Oggi alla direzione Pd il leader Matteo Renzi proporrà due percorsi possibili per il futuro: elezioni a giugno o dimissioni dalla segreteria e congresso lampo. Due opzioni che non si escludono del tutto: se le primarie si tenessero entro il 30 aprile si potrebbe andare alle urne già a giugno, tempi di scioglimento delle Camere permettendo. È già pronta la lettera che dopo l’assemblea Renzi invierà a tutti gli iscritti al partito, in cui si chiede “una leadership legittimata da un passaggio popolare” per non lasciare l’Europa “al lepenismo e al populismo” (Repubblica). “Ma abbiamo anche bisogno – aggiunge – che chi perde un congresso o le primarie il giorno dopo rispetti l’esito del voto”.

La sinistra del partito si presenta all’importante appuntamento spaccata: sono quattro le correnti della minoranza, divisa tra i sostenitori di Roberto Speranza, Michele Emiliano, Enrico Rossi e Gianni Cuperlo. Opinioni divergenti anche sul voto anticipato, contro cui si schierano tra gli altri Romano Prodi, che vorrebbe andare alle urne nel 2018.

Intanto qualcosa si muove alla sinistra del partito. Domani l’ex sindaco di Milano presenta il suo nuovo movimento “Futuro prossimo”. Obiettivo: spostare il Pd a sinistra, puntando a conquistare i voti di protesta per contribuire a costruire un centrosinistra largo e coeso. Sembrerebbe quasi una contraddizione di termini, non fosse per quel «modello Milano» dal quale Pisapia vuole ripartire: si tratta in altri termini di riproporre su base nazionale quanto fatto a Milano.

(com.unica, 13 febbraio 2017)

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