Circa 50 anni fa, il 19 Aprile 1965, Gordon Moore, allora capo della ricerca di Fairchild Semiconductor e successivamente uno dei cofondatori di Intel, fu invitato dalla rivista Electronics Magazine a scrivere un articolo sul futuro dei circuiti integrati, il cuore dei computer, nei 10 anni successivi. In base all’analisi del trend degli anni precedenti, Moore previde il raddoppio del numero dei transistor integrabili in un unico chip di silicio, grazie a cui sarebbe raddoppiata la potenza di calcolo a fronte di un costo lievemente maggiore.

Quando ciò avvenne, nel 1975, Moore modificò la sua previsione, indicando un raddoppio ogni 2 anni. Da allora, la legge di Moore si è sempre verificata e, malgrado gli scettici, continua a farlo, rappresentando probabilmente l’esempio più rilevante della continua crescita esponenziale di una tecnologia.

In occasione della celebrazione del cinquantesimo anniversario ho intervistato Moore, che oggi ha 86 anni. Gli ho chiesto che cosa avesse imparato di più dalla Legge di Moore, data la sua longevità. «Probabilmente, che quando hai azzeccato una previsione è meglio evitare di farne un’altra. Ho evitato le opportunità di predire i prossimi 10 o 50 anni». È sorpreso per il lungo tempo in cui si è dimostrata sostanzialmente valida? «Sono stupito. La previsione iniziale si riferiva ad a un lasso di tempo di 10 anni, che pensavo fosse già tanto, e ad un aumento da 60 a 60.000 elementi aggiunti a un circuito integrato, 1.000 volte di più in 10 anni: pensavo fosse davvero esagerato. Il fatto che qualcosa di simile si verifichi per 50 anni è davvero sorprendente. C’era sempre ogni sorta di ostacolo immaginabile che impediva di andare avanti e, non appena lo affrontavamo, gli ingegneri trovavano il modo di aggirarlo. Ma un giorno deve pur finire. Nessuna crescita esponenziale di questo tipo può andare avanti all’infinito».

Nel presentare la serata, l’amministratore delegato di Intel, Brian Krzanich ha illustrato dove ci ha portato la Legge di Moore. Se considerate il microchip 4004 di Intel di prima generazione del 1971 e l’ultimo chip di Intel attualmente sul mercato, il processore Core i5 di quinta generazione potete constatare la potenza della Legge di Moore: l’ultimo chip di Intel è 3.500 volte più performante, 90.000 volte più efficiente dal punto di vista energetico, e 60.000 volte più economico dei precedenti. In altre parole, ha aggiunto Krzanich, gli ingegneri Intel hanno calcolato a spanne cosa succederebbe se un Maggiolone Volkswagen del 1971 migliorasse al ritmo dei microchip secondo la Legge di Moore: «Questi i numeri: (oggi) con quella automobile, potreste viaggiare a 480.000 km all’ora. Percorrereste 3,2 milioni di chilometri con 3,78 litri di benzina e tutto ciò per la modica spesa di 4 centesimi di dollaro!».

Ciò che colpisce di più dell’articolo di Moore del 1965 è il numero di previsioni corrette relativamente alle applicazioni di questi chip sempre migliori. L’articolo, dal titolo «Inserire più componenti nei circuiti integrati», sosteneva: «I circuiti integrati porteranno alla realizzazione di cose meravigliose come gli home computer, controlli automatici per le automobili e dispositivi portatili per la comunicazione personale. L’orologio da polso elettronico ha solo bisogno di uno schermo per essere realizzabile oggi…».

Moore anticipò di molto il personal computer, il cellulare, le auto senza conducente, gli iPad, i Big Data e l’Apple Watch. Come ha fatto? «Stavo riflettendo sui circuiti integrati. Si parlava molto del perché non sarebbero mai stati economici, e, come responsabile della ricerca, cominciavo a notare che la tecnologia avrebbe permesso di integrare sempre più elementi in un chip rendendo l’elettronica meno costosa… Non pensavo che questa previsione si sarebbe rivelata esatta, ma sapevo che la tendenza andava in quella direzione».

Ogni anno qualcuno predice la fine della Legge di Moore, sbagliando. Lavorandoci sopra con dei buoni ingegneri «non arriverà alla fine… È una tecnologia unica. Non riesco a vedere niente di paragonabile che si conferma così a lungo con una crescita esponenziale».

(Corriere della Sera/com.unica 15 maggio 2015)

Articolo di Thomas L. Friedman, Il Corriere della Sera dell’15 maggio 2015

(traduzione Ettore C. Iannelli)

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