In un articolo dello storico e saggista inglese Timothy Garton Ash luci e ombre dell’ex Cancelliera tedesca, di cui è appena uscita la sua autobiografia

Angela Merkel è stata una figura straordinaria della politica contemporanea, la prima e ultima tedesca dell’Est a guidare una Germania riunificata e l’Unione Europea in momenti di profonda trasformazione. In un articolo pubblicato su La Repubblica, Timothy Garton Ash analizza il dualismo della sua eredità politica, alternando successi indiscussi a mancanze che il tempo ha reso più evidenti.

Nella sua autobiografia Libertà, Merkel descrive la sua vita come una “storia di due vite”. Le prime cento pagine, le più vivide, raccontano la sua infanzia e giovinezza nella Germania Est, tra restrizioni e paure. “Fin da bambini sapevamo che non dovevamo dire niente,” scrive, descrivendo la necessità di autocensura in un regime totalitario. Tuttavia, questa esperienza ha plasmato una Merkel resiliente e pragmatica, capace di navigare un mondo complesso.

Conosceva bene l’Europa dell’Est, una dimensione che i politici occidentali non potevano comprendere appieno. I suoi viaggi in Polonia durante la rivoluzione di Solidarnosc e le esperienze nel mondo sovietico, come il viaggio premio a Mosca o il soggiorno a Donetsk, hanno arricchito la sua visione geopolitica.

La seconda vita di Merkel inizia con la caduta del Muro di Berlino e l’ingresso nella politica democratica. In poco tempo, si afferma come figura di spicco, sfidando e superando gli stereotipi di genere e regionali. Helmut Kohl la scelse inizialmente per “promuovere la diversità,” ma lei andò oltre ogni aspettativa, diventando cancelliera nel 2005.

Per sedicianni ha governato con calma e pragmatismo, incarnando l’arte del compromesso. “Era calma, ragionevole, una donna umile in un mondo di galli nel pollaio,” osserva Garton Ash. Ha affrontato crisi globali come la crisi finanziaria, la Brexit e il Covid-19, mantenendo l’Europa unita.

Tuttavia, il suo stile di governo ha alimentato il verbo merkeln—cercare il compromesso rinviando decisioni difficili. Secondo Garton Ash, Merkel non ha colto la necessità di riforme profonde in Germania, affidandosi a un contesto economico favorevole, tra gas economico russo e crescita delle esportazioni verso la Cina. Questa dipendenza è oggi fonte di vulnerabilità.

Anche sul fronte internazionale, Merkel ha mostrato ambiguità. Nonostante fosse il leader occidentale che meglio conosceva Vladimir Putin, non ha compreso appieno le sue intenzioni. Dopo l’annessione della Crimea nel 2014, la Germania non ha fatto abbastanza per sostenere l’Ucraina, aumentando invece la dipendenza energetica dalla Russia.

Garton Ash conclude il suo ritratto sottolineando il paradosso di Angela Merkel: una leader riflessiva e rispettabile, capace di grandi compromessi, ma incapace di intraprendere azioni decisive su questioni cruciali. La sua storia è una combinazione di “trionfo e tragedia,” due dimensioni che lei stessa minimizzerebbe, ma che definiscono la complessità della sua eredità. La leader tedesca resta comunque un simbolo della Germania riunificata, una figura che ha saputo navigare le tempeste della politica globale con dignità e umiltà, pur lasciando questioni irrisolte che la storia continuerà a giudicare.

com.unica, 26 novembre 2024

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