. Le politiche di Harris, al contrario, mirerebbero direttamente a migliorare gli standard di vita della classe media.

Oltre alle crisi di salute e disuguaglianza, il cambiamento climatico costa caro agli americani in termini di vite umane e danni materiali. Eppure Trump si è avvicinato ai magnati dei combustibili fossili per ottenere contributi alla campagna, promettendo di tagliare le regolamentazioni sull’inquinamento in cambio. Non solo lascerebbe gli Stati Uniti indietro rispetto a molti altri paesi nella transizione verso un’economia a energia pulita; renderebbe anche il paese nuovamente un paria internazionale.

Questi sono solo alcuni dei motivi per cui 23 premi Nobel americani in economia hanno recentemente firmato una lettera aperta in cui sostengono Harris. È difficile far concordare due economisti su quasi qualsiasi cosa, ma abbiamo concluso che “l’agenda economica di Harris migliorerà la salute della nostra nazione, gli investimenti, la sostenibilità, la resilienza, le opportunità di lavoro e l’equità, e sarà di gran lunga superiore all’agenda economica controproducente di Donald Trump”.

La forza economica dell’America – scrive ancora Stiglitz – si basa sulle fondamenta della scienza e della tecnologia, ma Trump ha ripetutamente proposto tagli massicci alla spesa federale per la ricerca, che sarebbero devastanti per i progressi nella scienza di base e avrebbero effetti a catena in molti settori economici chiave. Quando era in carica, anche i repubblicani capivano l’imprudenza delle sue proposte in questo ambito e le bocciarono. Ma ora la servilità totale del partito nei suoi confronti è completa.”

com.unica, 6 novembre 2024 (a cura di Sebastiano Catte)

Fonte: Joseph E. Stiglitz* – Project Syndicate


*Joseph E. Stiglitz, vincitore del premio Nobel per l’economia nel 2001, è professore di Economia e finanza alla Columbia University e ricopre incarichi alla Graduate School of Business, alla School of International and Public Affairs e all’Economics Department. Ha ricevuto il premio assegnato dall’American Economic Association all’economista sotto i quarant’anni, che risulta fautore di significativi contributi in economia. È stato capo del Council of Economic Advisers del Presidente degli Stati Uniti e membro del gabinetto del Presidente Clinton. Ha ricoperto la carica di senior vice-presidente per lo sviluppo economico e capo economista presso la Banca Mondiale.

Foto by Jérémy Barande / Ecole polytechnique Université Paris-Saclay, CC BY-SA 2.0

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